Marine di Melendugno

10 cose da fare a Melendugno e dintorni d’inverno

Alla scoperta di uno dei comuni più belli d’Italia

Melendugno e le sue frazioni, ovvero quel litorale determinato da Torre Specchia e Sant’Andrea e che tocca le splendide marine di  San Foca, Roca, Torre dell’Orso è un luogo eccezionale anche di inverno. Sostenerlo quando è estate sarebbe troppo facile: si tratta di un’area che da giugno ai primi di settembre si riempie di migliaia di turisti. D’inverno però Melendugno non perde il suo fascino, anzi, con il fresco e una situazione generale più rilassata è possibile godersi al meglio alcune delle sue specificità. Ecco le nostre 10 preferite.

10 – Una visita all’area archeologica di Roca Vecchia

Roca Vecchia Melendugno

Roca Vecchia Melendugno – Fonte: © Roca Archaeological Project /Facebook

L’attuale Melendugno è diretta discendente di Roca Vecchia, centro risalente all’età del bronzo (XV-XI secolo a.C.). Affacciato proprio sul mare, non è ancora chiaro se le tracce delle mura ritrovate durante gli scavi degli anni ’80 fossero legate ad un qualche tipo di fortificazione o al fatto che fosse diventato luogo di culto da parte della popolazione che qui si stabilì. Ciò che è certo è che alcuni secoli dopo qui si stabilì una colonia messapica ovvero, di derivazione greca, molto probabilmente “cugini” di quegli illiri che abitavano le coste davanti attualmente a metà tra albanesi e greci. Il sito archeologico di Roca Nuova (a metà tra Torre dell’Orso e San Foca, ad una decina di chilometri da Melendugno) è ancora solo parzialmente completato: vi si trovano resti di ipogei e cripte risalenti al IV e III secolo a. C. Il consiglio, se avete tempo, è di chiedere alla pagina Facebook dei responsabili dello scavo Roca Archaeological Project, ovvero al team condotto da Teodoro Scarano dell’Università del Salento, se sia possibile organizzare una visita guidata per scoprire l’eccezionale storia della località.

9 – Una passeggiata dalla Torre di Roca Vecchia alla Grotta della posia (o poesia)

Grotta della Poesia Melendugno

Grotta della Posia –  Melendugno

D’inverno può fare troppo freddo per scendere e continuare il percorso storico iniziato a Roca Vecchia osservando ad altezza acqua gli straordinari geroglifici delle Grotta della Posia (o Poesia) e di San Cristoforo, ma il colpo d’occhio degli scavi, unito ai colori del mare, rendono la passeggiata su questo tratto di litorale davvero splendida. Sappiate che

8 – Una visita a Roca Nuova

 Calimera98 - CC 3 - https://it.wikipedia.org/wiki/Roca_Nuova#/media/File:Panorama_di_Roca_Nuova.jpeg

Roca Nova Veduta – © Calimera98 – CC 3.0

Roca Nuova è l’insediamento in cui si spostò la popolazione di Roca Nuova quando si rese conto che non potevano continuare a vivere nelle grotte del litorale. Avvenne nel XVI secolo e ciò che è straordinario è che parte delle costruzioni create all’epoca siano arrivate a noi perfettamente intatte. Tra tutte vale la pena citare la chiesa di San Vito e la sua splendida torre.

7 – Una visita ai dolmen Placa e Gurgulante

Nel 1909 all’interno del fondo Placa, poco più di 3 km ad est da Melendugno, fu ritrovato un dolmen, ovvero un megalitico funerario di circa un metro d’altezza risalente alla preistoria. La sua presenza, così come quello di Gurgulante scoperto l’anno dopo, nonché il sito archeologico di Roca Vecchia dimostrano come la zona abbia una storia abitativa millenaria. I due dolmen sono vicini l’uno all’altro. Da Melendugno per raggiungere il dolmen Placa bisogna percorrere la strada provinciale Melendugno-Calimera e poi, dopo una svolta a sinistra dopo circa due km, proseguire sulla strada sterrata per circa 200 metri, accanto ad un oliveto. Per raggiungere il dolmen Gurgulante da Melendugno basta percorrere la provinciale per Calimera e poi, dopo circa 1,5 km, girare a destra (vicino alla Masseria del Capitano).

6 – Bere un caffè a Torre dell’Orso guardando il mare

Torre dell’Orso è probabilmente la frazione più conosciuta tra le marine di Melendugno. Che sia estate o inverno potersi prendere un caffè osservando lo splendido scorcio  da uno qualsiasi dei suoi punti panoramici, che sia il bar o il ristorante dell’hotel Belvedere o qualsiasi altro locale sul mare può risultare uno dei momenti più belli dell’intero soggiorno.

5 – Visitar l’abbazia di San Niceta a Melendugno

Il protettore di Melendugno è San Niceta il Goto, martire del IV secolo che si rifiutò di tornare al paganesimo nonostante la minaccia di morte di Atanarico, il re visigoto che conquistò molte delle zone dell’allora Regno di Costantinopoli. È a lui che è intitolata l’austera, ma particolarissima abbazia del Paese costruita nel 1167 da Tancredi d’Altavilla e gestita per secoli da monaci basiliani. Al suo interno vi si trova una reliquia del braccio sinistro del santo. L’abbazia è l’unica costruzione rimasta in piedi di un insieme di edifici che comprendeva anche un complesso monastico. La chiesa è ad una sola navata con un tetto con volta a botte e una sagrestia a pianta rettangolare. All’interno della sagrestia si trovano due affreschi ritraenti rispettivamente una Madonna con il Bambino e San Vito e Sant’Antonio Abate. Per visitare l’abbazia bisogna fare una passeggiata di circa 2 km verso nord dal centro del paese.

4 – Ossrvare il Palazzo Baronale D’Amely

Il palazzo baranole, anche detto castello di Melendugno, ha una forma così particolare che se lo si vedesse per la prima volta e si cominciasse l’osservazione dalla sua facciata principale solo per cercare di capire come si sviluppano quelle fiancate che si vedono spuntare ai lati. La risposta è una stella su base scarpata (ovvero mura oblique). A progettarlo nel XVI secolo fu l’ingegnere partenopeo Gian Giacomo dell’Acaya, autore di molte delle opere di fortificazione di Lecce nonché del Castel Sant’Elmo di Napoli. Si trova al centro di Melendugno ed è un ottimo punto di partenza per il centro storico del paese. Attualmente la proprietà è in mano alle Suore Povere Figlie delle Sacre Stimmate (grazie ad una donazione dell’ultima discendente dei D’Amely, la baronessa Teresa): per visitarne l’interno è necessario (e non scontato ottenerlo) chiedere un permesso (vi consigliamo di farlo dal portale ufficiale del Comune).

3 – Mangiare da Vergari Ristoratori 1966

Vergari ristoratori 1966, San Foca Melendugno

Dire che in Salento si mangia bene è scontato, ciò non toglie che all’interno di quella che è già una situazione media di eccellenza può capitare di trovare piatti che si ricorderanno a lungo. È il caso della tagliata di tonno su su crema di carciofini con pepite di pistacchio e fichi, non plus ultra dei piatti di pesce gustato da Vergari ristoratori 1966. Il ristorante, affacciato sul mare di San Foca, offre molte altre prelibatezze e per tipologia di approccio alla cucina si differenzia da altri locali della zona perché ai fornelli ha un non nativo, lo chef milanese Luca Insa, allievo di Anonino Cannavacciuolo.

2 – Partecipare alla focara di Melendugno

Fòcara in dialetto salentino sta a indicare un falò di legna da bruciare. Attualmente il termine è usato in riferimento al rito tradizionale in uso in quasi tutti i comuni del Salento e risalente ad un’antichissima tradizione. Da tempi immemorabili infatti, finita la stagione della potatura, i contadini pugliesi erano soliti festeggiare e condividere un momento di gioia, realizzando un grande fuoco di comunità. Il rito è ancora oggi un’importante attrattiva che il turismo invernale, in crescita in Puglia, ha da offrire. A Melendugno ha vita a fine gennaio, in occasione delle tradizionale processione in onore di San Niceta ed è l’occasione per un eccezionale spettacolo di fuochi d’artificio.Focara di Melendugno

Focara di Melendugno

1 – Andare a vedere il cantiere della TAP e stupirsi di quanto sia vicino ad uno dei posti più belli d’Italia e che potrebbe vivere di solo turismo

No Tap Melendugno

No Tap Melendugno

Non è questione di TAP o NO TAP in senso assoluto. La gente del luogo potrebbe, in teoria, anche essere a favore del progetto (per quanto  – come hanno dimostrato diverse inchieste giornalistiche come quella di Report, si tratti di un gasdotto che non porta benefici diretti all’Italia), ma non ha senso che arrivi lì, a Melendugno mettendo a rischio un’area in continua crescita grazie al turismo. La centrale di decompressione per cui sono iniziati i lavori è a poche centinaia di metri da una delle più belle spiagge d’Italia nonché a meno di quel minimo di 900 metri dai centri abitati previsti dalla legge Severino. Ci sono altre cittadine in Puglia a cui si sarebbe potuto chiedere. In realtà ancora si fa in tempo. Per scoprire come fare sentire la vostra vicinanza alla comunità del luogo e tutelare il paradiso naturalistico della zona vi consigliamo di seguire la pagina Movimento No Tap.

[adrotate banner=”39″]

SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK

[adrotate banner=”34″]