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Cosa succede all’emigrato italiano quando torna a casa e incontra i genitori

Storie di vita quotidiana per un giovane espatriato in Germania

Ogni anno la stessa  storia. Neanche sei salito in auto davanti all’aeroporto e già c’è un panino con il prosciutto di Parma che ti attende. “Questo dalle tue parti non c’è!”.  Arrivi a casa, posi la valigia all’ingresso e c’è già un “Sbrigati che è pronto in tavola”

-Ma sono le 11 del mattino!

-Dai lavati le mani e vieni

-Ma ho fatto colazione tre ore fa!

-Basta, dai, che è pronto e poi si fredda!

-Ma sono mozzarelle di bufala con i pomodorini, non c’è fretta, non si fredda nulla!

-Sì, ma sono due giorni che le conservo per te, sbrigati che poi vanno a male!

E così via per tutti i giorni del tuo soggiorno. A Berlino con un piatto di pasta sei pieno, qui ogni pasto (e sono due, pranzo e cena) è composto da almeno due portate e se per caso rimani a casa buttato sul divano in piena apatia anche durante la mattinata o il pomeriggio c’è sempre uno dei genitori che ti chiama in cucina a provare qualcosa, che “questo dalle tue parti non c’è”. Passano i giorni, ormai tutte le prelibatezze provate le hai provate, melanzane alla parmigiana, pesce, scaloppine, verdure crude e cucinate di ogni tipo, ma i tuoi genitori non ce la fanno ad ammantare di specialità ogni cosa che si posa in tavola e ogni tanto esagerano.

-E questo? E questo c’è a Berlino?

-Beh, sì, sono i Galletti del Mulino Bianco!

(faccia contrita del papà, che si guarda intorno alla ricerca di qualcosa che lui pensa sia unico, finchè non si alza, apre il frigo e torna con qualcosa di bianco in mano)

-E questo? Questo c’è in Germania?

-Sì, papà, ci sono anche i finocchi in Germania. Però (qui gli dai un po’ di corda per non spegnere il suo entusiasmo), questi italiani hanno sicuramente più sapore

-Dai mangialo!

-Semmai dopo, ora sto facendo colazione

-Mangialo che è buono!

-Dopo papà!

-Hai visto che tempo fuori? C’è il sole! Questo c’è a Berlino?

(tu sposti la testa verso la finestra e contempli il cielo quel tanto che basta a fargli pensare che davvero sei pensieroso a tal riguardo )

– Effettivamente a dicembre a Berlino il sole non…

-Tié!

-Che hai fatto papà?

-Niente!

-Perché mi è arrivato uno schizzo del mio latte sulla maglietta? Che hai lanciato dentro il latte?

-Niente!

-Dai papà!

-Ti assicuro che non ho fatto nulla!

Succede così che finisci di fare colazione anzitempo perché dopo aver raccolto con il cucchiano due biscotti inzuppati nel latte, ti ritrovi masticare sorprendentemente anche un pezzo di finocchio

-Hai sentito che sapore? Questo c’è in Germania?

-No, papà, si mangiano tante cose in Germania, c’è il succo di frutta a tavola durante un pranzo, si grattugia parmigiano anche su un piatto di penne al tonno e c’è gente che si aiuta con il cucchiaio per arrotolare gli spaghetti, ma il finocchio al caffellatte ancora non è arrivato, almeno non che io sappia..

Situazioni del genere si ripetono continuamente, giorno dopo giorno. Non ingrassi a causa del Natale, a Natale sei già grasso e semplicemente riempi lo spazio elasticamente creato nel paio di giorni precedenti e così continui fino alla tua ripartenza. All’inizio mangi per curiosità e desiderio, alla fine mangi per obbligo. I tuoi non si arrabbiano se esci e torni alle quattro del mattino, si arrabbiano se rifiuti le melanzane sottolio imbevute di aglio che conservano da quattro mesi nel frigorifero con sopra l’etichetta “per Lazzaro”. Mangiare, mangiare, mangiare. Per il rosicamento profondo dei tuoi fratelli o sorelle rimaste in Italia sei esentato dal fare qualsiasi commissione domestica. Niente lavaggio dei piatti, niente spazzata in cucina. La sensazione di libertà è così totale che ad un certo punto, se sei un “lui”, ti azzardi pure a fare pipì in piedi. Ci metti un attimo a riprendere tutte le cattive abitudini, compreso il prendere l’ascensore per salire al primo piano (a Berlino, come è noto, sono poche le case conl’ascensore). Si cucina giorno e notte in tuo onore, e quando ormai è il momento dei saluti, svuoti la valigia delle magliette e dei pullover che ormai, dopo questa dieta all’ingrasso non ti stanno più, per riempirla non di nuovi vestiti, ma di pacchi di pasta, caffè, pomodorini, mozzarelle congelate, pane di Altamura e pesto in conserva. “E il basilico? il basilico c’è in Germania?”. “C’è solo una cosa che ti dispiace lasciare in Italia,i tuoi genitori, che vabbene che dopo una settimana già non li sopporti più, ma il cui amore ti farebbe sempre piacere avere a pochi chilometri da casa, rifugio sicuro dove rintanarsi quando ci si vuole sentire a casa e provare, perché no, anche una tazza di latte al finocchio.

(dedicato a mio padre che mentre scriveco questo racconto inizialmente pubblicato sul vecchio blog Berlino Cacio e Pepe, parliamo del dicembre 2012,  stava in cucina a lavare la caffettiera che avevo semi-bruciato: avevo dimenticato di spegnere il fuoco in tempo, ero troppo concentrato per trovare il giusto incipit per questa storia)

cc0 finocchio https://pixabay.com/de/fenchel-fenchelgem%C3%BCse-gem%C3%BCse-knolle-214680/

 Foto Cover © Quinn Dombrowski – Mother’s embrace, classic – CC BY SA 2.0

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