4 ragioni per cui i berlinesi (almeno in cucina) non sanno dirci di no

di Chiara Rigoni

Quattro motivi per cui i berlinesi amano la cucina italiana

In una città poliglotta e multietnica come Berlino, dove il numero di bar e ristoranti supera di gran lunga le aspettative più rosee del paradiso culinario, c’è da chiedersi come fanno gli italiani a spuntarla ancora nella battaglia infinita alla conquista degli strampalati gusti dei palati teutonici. Ecco 4 ragioni che spingono i Berlinesi a scegliere la nostra cucina.

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1. Stuzzichiamo la loro curiosità

Accantoniamo per un momento il “patriottismo culinario” che contraddistingue l’italiano medio e soffermiamoci sul concetto di cucina italiana: esiste davvero una definizione di “cucina italiana”? La generazione 2.0 dei gastronomi nostrani che lavorano qui è convinta che la chiave del successo stia nelle nostre differenze e puntano tutto sulla regionalità. “I berlinesi sono curiosi, ed attenti alla qualità, noi cerchiamo di stuzzicare il loro appetito proponendo le vere chicche dello street food napoletano, non come la vecchia generazione che in cucina ha combinato certi guai…” Mentre mi parla delle passate esperienze e dei progetti futuri che ha per il suo Jamme Ja, a Stefania brillano gli occhi: napoletana doc, biologa naturalista, 41 anni, da quando ha inforcato il cappello da chef non l’ha più lasciato.

2. Efficienza tedesca + creatività italiana = combo perfetta

Sfatiamo subito il mito che a Berlino tutti possono fare tutto: il mare di burocrazia esiste anche qui, ma a differenza dell’Italia, nel giro di un mese si possono avere tutte le carte in regola per dare il via alla propria attività. Hai un’idea che in quel famoso cassetto sta facendo la muffa? Dei soldi da parte e un po’ d’intraprendenza? Berlino offre ancora molte possibilità per realizzare i propri progetti, nonostante la concorrenza. Federico è originario di Frosinone, 37 anni, a Friedrichshain gestisce il Safè, una tipica caffetteria napoletana: “Ho vissuto in altre città ma ho scelto Berlino per l’atmosfera e la qualità di vita. Qui se vuoi fare, puoi fare. 5 anni fa lavoravo come traduttore freelance, Sandro che oggi è mio socio, ha trovato l’occasione per rilevare l’attività e mi ha proposto di aiutarlo, ho accettato ed ora è diventato il mio lavoro a tempo pieno.”

3. Non siamo più quelli di “pizza, mafia e mandolino”

Sempre che lo siamo mai stati, direte voi, e invece sì purtroppo ancora oggi in giro per il mondo è pieno di italiani che giocano sul binomio letale “Italia-mafia” costruendovi attorno le basi del proprio business, con nomi ed ambientazioni che strizzano l’occhio al tristemente noto luogo comune del Padrino siciliano. Fabrizio è a Berlino dal ’90, sardo, 44 anni, seduti al tavolo del suo locale Centopassi mi manifesta, senza tanti giri di parole, il suo disprezzo:“La mafia fa schifo e gli italiani che associano il loro nome alla mafia sono degli idioti.” I prodotti che propone nel suo locale di Boxhangener Strasse provengono dai terreni confiscati alla mafia: scelta coerente a conferma delle sue affermazioni.

4. Il Buon Cibo ce l’abbiamo nel sangue

C’è poco da dire, alla fine non è un’ovvietà: quando mamma ti cresce a suon di spaghetti alla chitarra, lasagne, gnocchi fritti e la prima cosa che ti affida non sono le chiavi di casa ma le fruste per montare a regola d’arte la crema del tiramisù… non si può non acquisire di diritto almeno un minimo di “sapienza” culinaria.E lasciateci almeno questo primato!

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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*Chiara Rigoni, laureata in Fashion Design, continuo a coltivare la mia passione per l’universo moda senza porre limiti alla mia curiosità: mi piace osservare i dettagli e scovarli in tutto quello che mi circonda. Fashion editor e communication manager dell’online magazine Coffeedential.co, da quest’anno collaboro con Gushmag.it, redigendo una rubrica nella sezione Design& Inspiration http://www.chiararigoni.com/it.linkedin.com/in/chiararigoni

Photo: © Ferruccio Zanone – A modo mioCC By SA 2.0