Roberto Zanrosso

A Berlino c’è un musicista italiano che per finanziare il suo nuovo (e piacevolissimo) album si è arrampicato su palazzi e chiatte del Mare del Nord

A tu per tu con lo straordinario (e talentuoso) Roberto Zanrosso,  musicista italiano a Berlino e non solo

«Vivo a Berlino da otto anni, ma sono nato a Ferrara nel 1973, figlio di un ufficiale dell’esercito e di un’insegnante. Vengo quindi da una famiglia che dal giorno alla notte può trovarsi a smontare casa e partire. Da bambini può essere complicato, ma sicuramente mi ha aiutato da adulto a muovermi con un minimo di curiosità e di elasticità mentale». A parlare così è Roberto Zanrosso, musicista, che recentemente ha pubblicato il suo secondo album, Odd. «Il titolo ha vari significati: dispari, strano, fuori posto e riguarda sia i testi che ritmo e accordi.ogni canzone ha un suo carattere personale, una sua “oddità”.È un lavoro soprattutto blues, ma ogni canzone ha la sua particolarità che la allontana dal genere a cui sembra rifarsi». Concordiamo. Basta ascoltare un pezzo originale e piacevole come Floating Bridge, una delle canzoni dell’album, per rendersene conto.

Alla scoperta di Odd di Roberto Zanrosso

«Ho capito di aver finito quando davvero non volevo più togliere una sola nota. Sono tutte indispensabili.  Il blues è sicuramente la radice più forte nella mia musica, ma lo faccio a modo mio: ne mantengo l’anima, ma lo trasformo, lo storco, lo smonto, e lo libero anche. Chiamiamolo “odd blues”: come nel blues tutto deve avere melodia e groove: voglio vedere la gente che si lascia portare dal ritmo, e canticchiare il solo di chitarra, anche se l’ha sentito solo una volta. Ho voluto che fosse come ascoltare i racconti di un amico un po’ matto, come me. 

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Fare musica a Berlino: tra illusione e realtà

«Il mio arrivo a Berlino è un caso di esemplare di “credevo che fosse amore”: la metà dei miei conoscenti è arrivata qui inseguendo fantomatiche relazioni. Ora, compreso io, sono tutti single. Probabilmente è l’unica cosa che non cambia in questa città». Si trasformano invece i luoghi dedicati alla cultura e alla musica in particolare. «Stiamo assistendo ad una “normalizzazione” della città. Si stanno erodendo gli spazi di libertà a favore di quelli più commerciali. A me piaceva quella scena musicale un po’ cialtrona in cui personaggi tra i più improbabili si trovavano a suonare a volumi pazzeschi fino a mattino in qualche angolo o bar cittadino. Magari non partecipavo spesso, ma mi piaceva che fosse possibile. Ora si suona dalle otto alle dieci, la batteria viene silenziata e nessuno dice nulla».

Fare musica a Berlino e farla nel Belpaese

«Credo che in Italia abbiano un’idea un po’ troppo rosea della musica a Berlino. Arrivano a legioni di musicisti italiani, molto spesso bravi, preparati conosciuti almeno nella loro regione. Ed ogni giorno trovi annunci di italiani che vendono strumenti di qualità: hanno sottovalutato la gavetta. Ci sono passato anch’io. Non dirò mai a nessuno di non venire, tutto il contrario, ma bisogna venire preparati, anche mentalmente. Vivere di musica a Berlino è difficilissimo: si devono tessere ragnatele fittissime di relazioni. Ci vogliono anni per quello. Ai concerti e alle jam session ci sono spesso più musicisti che pubblico. Economicamente non funziona. Funziona invece l’aspetto creativo: siamo davvero tanti musicisti, e non mancano né quelli bravi ne quelli creativi. È quindi davvero possibile incontrare persone per lavorare a progetti interessanti, con musicisti maturi dal punto di vista artistico, spronarsi a vicenda. Basta trovarsi dopo il lavoro. Io per esempio faccio lavori su fune, mi arrampico sugli edifici, nelle centrali elettriche, piattaforme nel Mare del nord. È così che ho potuto finanziare Odd. Tra composizione, registrazione, produzione e finanziamento mi è costato quattro anni di doppio lavoro, ma ora è finito e mi sta già aprendo porte e possibilità. È molto presto per capire dove mi possa portare, ma certamente sta avendo una buona partenza. Riguardo la mia vita: non so quanto rimarrò ancora a Berlino. Non ho legami che mi trattengano qui, ma anche nessun valido motivo per fuggire: nonostante la trasformazione in corso la vita qui è ancora relativamente facile, ed io non rimango mai in città così a lungo da stufarmene. Il mio vecchio demone Wanderlust lo tengo a bada sfamandolo girando continuamente in mezza Europa, tra lavoro e musica. Per il momento».

Roberto Zanrosso – Odd

ascoltabile e acquistabile online qui

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