Berlino, droga e criminalità: Kottbusser Tor sempre peggio. Ma è meglio di molta Italia

La chiamano Kotti ed è la zona che si sviluppa attorno a Kottbusser Tor, cuore del quartiere berlinese di Kreuzberg. Ultimamente Kotti sta facendo parlare di sé perché teatro di numerosi fatti di cronaca: aggressioni, furti, molestie. La polizia stessa lo definisce un posto pericoloso, in cui l’intervento delle forze dell’ordine si rende di frequente necessario. Un articolo apparso sulla Berliner Zeitung il 15 gennaio scorso propone addirittura una lettura apocalittica della condizione in cui versa oggi il quartiere. Kottbusser Tor non è certo un posto tranquillo, come confermano la presenza quotidiana della polizia in loco e i fatti di cronaca riportati dai giornali nelle ultime settimane, complici certamente processi urbani come la gentrificazione e il fatto che si tratti di uno snodo importante della metropolitana berlinese (che comporta il traffico di molte persone ogni giorno). Ma la descrizione della Berliner Zeitung, in cui si parla di un luogo che ricorda tanto la stazione Zoo di Berlino com’era negli anni ’70 e come appare nel libro Noi ragazzi dello Zoo di Berlino di Christiane F., sembra esagerata anche per Kotti, che continua a essere un punto d’incontro molto amato in una delle zone più vive e “colorate” della capitale. Inoltre, se confrontata con molti centri italiani, Kotti rimane un posto in fin dei conti piuttosto sicuro, anche se peggiorata di recente. Ecco perché l’approccio della stampa tedesca è da considerarsi piuttosto allarmista:

Uno scenario da apocalisse. La Berliner Zeitung descrive Kotti come un luogo popolato esclusivamente da tossicodipendenti che infastidiscono e spaventano i passanti con richieste di spiccioli o di sigarette. In effetti sono molti i senzatetto che chiedono l’elemosina a Kottbusser Tor, ma non sempre si tratta di tossici e soprattutto è un fenomeno che non si verifica solo a Kotti. Kottbusser Tor è una fermata importante della metropolitana, incrocio delle linee U1 e U8. In molti transitano per questa piazza ogni giorno, chi per andare al lavoro, chi per mangiare un Döner Kebab con amici, chi per fare un giro al mercato turco di Maybachufer. Kreuzberg è un quartiere dall’atmosfera davvero varia e multiculturale, in cui si possono trovare persone di ogni età, provenienza ed estrazione sociale. Questa varietà porta chiaramente anche molto degrado con sé, ma personaggi come quelli descritti nell’articolo della Berliner Zeitung, si possono incontrare in qualsiasi metropoli del mondo e non soltanto a Berlino.

Lo spaccio e la criminalità. «Nelle scale della metro soffia un vento pungente. Sui gradini qualcuno ha vomitato. Più sopra almeno una trentina di figure stremate, stanno tutte in piedi a formare un gruppetto compatto. Pochi di loro parlano. Le figure emaciate hanno gli occhi cerchiati di nero, i capelli arruffati, il volto coperto di eczemi e i denti storti. Si legge loro in faccia che da anni ormai fanno uso di droghe pesanti» scrive la giornalista di Berliner Zeitung. Da questa descrizione non proprio oggettiva e analitica sembra trasparire l’intento di screditare questa zona agli occhi del lettore o del potenziale turista. Kottbusser Tor è sicuramente un luogo centrale di spaccio, già da molti anni. E non è l’unico a Berlino. Poco tempo fa, la stazione della metropolitana è stata ancora una volta chiusa al pubblico per una retata. Inoltre, rispetto al 2015 il numero dei reati commessi qui è quasi raddoppiato: molti di questi sembrano essere legati proprio al problema “droga”. Questo probabilmente si spiega con il fatto che nel vicino Görlitzer Park gli spacciatori non sono più tollerati. Si tratta però di un problema che riguarda molte metropoli.

Un parrucchiere turco di Kottbusser Damm, da cui l’autrice si ferma durante il suo giro di ricognizione a Kotti, le dà invece una lettura completamente diversa del quartiere, confermando l’eccessivo allarmismo dei media tedeschi: «Kotti non è pericolosa, è strano sentire una cosa del genere. Istanbul sì che è pericolosa. Gli attentati lì sono all’ordine del giorno», dice alla giornalista.

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Foto di copertina © Konrad Lembcke CC BY-SA 2.0