Berlino, ecco perché la legge anti affitti brevi fa aumentare i prezzi delle camere per studenti

Nuovo capitolo della lotta fra la città di Berlino e gli affitti giornalieri e turistici: il tribunale amministrativo cittadino ha rigettato questa settimana il ricorso che quattro proprietari di case avevano fatto, col supporto del portale tedesco Wimdu, il secondo al mondo dopo Airbnb, contro la legge sullo Zweckentfremdung der Wohnraum (diverso utilizzo delle abitazioni) entrata in vigore lo scorso primo Maggio. Rimangono così vietati tutti gli affitti inferiori ai 2 mesi, le cosiddette “Case-Vacanza”.

La sentenza. Il ricorso parte dall’assunto che vietando l’affitto turistico degli appartamenti, il legislatore vieti de facto il diritto all’utilizzo della proprietà mettendo a rischio l’attività commerciale sia dei privati che delle piccole agenzie che li gestiscono. Secondo le tesi presentate da quest’ultimi, il provvedimento nega il libero esercizio dell’attività commerciale con una disparità di trattamento rispetto a notai, medici, avvocati, architetti e dentisti che, al contrario, grazie alle dispense speciali rilasciate ultimamente dalla città di Berlino, possono continuare ad utilizzare normali appartamenti come studi o uffici nonostante la legge, sostanzialmente, lo vieti.

Cosa cambia ora. Sostanzialmente nulla, la legge rimane in vigore e ogni tipo affitto turistico o similare rimane vietato sul territorio cittadino, anche se, come segnalato da noi e dalla TAZ, ancora non sia facile capire cosa si intenda per questo e quali limiti temporali abbia.

Le reazioni. Wimdu, ha intenzione di presentare ricorso contro la sentenza presso l’Oberverwaltungsgericht, il tribunale amministrativo speciale di Berlino e del Brandeburgo. Dovesse essere rigettato, sarò chiamata in causa la Corte Costituzionale tedesca e, in ultima eventuale istanza, quella Europea. Il Berliner Morgenpost sottolinea come solo una piccolissima percentuale degli appartamenti cittadini un tempo utilizzati per affitti brevi siano effettivamente tornati sul mercato (1000 su 6300 registrati prima di Maggio), ma gridano comunque vittoria le associazioni per i diritti degli affittuari e Andreas Geisel, assessore allo sviluppo cittadino. Si schiera anche il Tagesspiegel che sottolinea come, oltre al diritto dei proprietari di non generare alti guadagni dagli appartamenti, “sia stato giustamente negato il diritto al turismo a basso costo nei quartieri centrali della città” dimenticandosi però che così facendo è stato negato anche il diritto di coloro che, dovendo stare in città per lavoro, come spesso accade a professionisti, manager ed accademici, per meno di due mesi, non avranno più possibilità di farlo in un appartamento.

La legge viene aggirata. Mentre si sviluppa l’affitto illegale, ovvero le case vengono affittate a prestanome e poi usate come appartamenti vacanza, sia su AirBnB che Wimdu aumenta il numero delle cosiddette stanze-vacanza all’interno delle WG, gli appartamenti in condivisione. Invece di metter di affittare ogni stanza, come di norma succede in questi casi per una questioni di costi, molti inquilini, soprattutto studenti, decidono di subaffittare, in maniera legale, una stanza non a tempo indeterminato, ma a turisti: si salda così il costo dell’intero affitto e, spesso, ci si guadagna anche qualcosa. In entrambi i casi, la legge viene così aggirata, in quanto per le stanze-vacanza non c’è l’obbligo di richiedere un’autorizzazione al comune. A pagarne le conseguenze sono gli affitti delle camere in condivisione, soluzione normale sia per gli studenti sia per tutti coloro che non possono permettersi degli affitti sempre più alti. Con buona pace di quel concetto di solidarietà sociale che il Senato della città pensava di imporre dall’alto.

Photo: © Pixabay cc0