A Berlino puoi vestirti come ti pare e nessuno te ne chiederà conto….

Ho la testa all’ingiù e sto per asciugarmi i capelli, penultimo step prima di uscire di casa.  È già mezz’ora che mi preparo. Sto per accendere il fon, ma qualcosa mi trattiene. Ritorno in posizione eretta, mi guardo attorno: una pochette, un paio di scarpe con i tacchi, un vestito elegante, degli orecchini particolari, il rossetto e il mascara pronti all’uso. Ho un attimo di debolezza. Sono una donna e queste cose, di sabato sera, non dovrebbero essermi poi così estranee, eppure… Lo sono.

Flashback. Due mesi fa. Berlino. Cucina, ultimo piano della casa della mia amica Bettina. Sul tavolo un paio di birre Sternbourg, in sottofondo Algorythm di Apparat. Dalle finestre guardo i tetti del quartiere, Friedrichshain, sullo schermo del computer Resident Advisor ci mostra la lista delle serate dei club di Berlino. Stasera usciremo e lo faremo appena decideremo dove andare. Noi, “ragazze dell’estate a Berlino”, non abbiamo bisogno di tempo per prepararci, anzi, senza volerlo quasi facciamo a gara a chi è vestita “peggio”, un peggio che solo chi a Berlino può capire. Ho le calze rotte, ma non vale la pena che le vada a sostituire a casa. Nessuno me lo farà notare. Ed il resto? Una gonna stretta e alta, una maglia larga, i capelli raccolti alla buona, un filo appena accennato di trucco, qualcosa di stravagante per mimetizzarsi meglio con l’atmosfera della notte, e… Sì, siamo pronte per la nostra serata a Berlino. Non ci sono tacchi, ma semplici sneaker o stivaletti estivi magari rotti, non ci sono pochette, ma borse di tela, non ci sono capelli piastrati e laccati, ma “cipolle” sulla testa e Hugo Vinetti nei bicchieri, scheggiati, di una WG che vive da anni.

Io, in questa stanza a Bilk, nell’occidentale Düsseldorf dove sono venuta per il programma Erasmus, per un attimo ho bisogno di sedermi, guardarmi allo specchio e mettere da parte la vertigine di una nostalgia profonda che ha il sapore di una mancanza altrettanto profonda. Quella di casa. Quella di ciò che i tedeschi chiamano Heimat…

©Andreas Lehner Cc BY SA 2.0

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