Cronaca di una spesa al supermercato dell’italiano che sta per tornare in Germania

di Vittorio Marvi

Ieri, poco prima di dirigermi all’aeroporto per tornare a Berlino, mi sono recato con mio padre al supermercato per fare la solita spesa da italiano che vive all’estero. Ormai negli anni, quasi sette, ho capito cosa mi serve portare di più e cosa di meno. I miei sforzi, in inverno, sono concentrati soprattutto su formaggi, risotti, particolari zuppe di cereali e pacchi di pasta non comuni. È presto, quasi le otto. Non sono mai stato in quel supermercato e così mi sorprendo quando noto che i formaggi sono esposti all’inizio accanto a verdure e frutta. Con il carrello vuoto vago un po’ prima di trovare il banco del pecorino. Ne prendo un bel pezzo, poi raggiungo mio padre che, a pochi metri di distanza, sta ordinando un tocco di parmigiano al bancone. Nel frattempo comincio a fare caso a quella voce di sottofondo che da almeno un paio di minuti ripete regolarmente la stessa frase: “Mi hanno rubato il carrello”. Mi guardo intorno e inquadro la signora, circa 70 anni, che preoccupata sta chiedendo all’ennesimo commesso del supermercato di aiutarla nella sua ricerca. “Dentro c’è anche il mio ombrello. E piove”. Il commesso la rassicura. “Ora lo troviamo”. Chiama un collega con cui si divide i compiti “Tu guarda nella zona casse”. Nel frattempo mio padre termina l’ordine e posa il parmigiano incartato nel carrello. Un carrello che non è il mio visto che il mio, mi accorgo solo ora, ha un ombrello al suo interno. Vado dalla signora scusandomi e sorridendo per l’errore. Il primo commesso a qualche metro di distanza mi nota e mi lancia un’occhiata di odio. La signora la prende a ridere. “Nessun problema”. Prende il carrello. Ci dividiamo.

Io e mio padre continuiamo con la spesa. Siamo lenti, su tanti prodotti viene la tentazione di dire: “ok, pagherò qualche kilo in più di bagaglio”. Andiamo alla cassa. C’è fila. E non scorre. Passano un paio di minuti senza che nessuno vada avanti. Mi sporgo per capire cosa stia succedendo e vedo la cassiera con un pezzo di pecorino in mano. “Ormai l’ha pagato, non lo possiamo riprendere”. Davanti a lei c’è la signora settantenne. Ha pagato la spesa prima di imbustarla e solo ora si è accorta che c’è un pezzo di pecorino che non ha preso e che non vuole. “Signora dovrebbe fare più attenzione” le dice la cassiera all’ennesima insistenza della signora. Alla fine prende indietro il pecorino, lo posa accanto alla cassa e rimborsa la signora che dopo poco se ne va. Dopo un po’ tocca a noi. Vedo il pecorino accanto alla cassa e chiedo: “quello, posso prenderlo?”. “Sì, lo ha lasciato una signora un po’ confusa. La vecchiaia…”. Io: “Eh, sì, la vecchiaia…”. Ebbene sì, più che dei cervelli in fuga, faccio parte della fuga dei codardi.

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Photo: © © liz west CC BY SA 2.0