Dalle torture in Siria ai palchi di Berlino: il rap anti-regime della Mazzaj Band

A Berlino tre musicisti siriani, ex carcerati politici, sfidano Assad e l’ISIS a colpi di rap. Si chiamano Mazzaj Rap Band e il loro ultimo concerto all’Heart Beats Solifest (lo scorso 2 aprile al Köpi), è stato un tale successo che anche Deutsche Welle ha parlato di loro.

La storia della Mazzaj Band. A fondarla nel 2007 è Abu Hajar all’epoca poco più che ventenne insieme a due amici, nonché già rapper, Alaa Odeh e Hazem Zghaibe. Come raccontano sul loro sito, durante un incontro al bar nella natia Siria, i tre iniziano a scambiarsi pareri e idee sulla situazione politica nel loro paese. Decidono quindi di usare la musica per portare avanti la loro battaglia per la libertà e la dignità umana, minacciata dalle azioni del regime. Incidono qualche canzone, vengono anche arrestati, ma la loro vita va avanti indipendentemente dalla musica. Abu Hajar si trasferisce prima in Giordania, Libano e in Italia (dove consegue una laurea in economia politica all’Università La Sapienza di Roma), poi a Berlino dove tuttora svolge un dottorato. Nella capitale tedesca il progetto della band, grazie all’arrivo degli amici, riprende vita. Oggi come allora la loro musica unisce artisti e pubblico per allontanare pregiudizi, paura e ignoranza. Le loro canzoni raccontano le storie di quei ragazzi arrestati dal regime siriano a causa delle loro idee.

https://www.youtube.com/watch?v=4ExHnjlvxEc

Gli arresti e l’esilio. Come raccontato in un’intervista rilasciata alla DW, Abu Hajar fu fermato per la prima volta nel 2007 a causa dei testi delle sue canzoni contrari agli omicidi di donne per motivi d’onore. Scappò in Giordania, ma solo brevemente, troppo forte il richiamo della sua Patria e il desiderio di lottare per essa. Il secondo arresto, stavolta con tortura annessa, avvenne nel 2011 a causa di una marcia anti-regime, accusato di propaganda politica non autorizzata. Inaspettatamente rilasciato dopo due mesi, fu invitato, leggasi obbligato, a lasciare il paese e rifugiarsi prima in Libano, poi in Italia e infine a Berlino.

La vita a Berlino. Oggi Abu Hajar si impegna in molte delle iniziative Refugees Welcome, ma fa notare: «Anche qui a Berlino c’è ancora tanta diffidenza nei confronti dei profughi, soprattutto dopo gli attacchi di Bruxelles del mese scorso.» La Mazzaj Band però non si lascia intimorire e porta avanti la sua lotta per la dignità e la libertà di espressione. «Cantiamo per tutti quelli che il potere vuole far tacere e continueremo a farlo in Siria, in Italia e a Berlino »

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Foto di copertina © Enrico Incerti