Berlino

«Ecco perché a 22 anni mi sono trasferita a Berlino»

Trasferirsi a Berlino a soli 22 anni non è facile, ma è una scelta che può essere dettata da molte ragioni.

Nel luglio del 2015 mi sono trasferita a Berlino. Avevo appena ottenuto la laurea magistrale in Lingue all’università di Trieste, da tempo pianificavo il mio trasferimento a Berlino dove avevo passato già diverse estati senza nessuna ragione specifica, solo per amore per la città. Perché Berlino mi chiedevano continuamente le mie amiche. La mia risposta?

Perché partire

Ci sono persone che non sanno appartenere a nient’altro che a qualcosa di slegato e non convenzionale. Persone che sono destinate alla contraddizione come stile di vita. Ci sono persone che non riescono a indossare né etichette, né maschere, ma hanno bisogno di un luogo che tenga assieme la loro necessità di stravaganza e fuga dallo schema. Persone che hanno le loro ragioni che non sentono l’esigenza di condividere, che non sanno esattamente in che direzione orientare. Ci sono persone che hanno bisogno di andare lontano. Di rincorrere il loro ideale di vita e quotidianità, anche se non sanno così chiaramente quale sia, e che non deve per forza essere fatto dei criteri che vanno bene a voi. Perché ci sono persone che hanno bisogno di piccoli dettagli a cui si sono irrazionalmente affezionati. L’architettura di un certo quartiere, il profumo di una strada in particolare, la consegna della cena a domicilio, la possibilità di andare a ballare ii mercoledì sera.

Scegliere Berlino

Perché ci sono persone che stanno bene solo in mezzo a tanta gente, sapendo di confondersi fra la folla. Che amano l’odore vissuto della metropolitana e si emozionano quando la U2 rallenta sull’Oberbaumbrücke per guardare la Sprea e la Torre della Televisione e sentirsi bene.

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Perché quelle persone sono diventate dipendenti da certi dettagli che sono entrati a far parte del loro modo di immaginarsi la felicità. Anche se non sono così bravi a spiegare davvero di cosa sia fatta questa felicità. Ci sono persone che si accontentano di poco, ma forse solo del meglio. Che hanno trovato in questa città l’essenziale, talvolta una loro versione di perfezione. Una birra estiva al parco, la passeggiata della domenica a Mauerpark. La fila al Berghain la domenica mattina. C’è chi ha voglia di baciare persone dello stesso sesso e tenerle per mano. Stare con dei pantaloni troppo corti, le calze rotte, bere una birra alle 7 del mattino fuori dal locale, scambiarsi una canna seduti alla fermata della metro. Senza sentire che ci sia qualcosa di sbagliato. Perché a volte è così. Non esiste un solo modo di essere, non esiste un solo mondo in cui essere. Non siamo fatti tutti degli stessi obiettivi e delle stesse priorità. C’è chi ha imparato cosa significa la tolleranza. Un prisma a più riflessi, dove nessuno viene escluso, ma ognuno è parte di un incredibile incontro di specchi e luce.

Sentirsi liberi…

C’è chi qui ha trovato una possibilità per ricominciare a credere che in qualche modo e da qualche parte nel mondo ci sia ancora speranza di vivere come ci si è sempre immaginati di vivere. C’è chi si sente un pezzo di puzzle incastrato alla perfezione. Dove valori e aspettative trovano il loro giusto contesto. Perché c’è chi ha semplicemente voglia di godersi l’eccesso, senza sentirsi in dovere di dare spiegazioni o ricevere giudizi. Perché no, la vita non è fatta di tappe obbligatorie, né sempre uguali per tutti. Nella vita non c’è mai davvero bisogno di dare spiegazioni sui propri obiettivi e le proprie prospettive. A volte c’è chi ha solo voglia di vivere in un luogo in cui non ci sia per forza l’esigenza di farsi domande o riceverle. E tanto meno quella di dover rispondere.

E appartenere a qualcosa

Perché c’è chi qui ha trovato l’amore, la rivelazione. C’è chi qui si è sentito finalmente appartenere a qualcosa di autentico e incredibilmente prezioso. C’è chi trova fra i colori e i silenzi, la musica e la gente. Un’alternativa di vita che non sarebbe sostituibile. C’è chi ha solo voglia di guardare in alto. Un bel tramonto o la prima alba della bella stagione e sentirsi la persona giusta, nel posto giusto. Meravigliosamente a casa, come se non ci fosse nessun altro posto al mondo capace di custodire le controversie e i contrasti di questo. Perché c’è anche chi non lo sa, perché è qui. E io dico: va bene anche così. Non bisogna sapere sempre tutto, a volte basta solo saper vivere l’istante. Perché se c’è qualcosa che questa città sa darti è l’ebrezza di poter vivere il tuo momento. Qui e ora. Il tuo istante che quando si schiude non ha né un prima, né un dopo, ma è bello in sé e per sé, soprattutto quando se ne sarà andato. E tu lo avrai ormai tatuato addosso.

Perché c’è chi ha bisogno di questo fermento come fosse una dipendenza, c’è chi ha bisogno di sapere che c’è sempre un’alternativa, una soluzione, un piano B. Un modo per arrivare a vivere la vita che si desidera vivere. E che si può sempre andare via, come si può anche sempre tornare. Perché c’è chi ha bisogno di prendersi una pausa, ma poi trovare qui il solito familiare rifugio.

Perché ti sei trasferita a Berlino?

Ecco la mia risposta. E quando me lo chiederanno di nuovo e io rimarrò senza una reazione abbastanza veloce e immediata, di quelle che sanno convincere e vendersi con poco, risponderò innanzitutto con una contro domanda. Hai un po’ di tempo da concedermi? Rimani ad ascoltare il mio ennesimo tentativo di dare forma a una risposta che è fatta di brevi e intense sensazioni, felicità istantanee e profonde. Rimani a osservare quanto sia difficile raccontare a parole quei mille motivi pieni d’amore e gratitudine che mi hanno fatto scegliere di trascorrere qui il mio tempo. I miei prossimi anni, quelli che in tutta probabilità saranno gli anni più belli di sempre.

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Immagine di copertina: © systom303 – CC BY SA 2.0