Ecco perché Amburgo sta diventando la Silicon Valley d’Europa

Amburgo, da protagonista della lega anseatica a centro di spicco nel campo dell’industria 2.0. Tanti e grandi i nomi delle aziende ospiti della città nel nord della Germania: dopo l’insediamento di Google, Facebook, Twitter, Airbnb e Yelp, ci si aspetta a breve anche l’arrivo di Snapchat. Com’è possibile che i principali protagonisti della scena digitale mondiale abbiano scelto proprio questa città come sede centrale, tanto da godere dell’epiteto di Elbavalley dagli addetti ai lavori del mondo hi-tech?

Le possibili cause. A creare il florido e fortunato ecosistema amburghese è stata la presenza di politici attenti al mondo dell’innovazione digitale, come Carsten Brosda – consigliere per la cultura, i media e il digitale del Land di Amburgo – o Hansjörg Schmidt – portavoce delle media-policy dell’SPD? La creazione di sovvenzionamenti per favorire l’insediamento e lo sviluppo di start-up? O è stato solo un puro caso, nato dalla volontà di un singolo uomo, Holger Meyer, agente editoriale specializzato nel digitale, di non voler lasciare la sua casa e i suoi affetti? La verità è da ricercarsi nell’insieme di tutte queste risposte.

Holger Meyer e Google ad Amburgo. Il primo indizio risale a 15 anni fa, quando Holger Meyer vide nella città di Amburgo la possibilità di poter coniugare interessi sia professionali sia personali. Fu un cacciatore di teste di Google a contattarlo: cercava un manager per il mercato pubblicitario tedesco. L’allora trentenne Meyer, impiegato per il motore di ricerca Altavista, ottenne un contratto come primo manager tedesco del più importante motore di ricerca al mondo nel tempo record di tre giorni. Unica clausola mancante? Il luogo in cui stabilire la sede. In qualità di capo commerciale per gli spazi pubblicitari di Google, Meyer vide nella città di Amburgo il luogo più adatto per instaurare la prima filiale tedesca del gigante statunitense. La sua scelta era motivata da due ordini di ragioni: la presenza di numerose agenzie di comunicazione e case editrici e la vicinanza con Glückstadt, cittadine dove Meyer risiedeva prima di trasferirsi in America. Nonostante Google preferisse una città come Monaco, acconsentì comunque alla richiesta del nuovo manager tedesco. Ebbe così inizio la crescita del mercato digitale di Amburgo. La scelta di Meyer non fu azzardata e, benché i banner fossero visti con derisione dalle agenzie pubblicitarie di allora, la strategia di advertising di Google risultò vincente: la sede crebbe in tempo record, aumentando la propria forza lavoro dal singolo manager a 150 dipendenti, fino agli oltre 500 attuali. Il successivo insediamento di un altro colosso dell’IT vide nuovamente Meyer come protagonista. Un anno dopo la fine dei rapporti di lavoro con Google un suo ex collega, Scott Woods, gli presentò un’offerta simile a quella che fattagli anni prima ma, questa volta, da parte di Facebook. Dove ricadde la scelta? Sempre ad Amburgo, fino a poco tempo fa unica sede tedesca del social network più celebre al mondo. Nonostante il suo ruolo chiave, Meyer nega però di esser stato lui la causa dello sviluppo della città anseatica come capitale IT.

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Lo scenario socio-politico. Cosa c’è allora oltre al ruolo giocato da Meyer? Bisogna riconoscere che Amburgo, già sede di riviste e quotidiani tedeschi a diffusione nazionale, già godeva di un ecosistema fiorente che ha permesso ai colossi del digitale di trovare terreno fertile per il proprio sviluppo. La loro stessa presenza, d’altro canto, ha fatto crescere il numero di professionisti del digitale presenti nella regione, contribuendo così ad alimentare un circolo virtuoso. Per Hansjörg Schmidt le ragioni di un simile successo sono da ricercarsi nella buona qualità della vita e nella mentalità dal respiro internazionale di Amburgo. Carsten Brosda, invece, pone l’attenzione su due motivazioni: la prima sono i contatti diretti creatisi tra i rappresentanti politici e quelli delle grandi aziende digitali; la seconda sono le politiche locali di sovvenzionamento, in particolar modo i contributi agli affitti per le sedi degli uffici dei giganti dell’IT. È pur vero che simili colossi dell’informatica, con una forza monetaria invidiabile, non avrebbero quasi bisogno di tali aiuti, né tanto meno è questo ad attirarli quanto, piuttosto, il modo lungimirante con cui le risorse cittadine vengono rivalutate. Ad esempio, l’amministrazione locale si è offerta di affittare degli spazi inutilizzati di Google per crearne dei locali da destinare a nuove realtà o all’insediamento di altri big del digitale, proprio come Snapchat. Recenti rumours affermano che il servizio più usato dai giovani al di sotto dei 24 anni (due terzi dei teenager usano Snapchat come principale social network per lo scambio di foto) voglia aprire a breve una sede proprio ad Amburgo, inizialmente con un team di circa 20 impiegati, ma la storia del successo di Google nella città lascia sperare  in una crescita esponenziale già nel breve periodo; una prospettiva più che rosea per la perla anseatica.

Foto di copertina: Hamburg © Carsten Frenzl CC BY SA 2.0

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