Gli amici che rimangono (in Italia)

Gli amici che rimangono sono quelli che il giorno che gli hai detto che ti saresti trasferito all’estero ti hanno detto che fai bene e che se non ci fosse di mezzo lo studio, il lavoro, la famiglia, la fidanzata, il fidanzato o qualche soldo da parte, che è bene avere per i primi tempi, sarebbero venuti anche loro, ma che comunque ti verranno a trovare.

Gli amici che rimangono sono quelli che i primi giorni in cui sei a Berlino-Londra-Parigi-Melbourne-NewYork o Madrid non senti spesso, ma che ti mettono like e commenti a tutte le foto che fai della tua nuova casa, con i tuoi nuovi coinquilini o delle tue uscite serali. È il loro modo di supportarti, è il massimo che possono fare a distanza. Sono quelli che ogni volta che esci pensi che sarebbe stato bello averli a tuo fianco e che non vedi l’ora che vengano a trovarti. Hai una lista, a volte nella tua testa, a volte nella cronologia dei messaggi che gli hai inviato, in cui sono citati tutti i posti in cui li porterai. Perché puoi anche essere andato/a a vivere nel posto più bello del mondo, ma se non condividi l’entusiasmo con qualcuno che ti conosce bene, i tuoi vecchi amici, beh, sembra sempre che ti stia mancando qualcuno.

Passano le settimane, all’inizio non molte, e quegli amici vengono. Del resto lo avevano promesso. Non conoscete ancora benissimo la città, ma sicuramente ne sapete più di loro, ci tenete ad essere le loro guide, a dimostrargli che qui è tutto più bello, pulito, civile, meritocratico e creativo e così, ovunque li accompagnate, vi aspettate sempre il commento “basterebbe così poco per fare la stessa cosa in Italia”. Volete conferme che dicano che la vostra sia stata la scelta giusta e le loro sono quelle a cui tenete di più. E quando li riaccompagnate a prendere l’aereo di ritorno non li lasciate andare finché non vi hanno promesso che ritorneranno. Con loro la città è stata ancora più bella di quanto fosse stata in quelle prime settimane. Con loro eravate finalmente una squadra e quando si è una squadra tutto diventa più semplice, anche scoprire posti nuovi.

Ci sono le chiamate su Skype, le foto via WhatsApp, i primi pettegolezzi che dall’Italia vi giungono fino in Germania: “Ma lo sai che Marta…ma lo sai che Marco….”. Chiedete ai vostri amici che cosa facciano o come stiano altri amici ancora, come se il vostro interlocutore fosse incaricato di farvi il riassunto della situazione di tutto ciò che non potete più osservare direttamente. Le chiamate non durano mai meno di  tre quarti d’ora, un’ora se siete ragazze. Gli dite che è stato difficile trovare casa e ancora più lo è il lavoro, o, se il lavoro c’è già, si accenna un po’ al clima generale. Non entrate troppo nello specifico, che ne sanno loro dei documenti da portare per affittare un appartamento, di quello parlate con il ragazzo o la ragazza conosciuto alla scuola di lingua l’altro ieri. Lui o lei hanno i vostri stessi problemi e magari hanno il consiglio giusto per trovare una soluzione.

Gli amici che rimangono sono quelli che sentite profondamente nel cuore, anime forse affini, forse no,  a volte è la scuola a fare le amicizie, ma che in ogni caso ne hanno vissute così tante con voi che pensate che siano le uniche che vi potranno mai conoscere davvero. E forse è davvero così. Vengono a ritrovarvi e va ancora alla grandissima, ma tutta questa voglia di portarli in giro per la città non c’è più. Ci sono cose da fare, ma di tour per la città ne avete fatti così tanti negli ultimi mesi, sono tanti i conoscenti e i familiari che vi sono venuti a trovare, che ora sperate che a loro basti vivere accanto a voi e seguire quel che fate voi per essere soddisfatti del viaggio. Li presentate ai vostri nuovi amici con la speranza che si stiano simpatici a vicenda, sempre che trovino una lingua comune con cui comunicare. Provate un piacere immenso a stare accanto a loro, ma quando non si parla di simpatici pettegolezzi o di storie del vostro passato, vi rendete conto che il modo in cui guardate il mondo non è più identico. Avete ritmi diversi, ma soprattutto date priorità diverse. Non sono grandi differenze. Vi sembra di essere cresciuti un po’ più di loro partendo. E forse è così, forse non lo è, ma la sensazione, per quanto inconfessabile è spesso questo. Lo sapete voi e lo sanno anche loro. E così, quando siete voi a tornare a casa, quando siete voi ad andarli a trovare lì in quei luoghi in cui siete cresciuti assieme non sono sempre squilli di tromba, fanfare e tappeti rossi. Non è che ora che siete tornati per qualche giorno allora tutti di devono far trovare disponibili ed uscire con voi. Loro hanno una vita in Italia, hanno i loro ritmi e, giustamente, ci si deve adattare. C’è entusiasmo, soprattutto all’inizio, alcune dinamiche dopo qualche giorno diventano le stesse che c’erano un anno, due anni, cinque anni prima, quando tutti vivevate nello stesso tempo, ma voi sapete che non è così, che vi state godendo quelle giornate anche perché sapete che fra poco finiranno e che dovete far di tutto per renderle il migliore possibile. Che siano cinque giorni, due settimane o un mese, ad un certo punto cominciate ad apprezzare anche il fatto che fra poco si tornerà indietro, all’estero, lì dove ormai la vostra vita sta prendendo forma e altri amici, amori o situazioni vi aspettano. E loro, gli amici che rimangono, lo sanno. Non ve ne fanno una colpa, sono sinceramente dispiaciuti che ve ne andiate, quella manciata di giorni passata assieme ha ricordato a tutti voi che rimarrete per sempre legati. E non è importante il luogo, il fuso orario, la frequenza con cui vi sentite e scrivete, o quanto si sarà cambiati, sia voi che loro. Lo sentite nello stomaco, lo avvertite nel brivido che provate ora che ripensate al vostro migliore amico o amica rimasta in Italia che vi immaginate come un ologramma davanti allo schermo. Perché se è vero che a volte si pensa a ciò che siamo diventati sulla base delle persone che ci circondano e che ci stimano, l’idea che anche a distanza, a sostenere i nostri successi o sconfitte ci siano anche loro, quegli amici che rimangono, ci riempie di orgoglio e consapevolezza. Ovunque andremo, loro saranno lì con noi. E noi con loro.

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