La storia e le foto di Joachim Löw, l’allenatore che non molla mai. Come i suoi concittadini

Schönau im Schwarzwald è un piccolo comune nella regione del Baden-Wurttemberg conosciuto soprattutto per essere stato il primo paese al mondo ad essere energeticamenre indipendente. Nel 1986, dopo il disastro di Chernobyl, un gruppo di genitori nella cittadina di Schönau, nella Foresta Nera, decise che non voleva più usufruire dell’energia elettrica proveniente dal nucleare. Poiché il gestore di rete locale osteggiava costantemente le iniziative dei cittadini, sia che si trattasse di attività per il risparmio energetico che di agevolare gli incentivi per fonti energetiche alternative, ai “genitori” venne l’idea di acquistare la rete elettrica di Schönau. La stampa li definì simpaticamente i “ribelli dell’energia elettrica di Schönau” che come Davide “avevano vinto la loro lotta contro Golia”. Così il trionfo degli abitanti di Schönau contro la lobby del nucleare fece notizia in tutta la Germania ed oggi la loro centrale elettrica ( Elektrizitätswerke Schönau ) serve non solo i loro cittadini, ma ha ben 130 mila clienti in tutto il territorio nazionale.

Schönau è tornato alla ribalta dell’informazione internazionale in questi giorni per motivi del tutto diversi. È qui che nel 1960 è nato Joachim Löw. Il tecnico dei campioni del mondo ha iniziato qui a tirare i primi calci al pallone prima di diventare buon attaccante nella Zweite Bundesliga realizzando un buon numero di reti con la casacca del Friburgo, apice della sua carriera da calciatore. Gli scarpini al chiodo sono stati appesi in Svizzera dove cominciò anche la sua avventura  come allenatore a soli 32 anni. Tornò in Germania tre anni dopo direttamente come vice allenatore dello Stoccarda. Ne diventò primo allenatore la stagione successiva. Quell’anno, seguendo la Bundesliga sullo schermo del televisore nel salotto dei miei genitori a Roma, grazie alle immagini fornite da Telepiú, mi innamorai calcisticamente di quella squadra guidata da questo giovane tecnico dai capelli corvini: gioco fantastico grazie e  “Magische Dreieck” rispondente ai nomi di bomber come Balakov, Elber e Bobic che trainarono gli svevi al quarto posto in campionato e  alla vittoria della coppa di Germania. L’anno dopo raggiunsero la finale della Coppa delle Coppe dove persero contro il Chelsea allora guidato da Gianluca Vialli. Malgrado queste due stagioni ad alto livello il tecnico di Schönau non venne confermato ed inannelò negli anni a seguire, una serie di stagioni non troppo fortunate vaganado tra Germania, Turchia ed Austria.

La carriera di Löw sembrava in una fase calante quando a sorpresa nel 2004, a causa delle dimissioni di Rudy Völler da tecnico della nazionale tedesca, Oliver Bierhoff scelse in sua sostituzione Jürgen Klinsmann e, come vice,  Joachim Löw.

Appena il tandem cominciò a sedersi sulla panchina tedesca tutto il mondo cominciò a chiedersi chi fosse quest’uomo che prendeva appunti affianco a Klinsmann. Dopo l’entusiasmante, ma sfortunato mondiale casalingo del 2006 conclusosi con la semifinale persa contro l’Italia, Jürgen Klinsmann informò la federazione che non avrebbe prolungato il suo contratto in scadenza. La DFB non aspettó un minuto per decidere di affidare le sorti della nazionale a Joachim Löw che da allora fu soprannominato semplicemente Jogi.

Il primo obbiettivo messo a tiro da Jogi erano gli europei di Svizzera ed Austria. La Germania giocò bene e perse in finale contro quella  Spagna che iniziò così il suo ciclo di successi a ripetizione.

Ai mondiali del 2010 in Sudafrica Jogi dovette rinunciare al capitano Ballack, infortunatosi poco prima della competizione. Il tecnico stupì tutti  convocando tanti giocatori giovani e lasciando giocare una squadra di esordienti o quasi tra i quali brillarono il portiere Neuer, il centrocampista Khedira e l’attaccante Müller. Il torneo per i tedeschi fu entusiasmante fino alle semifinali dove nuovamente la Spagna, che poi diventò campione, infranse il sogno di milioni di appassionati tedeschi ora dubbiosi delle capacità di successo del proprio tecnico.

La federazione tedesca però credeva ancora in Löw e sulla base di un contratto da 2,5 milioni di euro l’anno decise di proseguire insieme sino al 2014. Nel 2012 agli europei in Ucraina e Polonia la Germania partì da grande favorita giocando un torneo perfetto sino alle semifinali dove incontrò ancora una volta l’Italia. Come 6 anni prima nei mondiali casalinghi, gli azzurri, guidati da Prandelli, si rivelarono ancora la bestia nera dei tedeschi.

Löw si prese la responsabilità della sconfitta . Malgrado le critiche si decise di andare avanti almeno fino al mondiale di Brasile e sappiamo tutti come è andata. Una bella soddisfazione per un uomo che, ben supportato dalla sua federazione, non ha mai deciso di mollare anche davanti critiche e sconfitte. Tenace lui, come i cittadini della sua città natale. Se la Germania ora è campione del mondo, una larga fetta del merito è anche sua.

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