La provocazione di Böhmermann a Erdogan: una sfida all’ipocrisia europea

Il caso Böhmermann-Erdogan ha assunto una rilevanza in Germania difficile da comprendere se non si capisce che la Germania, oggi, dibatte su di esso con la stessa veemenza con cui per tutto l’anno scorso ha discusso le politiche sui rifugiati. Proviamo a ripercorrere dal principio questa storia di satira, provocazione, delicati rapporti diplomatici  e potere privo di senso dell’umorismo.

Chi è Jan Böhmermann. Jan Böhmermann è il comico di maggior successo in Germania oggi. Ha 35 anni, e nella sua carriera ha collezionato tanti riconoscimenti, ma anche tante polemiche. Tra le sue performance note a livello internazionale, il video su Varoufakis della scorsa estate, quando «la Grecia sembrava il nemico pubblico della Germania», e il recente Be Deutsch!, divenuto subito virale – probabilmente proprio per l’ambiguità del messaggio sottinteso – il raffronto tra i valori democratici della Germania moderna sui quali questa vorrebbe ricostruirsi un’identità e le mai sopite pulsioni nazionalistiche.

Cosa è successo. Nella stessa puntata del suo show Neo Magazin Royale del 31 Marzo in cui presentava il video Be Deutsch!, Böhmermann lanciava anche l’hashtag #MakeGermanyGreatAgain e infine recitava la sua “poesia” a Erdogan, il controverso presidente della Turchia. La “poesia”, piena di insulti scurrili e pregiudizi razzisti, è stata (volutamente) un atto di vilipendio volto a marcare la differenza e il confine con la satira. Il presidente turco, dopo lo show di Böhmermann del 31, ha fatto tutta la pressione politica possibile e ha chiesto formalmente alla Germania di procedere legalmente. Angela Merkel ha convenuto con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu che si è trattato di insulti deliberati e ora si trova nella scomoda posizione di dover dare o negare l’ok al procedimento legale avviato dalla procura di Magonza su richiesta di Erdogan.

Il paradosso sollevato da Böhmermann. Così, negli stessi giorni in cui il video Be Deutsch! diventava virale e la Germania e la rete intera si interrogavano sull’ironia espressa nei confronti dei Gutmenschen (i buonisti) e della nuova identità tedesca democratica, liberale e solidale – pregi sulla cui radicata profondità Böhmermann pare esprimere qualche dubbio – l’autore finiva sotto la protezione della polizia, si vedeva costretto a cancellare la successiva puntata del suo programma e veniva chiamato a rispondere davanti alla legge di un grave atto di vilipendio contro capo di Stato straniero, creando a tutti gli effetti un incidente diplomatico con la Turchia di Erdogan. Incidente che riporta al centro dell’attenzione lo scontro culturale con visioni antidemocratiche del mondo da cui l’Occidente, almeno da Charlie Hebdo in poi e malgrado tutti i Je suis, non sembra capace di smarcarsi con una difesa valoriale chiara.

La solidarietà in rete a Böhmermann – Photo © Facebook

Le ragioni della provocazione di Böhmermann. Il 17 marzo la trasmissione Extra 3 dell’emittente tedesca NDR aveva messo in onda un video satirico indirizzato a Erdogan dal titolo Erdowie, Erdowo, Erdogan – all’incirca “Erdocome, Erdodove, Erdogan” – che vi riproponiamo sottotitolato in inglese. Si tratta di normale, semplice, e in fondo comune satira. Il 22 marzo, a causa di questo video, l’ambasciatore tedesco in Turchia veniva richiamato davanti al Ministero degli Esteri. E questo è già un atto gravissimo, un incidente diplomatico a tutti gli effetti. In quell’occasione le forze politiche tedesche si schieravano compatte contro Erdogan. Martin Schulz (SPD) dichiarava: «non è ammissibile che il presidente di un altro Paese ci chieda una restrizione al nostro stato di diritto democratico perché lui si sente offeso da una caricatura». Anche Angela Merkel dichiarava la sua posizione di sostegno alla libertà di stampa e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker definiva esagerato convocare un ambasciatore per una canzoncina satirica.

Lo sfondo politico: l’accordo UE-Turchia sui rifugiati. La situazione diplomatica tra Germania e Turchia, già di per sè delicata dopo i video del 17 e soprattutto del 31 marzo, è in realtà quasi esplosiva se si considera il retroscena politico dell’accordo Ue-Turchia sui rifugiati, che pone il presidente Erdogan in un’oggettiva condizione di forza. Fallito il piano rifugiati del 2015, quello che prevedeva per ogni Paese membro una quota di rifugiati da accogliere, agli inizi del 2016 l’UE ha stipulato un trattato con la Turchia, che è entrato in vigore il 20 marzo. Il testo prevede che i migranti sbarcati in Grecia senza ottenere il visto come rifugiati devono essere rimandati in Turchia – accordo che ha causato l’emergenza umanitaria del campo di Idomeni. In cambio la Turchia ottiene 6 miliardi di euro in 3 anni, la libera circolazione dei suoi cittadini all’interno dell’UE e la riapertura delle trattative per l’adesione alla comunità europea.

Un accordo molto discusso. Insomma discordanze interne, disaccordo tra stati membri sulle reciproche competenze – di cui i fatti recenti del Brennero sono solo l’ultimo capitolo – xenofobia e nulla o cattiva gestione dei flussi migratori hanno indotto l’Europa ad appaltare, e non certo a titolo gratuito, il problema rifugiati alla Turchia. Erdogan potrà imprigionare tutta la dissidenza politica e imbavagliare la stampa non amica; potrà bombardare i curdi e stringere ambigue alleanze nel tentativo di tornare ad essere l’ago della bilancia di un’area di guerra, ma l’accordo con l’UE gli permette di continuare ad alzare sempre più l’asticella delle sue richieste.

La satira tedesca non ci sta. È questo il meccanismo che la stampa e  la satira tedesca di ispirazione liberale non possono mandare giù. Be Deutsch!, a ben vedere, non sta semplicemente dicendo che la Germania è diventata sinonimo dei valori democratici, quanto piuttosto che, pur mantenendo formalmente questa patina, il Paese ha di fatto nascosto la testa sotto la sabbia di Idomeni. E non solo: se Erdogan si è potuto permettere un’intrusione nella vita democratica tedesca convocando l’ambasciatore in Turchia per della semplice satira, fin dove potrà spingersi?

Il coraggio di Böhmermann. Ed è qui che si inserisce la provocazione di Böhmermann, a suo modo geniale e coraggiosa. Inutile girarci intorno: quelli che il comico pronuncia sono dei liberi insulti. La gag si regge tutta sulla sua dichiarazione iniziale: quella di Extra 3 era autentica satira, i miei sono oltraggi puri e semplici. Non abbiamo tradotto tutta la “poesia” (che è ancora possibile leggere, mentre il video è stato censurato dal sito ufficiale della ZDF, sebbene sia ancora rintracciabile in rete), ma, per intenderci, si riferisce a Erdogan come a uno zoofilo e un consumatore di pedopornografia, oltrechè come a uno che prende i curdi a calci. In questo modo, Böhermann sfida direttamente una politica che si dichiara fondata su ideali liberali, ma che poi, in nome della pacificazione nazionale, fa affari con chi di quegli ideali è nemico e per questo diviene ricattabile. La sua sfida, per il momento, è persa. La Merkel medita di scaricarlo, la richiesta di procedere contro di lui è già stata formalmente avanzata dalla Turchia.

Una sfida all’ipocrisia europea. Ma la sfida lanciata da Böhmermann non riguarda solo i cittadini tedeschi, riguarda tutti noi europei: dove finiscono i nostri migliori ideali quando il mondo non è un luogo pacificato? Perché un continente di 500 milioni di abitanti non è stato capace di accogliere due milioni di rifugiati? Perché è così debole politicamente da appaltare i suoi compiti a uno Stato estero pronto a rialzare la posta? Perché non riesce a fare niente di meglio che dividersi tra una patina liberale ma appannata e i discorsi identitari in cui la forza viene confusa con la violenza? Sono davvero solo gli argomenti identitati fondati sulla xenofobia le uniche parole forti e coraggiose che l’Europa è capace di pronunciare?

La solidarietà a Böhmermann dal mondo della cultura. Il mondo della cultura, della musica e dell’arte, e in primo luogo quello della satira, si è schierato a favore di Böhmermann. La sua pagina twitter è stata inondata da messaggi di solidarietà di personalità note e comuni cittadini. Un pilastro della commedia tedesca, Dieter Hallervorden, classe 1935, ha pubblicato un video, campione di click, dal titolo “Edogan, denuncia anche me”. Ma non era solo poco più di un anno fa che tutti eravamo Charlie e dichiaravamo che la satira poteva e doveva essere anche scorretta, perché quello è il segno della nostra libertà?

La dichiarazione del comico. La Germania processerà davvero il suo comico più popolare?
Qualche giorno fa, intanto, Böhmermann ha scritto sulla sua pagina Facebook:  «mi sento profondamente scosso in tutto ciò in cui ho sempre creduto». Sebbene il caso e la lunga scia di dibattiti serrati che sta suscitando e la battaglia in corso siano ancora lungi dall’essere terminati.
L’ultima parola non è ancora stata pronunciata.

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Foto di copertina © ZDFneo