Hesse

La quercia potata. La bellissima poesia sulla tenacia scritta da Hermann Hesse

Questa poesia è inserita nella raccolta «Il coraggio di ogni giorno». Testimonia l’ostinata convinzione di Herman Hesse che la vita, nonostante i tormenti, riservi un tesoro prezioso degno d’esser scoperto.

Hermann Hesse nasce a Calw, il 2 luglio del 1877, e vive un’infanzia tormentata. La sua sensibilità subisce la disciplina e dottrina religiosa del padre. Una figura che lui teme e ama profondamente allo stesso tempo. Nei suoi lavori è sempre avvertibile la costante ricerca di una pace interiore, che arriva dopo i tormenti dei suoi anni in famiglia. 

A caratterizzare la sua produzione lirica sono la speranza e la convinzione che questo mondo sia volto a scopi più nobili del mettere in gioco la propria vita in nome (ecco perché rifiuta di andare in guerra) di qualcosa non strettamente incentrato sull’essere. Hesse emigra in Svizzera, prendendo le distanze da una guerra alla quale si dichiara ufficialmente contrario. Cercando risposte e conferme nei suoi viaggi in Oriente, e trova la pace nelle oasi di cui l’Italia gli ha aperto le porte. Da ogni sua testimonianza traspare una profonda sofferenza. Ma sempre sospinta e sorretta dalla forza insita in ogni essere umano, dall’idea di libertà volta al poter percorrere la propria strada godendo dei piaceri della vita.

Hermann Hesse, Quercia potata

Ti abbiamo tagliato,

albero!
Come sei spoglio e bizzarro.
Cento volte hai patito,
finché tutto in te fu solo tenacia
e volontà!
Io sono come te. Non ho
rotto con la vita
incisa, tormentata
e ogni giorno mi sollevo dalle
sofferenze e alzo la fronte alla luce.
Ciò che in me era tenero e delicato,
il mondo lo ha deriso a morte,
ma indistruttibile è il mio essere,
sono pago, conciliato.
Paziente genero nuove foglie
Da rami cento volte sfrondati
e a dispetto di ogni pena
rimango innamorato
del mondo folle.

(traduzione Italiana di Adriana Apa, da Il coraggio di ogni giorno, 1998)

Hermann Hesse, Gestutzte Eiche

Wie haben sie dich, Baum, verschnitten
Wie stehst du fremd und sonderbar!
Wie hast du hundertmal gelitten,
Bis nichts in dir als Trotz und Wille war!
Ich bin wie du, mit dem verschnittnen,
Gequälten Leben brach ich nicht
Und tauche täglich aus durchlittnen
Roheiten neu die Stirn ins Licht.
Was in mir weich und zart gewesen,
Hat mir die Welt zu Tod gehöhnt,
Doch unzerstörbar ist mein Wesen,
Ich bin zufrieden, bin versöhnt,
Geduldig neue Blätter treib ich
Aus Ästen hundertmal zerspellt,
Und allem Weh zu Trotze bleib ich
Verliebt in die verrückte Welt.
(Hermann Hesse, Die Gedichte, 1919)

[adrotate banner=”34″] 15219630_939322122867316_1048813033620156316_n

SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK

[adrotate banner=”37″]

Immagine di copertina: © Quercia – CC0