«Le scuole di Berlino cancellano una lingua europea per far posto all’arabo»

L’olandese non verrà più insegnato nelle scuole di Berlino.

Lo riporta il quotidiano locale Berliner Zeitung, ponendo l’accento su quanto questo provvedimento del dipartimento dell’educazione del Senato di Berlino possa essere interpretato come contraddittorio rispetto alla linea altrimenti perseguita che prevede un generale ampliamento dell’offerta formativa nelle scuole della capitale. Alla luce dell’accentuarsi dei flussi migratori che vedono Berlino come una delle mete europee più ambite, l’amministrazione cittadina punta in particolare ad ampliare sempre più l’offerta linguistica degli istituti scolastici secondari: tra le lingue opzionali che verranno presto insegnate ci saranno l’arabo, il turco e perfino il curdo, idiomi che contano un numero consistente di madrelingua in città. Ma a fronte delle nuove lingue che arricchiranno l’offerta formativa delle scuole di Berlino, un idioma europeo verrà eliminato: si tratta appunto dell’olandese, «lingua che nell’UE occupa un dignitoso ottavo posto con 24 milioni di parlanti», parola di Koen Haverbeke, rappresentante dell’autorità delle Fiandre a Berlino. Una scelta, quella del dipartimento dell’educazione, senza dubbio triste, ma comprensibile se si pensa che la vera motivazione alla base del provvedimento è la mancanza di fondi. Riportando le reazioni delle autorità olandesi e fiamminghe al provvedimento berlinese, Berliner Zeitung sembra invece voler proporre in toni velati la contrapposizione “arabo e turco sì, olandese no”, attribuendo la scelta ai gusti personali del dipartimento dell’educazione cittadino. Ma i dati dell’ufficio federale di statistica parlano chiaro e motivano adeguatamente la “messa al bando” dell’olandese dalle scuole di Berlino a favore di altri idiomi molto più presenti sul territorio: tra i cittadini con background di migrazione il gruppo turco è quello più consistente a Berlino (231.000 persone); inoltre, a seguito della crisi migratoria, nel 2016 si è rilevato un aumento nel numero di stranieri provenienti dal Medio Oriente, tra cui numerosi siriani e afghani.

L’olandese cancellato dal piano studi

«È molto triste. Ci sono sempre state molte richieste per la lingua olandese» lamenta Karel Anthonijs, insegnante presso l’istituto secondario Halvorsen del quartiere di Dahlem, in cui la lingua veniva insegnata dal 2004 nell’ambito di un progetto sperimentale. Erano stati proprio i docenti Karel Anthonijs e Norbert Look a introdurre l’olandese nell’offerta formativa della scuola e oggi la direttrice dell’istituto bandisce la lingua dal piano studi senza nemmeno informarli, così scrive Berliner Zeitung. In più pare che la decisione del dipartimento dell’educazione cittadino non sia ancora definitiva, anche se non sembrano esserci margini per un ripensamento: tempo fa l’ispettore scolastico competente aveva chiesto ad Anthonijs e Look di redigere una relazione finale sul progetto sperimentale di insegnamento dell’olandese presso l’istituto Halvorsen, relazione già consegnata dai due docenti secondo i termini richiesti, ma non ancora elaborata dall’amministrazione.

Le reazioni

Sia l’ambasciata olandese di Berlino sia le autorità delle Fiandre, regione belga in cui si parla fiammingo (variante locale dell’olandese), hanno reagito al provvedimento recapitando messaggi direttamente a Sandra Scheeres (SPD), senatrice di Berlino per l’educazione e la formazione. Negli scritti si fa riferimento alla stretta cooperazione economica, politica e culturale tra Paesi Bassi e Germania che renderebbe prezioso l’insegnamento dell’olandese nelle scuole di Berlino. I due docenti di olandese della scuola Halvorsen si sono detti estremamente dispiaciuti per la scelta del dipartimento: «Grazie all’olandese, molti alunni che avevano difficoltà con il francese potevano scegliere una seconda lingua alternativa» ha dichiarato Look, che per il suo impegno nella diffusione della lingua olandese a Berlino aveva ricevuto lodi addirittura dal re dei Paesi Bassi Willem-Alexander.

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Foto di copertina © Tulane Public Relations CC BY-SA 2.0