Merkel: «Continueremo così, accoglienza non significa terrorismo»

A un anno dalla fase più calda della crisi migratoria attuale, Angela Merkel va ancora ripetendo con convinzione il suo mantra: «Ce la facciamo». Giovedì 28 luglio 2016 la cancelliera ha affrontato i giornalisti a Berlino in occasione della consueta conferenza stampa estiva, quest’anno anticipata di circa un mese a causa degli attacchi di Würzburg e Ansbach. Si è trattato delle prime parole pubbliche della cancelliera dopo i tragici fatti della settimana scorsa: una presa di posizione, quella di Merkel, non esattamente tempestiva, che già stava facendo parecchio discutere. Forse anche in risposta a queste critiche, Merkel ha interrotto le vacanze per pronunciarsi sull’allarme terrorismo. Ma il suo intervento non ha riservato le “sorprese” in cui speravano i più: la cancelliera ha associato una dichiarazione alla Hollande – «la Germania si trova in guerra contro l’Isis» – alla netta conferma della linea adottata finora e dunque della politica di accoglienza. Nessun pentimento, nessuna ammissione di colpa.

«Ce la facciamo». Il mantra della Merkel che l’ha resa celebre nell’estate 2015, quando fu annunciata l’apertura delle frontiere tedesche, è riecheggiato nuovamente nella conferenza stampa federale del 28 luglio 2016 a Berlino. Merkel lo ha persino ripetuto due volte, «Wir schaffen das. Wir schaffen das», scelta retorica che in molti hanno interpretato come pura provocazione. La cancelliera è entrata in scena con aria fredda e distaccata, come se dovesse affrontare problemi di ordinaria amministrazione e ha sottolineato: «La paura non deve dettare l’agire politico. Oggi non è il giorno per parlare in concreto delle misure che verranno adottate. Prima dovrà avere luogo un’analisi approfondita». Due cose però appaiono certe: si adotterà un nuovo pacchetto sicurezza e non avverrà alcun cambio di rotta rispetto alla linea politica portata avanti dal governo fino ad oggi. Chi si aspettava parole di pentimento, un’ammissione di colpa o un’assunzione di responsabilità da parte di Merkel per gli attacchi che hanno colpito la Germania nell’ultimo periodo, è rimasto deluso. La cancelliera resta ferma sulla sua posizione: «La Germania rimane ancorata ai suoi principi fondamentali e secondo la convenzione di Ginevra continuerà a dare rifugio e protezione a chi ne ha diritto», ha dichiarato. Le parole più emozionali le ha riservate per il commento ai fatti di Würzburg e Ansbach, che hanno coinvolto due rifugiati: «Con il loro agire gli attentatori si prendono gioco del Paese che li ha accolti, dei volontari che si sono occupati di loro e non da ultimo degli altri rifugiati che vogliono vivere in Germania».

Un nuovo pacchetto sicurezza. Sebbene Merkel non sia entrata nel merito delle misure che verranno proposte per far fronte all’allarme terrorismo, già si profila un piano sicurezza articolato in nove punti. A detta della cancelliera, gli elementi salienti sui quali si insisterà saranno i seguenti: espulsione facilitata per i richiedenti asilo la cui domanda non sia stata accettata, messa a punto di un sistema di preallarme per rifugiati radicalizzati, preparazione di interventi delle forze armate federali anche per questioni di sicurezza interna in caso di attacchi terroristici, istituzione di un ufficio competente per la comunicazione cifrata in internet, miglior coordinamento dell’intelligence europea, rafforzamento dello scambio di informazioni e dati tra Paesi e messa a punto di una legge europea unica sulle armi.

Lodi, ma soprattutto critiche. Le modalità dell’intervento di Merkel non fanno che confermare il suo stile politico e retorico consueto: sobrietà, pragmatismo, accortezza. Ciò che sta facendo più discutere, tanto nei media e nella politica quanto nell’opinione pubblica, è la non-tempestività della cancelliera. Diversamente da un Hollande o un Obama che ci hanno abituati a reazioni immediate, quasi in tempo reale, Merkel si espone a giorni di distanza dagli attacchi, adottando così un comportamento in controtendenza rispetto a quelli tipici del nostro tempo. C’è chi loda il modus operandi di Merkel, interpretandolo come l’atteggiamento di chi si espone esclusivamente quando ha qualcosa di rilevante da dire, dunque soltanto a freddo, dopo aver analizzato i fatti: secondo questa visione, l’atteggiamento di Merkel sarebbe una risposta per le rime alle reazioni a caldo dei partiti populisti di destra come AfD, i cui interventi sui social network in merito agli attacchi riportavano l’hashtag #afdwählen, #votateafd. La stessa non-tempestività suscita tuttavia anche numerose critiche. Giornalisti e politologi denunciano la reazione troppo lenta, la mancanza di parole chiare e di un’assunzione di responsabilità, elementi che non farebbero che acuire la sensazione di paura e smarrimento nei cittadini. Mentre il primo ministro bavarese Horst Seehofer e AfD dichiarano la politica di accoglienza di Merkel responsabile degli attacchi verificatisi in Baviera nell’ultima settimana e giudicano il piano di intervento troppo blando e in ritardo sui tempi, die Linke critica lo stesso pacchetto sicurezza perché “seehoferiano”, dunque troppo in linea con le richieste bavaresi. Infine c’è anche chi legge nelle parole di Merkel e nel ribadito «ce la facciamo» una tacita ammissione di colpa. Nel turbine di critiche e lodi una cosa appare certa: Merkel non intende buttare a mare la responsabilità umanitaria di cui si è fatta portavoce nell’ultimo anno. La cancelliera è consapevole della difficoltà di realizzazione del suo progetto, ma dichiara con fermezza: «Ci troviamo di fronte a una difficile prova nel tempo della globalizzazione. Vogliamo dare sicurezza ai nostri cittadini. Vogliamo dominare la questione integrazione e superarla».

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Foto di copertina © Initiative D21