«Ministro Poletti: in Germania il CV si manda ed è meglio di una partita a calcetto per trovare lavoro»

di Stefano Carpani *

Il Ministro e l´arte di giocate a calcetto! Il Ministro del Lavoro Poletti torna – dopo le affermazioni sui giovani emigrati non tutti geni del dicembre scorso – a deliziarci con un´altra delle sue massime che potremmo sintetizzare così: in Italia non mandate CV, è meglio farsi una partita a calcetto con quello che potrebbe essere il tuo futuro carpo. Il discorso è stato fatto all‘Istituto Manfredi di Bologna durante un incontro con degli studenti: ¨Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum¨.

Questa affermazione non è altro che la conferma del suo pensiero. O meglio, del suo anti-pensiero (nel senso che non c´è alcun pensiero dietro a queste affermazioni). Speriamo sia solo personale e non la linea ufficiale del Ministero. È offensiva per tutti coloro che credono, e si spendono, nello studio e nella ricerca di un lavoro che confaccia con le loro ambizioni, capacità e studi. Ma quale lavoro, potremmo inoltre chiederci, se, secondo il rapporto Migrantes, nel 2015, 107 mila italiani sono emigrati all’estero e la ragione principale è la ricerca di un’occupazione dignitosa nonché la speranza che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, si risponda alle email di ricerca lavoro?

La Germania, secondo quello studio, è la meta preferita dei giovani italiani emigrati in questi ultimi anni. Io sono uno di loro. Cosa ha di diverso la Germania dall’Italia. Qui il curriculum conta. Non sempre, anche qui ci sono raccomandazioni e il principio meritocratico non funziona sempre e comunque. Tutto il mondo è paese del resto, ma almeno nessuno – in apparenza – si permetterebbe di mettere in dubbio che sia così, sicuramente non un Ministro tanto più se quello del lavoro. Significherebbe scoraggiare migliaia di laureandi o laureati dal fare del proprio meglio sui libri e sui banchi degli atenei per innalzare non solo il proprio livello culturale, ma anche quello medio di tutto il Paese in cui hanno deciso di vivere, almeno per il momento. Esistono dei principi che non dovrebbero essere mai messi in discussione se si vuole cercare di assicurare un futuro alla propria nazione. Poletti non lo sa o forse non riesce a capirlo. E intanto gli italiani vanno via, stanchi di ascoltare lui e persone come lui immaginare un Paese che non li rappresenta.

*Stefano Carpani è psicoanalista-in-training presso il prestigioso Carl Gustav Jung Institute di Zurigo. Dal 2013 vive con la sua famiglia, una moglie e tre figlie, a Berlino.

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 Foto di copertina:  © Camera dei deputati – Semestre europeo – Poletti – CC By 2.0