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Modello d’integrazione? Per ogni Pogba da 18 milioni d’€ all’anno, in Francia eserciti di invisibili pieni di odio

Guardare la Francia dei Mondiali e teorizzare il non teorizzabile per sentirsi dalla parte del giusto

Durante questo bel Mondiale, in tanta parte della pseudo-sinistra italiana si è fatta strada l’idea di una Francia vincente perché multiculturale e accogliente.

Capisco che in Italia, in questi mesi di sconfortante barbarie, tutto ciò che luccica possa sembrare oro e apparire migliore della demenza di chi latra «non ha vinto la Francia, ha vinto l’Africa» o respinge persino una misura di elementare civiltà come lo ius soli; però, ecco, spacciare i cugini transalpini per modello di integrazione da imitare mi sembra un’idiozia quasi altrettanto grande, buona giusto per la pagina Facebook di Matteo Renzi.

La Francia ha forgiato e conquistato i valori della modernità borghese e li ha trasmessi al mondo, e di ciò non si può che esserle grati. Ma la Francia è anche, coerentemente e inestricabilmente, la battaglia di Algeri. La Francia è La Haine, la Francia è le banlieue in fiamme. La Francia è l’incubo del Bataclan e di Nizza, di un terrorismo che – come ha scritto giustamente il politologo e orientalista Olivier Roy – non è radicalizzazione dell’Islam, ma islamizzazione del radicalismo e del risentimento. La Francia è Ventimiglia. La Francia è Destinity, la donna nigeriana respinta a Bardonecchia anche se incinta e con un linfoma letale. La Francia sono i corpi migranti che riaffiorano dalla neve dei valichi alpini a fine inverno e i passeur criminalizzati. La Francia sono gli ingrati «teppisti», gli «incappucciati» e i «facinorosi» che, invece di festeggiare lo scintillante trionfo di Russia 2018, suggello della grandeur macroniana, mettono a ferro e fuoco gli Champs-Élysées apparentemente senza una ragione (e, se ce ne dovesse essere una, probabilmente in Italia non la conosceremmo mai, visto il livello di problematizzazione della nostra stampa).

Per ogni Kylian Mbappé che alza la coppa del mondo ci sono e ci saranno sempre, in questo modo di produzione, milioni di diseredati. Per ogni Paul Pogba che guadagna oltre 17 milioni di euro all’anno, ci sono e ci saranno sempre eserciti di invisibili pieni di odio. Se il ‘modello francese’ significa perfetta uguaglianza formale e feroci disuguaglianze sostanziali; se significa che, quando nasci nell’arrondissement sbagliato, magari négro o créole, o ti ritrovi ghepardo come Kylian o soccombi – da citoyen, certo – nella giungla della competizione neoliberista; allora quel modello lo potete anche gettare nella pattumiera della storia, grazie. Perché su crisi migratorie, terrorismo ed emersione di subumani osannati dalle masse come Le Pen (o Salvini) ha la coscienza tutt’altro che pulita.

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Photo: Youtube