Vi racconto dei party notturni e illegali di una Berlino che non esiste più

Chi conosce Berlino come moderna città tedesca dei party, poche volte si è chiesto come fosse davvero la città negli anni successivi alla caduta del Muro. Quando ancora non esisteva nessuna “moda” intorno al suo nome.

La vita notturna era buia e sotterranea. Ai locali più popolari si accedeva da porticine anonime tappezzate da strati di locandine impregnate di colla. Berlino era parecchio diversa da oggi. Le mura degli edifici di Mitte portavano ancora i segni del passato, il colore predominante in strada era il grigio e il freddo pungente durava mesi.

Photography by Hendrik Rauch

Hendrik Rauch – © Berlin Wonderland

 

«Ho ricevuto un invito per stasera – mi dice la mia amica Patrizia – da qualche parte sulla Mulackstr. Dovrebbe essere fra il numero x e il numero y»

La serata iniziava cosi. Con noi due che camminavamo nel vento gelido berlinese e le nostre facce nascoste nel cappuccio della giacca. Gli edifici abbandonati o disabitati erano ancora tantissimi ed erano spesso grandi e in buone condizioni. Fra questi c’erano molte cantine e cantieri aperti che aspettavano solo il momento di essere ristrutturati. Era lì che venivano organizzati i cosiddetti “bar illegali”. Li chiamavano illegali perché erano rigorosamente sprovvisti di qualsiasi autorizzazione amministrativa. Non rispettavano norma di sicurezza alcuna, non erano dotati di bocche di areazione, uscite di emergenza e spesso neppure di energia elettrica (il DJ e i barman improvvisavano con generatori di fortuna). I locali erano bassi e, almeno nel caso delle cantine, polverosi.

performance teratrale Mutoid Waste Company & DNTT, 1992

Mutoid Waste Company & DNTT, 1992 © Berlin Wonderland

Erano itineranti e raramente venivano organizzati nello stesso posto (anche per paura di venir scoperti).

I bar prendevano comunemente il nome del giorno in cui venivano organizzati (per esempio di venerdi: Freitag ⇒ Freitagsbar). Si entrava spesso spostando una tenda fatiscente o una tavola mobile nel selciato del cantiere. Si seguivano le indicazioni ricevute e si scendevano gli scalini minuscoli di scalette pericolanti. Aprendo la porta rudimentale, si apriva un mondo underground casareccio, fatto di vecchie poltroncine di cinema ammuffite e casse di birra di discount.

L’indirizzo dei bar si diffondeva rigorosamente per passaparola. Quello dell’illegal Kino arrivava tramite mail e non veniva mai rivelato il posto esatto, né spiegato il modo per arrivarvi. Veniva stabilito un punto di ritrovo e un orario. E poi ci si incamminava e si andava insieme. Altre volte il percorso da seguire era indicato da frecce o simboli disegnati per terra con il gesso. Arrivare in ritardo significava mancare l’evento. Le indicazioni, infatti, venivano cancellate poco dopo l’orario prestabilito.

Sembra passato un secolo da allora, da quelle serate avvolte nell´odore di carbone, a parlare mille lingue con genti di mille posti, e con la consapevolezza che non sarebbe stato cosi per sempre. È vero, sembra un’immagine nostalgica, eppure allora Berlino funzionava cosi.

Ps: Un grazie speciale Patrizia per tutte le scorribande di allora.

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Immagine di copertina: © Daniela Spoto