Quei nazisti mai condannati che governavano la Germania nel dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale la Germania era un Paese distrutto. Americani, francesi, inglesi e russi avevano in mano la sorte dei responsabili del conflitto più letale della storia dell’umanità. Alcuni dei colpevoli dei crimini di guerra erano morti prima del ’45, altri furono condannati a Norimberga. Gli Alleati si apprestavano quindi a ricostruire un Paese che sembrava aver perso la sua classe dirigente, legata al partito nazista. Sembrava. Perché, come rivela un report commissionato dal Ministero della Giustizia tedesco e riportato da Zeit online Deutschlandfunk, fino agli anni ’70 più della metà dei giudici della Germania Ovest erano ex membri del partito di Hitler. Un dato che ha suscitato numerose critiche e imbarazzo nel ministero della Giustizia.

Esperti di cui non si poteva fare a meno. Dopo la Conferenza di Potsdam, il territorio tedesco fu diviso in quattro aree di occupazione, una americana, una russa, una inglese e una francese. Nel 1949 nacquero le due Germanie, una legata all’Unione Sovietica, l’altra agli Stati Uniti. Due Germanie indipendenti l’una dall’altra e rappresentanti dello scontro tra Est e Ovest, tra Cortina di ferro e blocco atlantico. Per questo in Germania Ovest bisognava formare una classe dirigente in linea con l’ideologia antisovietica. Inoltre per governare c’era bisogno di affidarsi a degli esperti, uomini di cultura e di esperienza. Caratteristiche che molti ex affiliati al partito nazista possedevano. Per tutti questi motivi gli Alleati scelsero di utilizzare alcuni esponenti dell’ex intelligenzia hitleriana per ricoprire ruoli di governo nella neonata Repubblica Federale Tedesca. Questa continuità creò non pochi problemi. Infatti, il primo ministro della Giustizia della Germania Ovest Thomas Dehler, sposato con una donna ebrea, e il segretario di Stato Walter Strauß, proveniente da una famiglia d’origine ebraica, si trovarono a lavorare fianco a fianco con chi, durante glia anni del Reich, aveva perseguitato le loro famiglie. Criminali in possesso di quell’esperienza di cui il Paese non poteva fare a meno. «Quei giudici che avrebbero dovuto smascherare l’ingiustizia erano invece ex nazisti capaci di creare nuove ingiustizie nascondendo il loro passato», ha dichiarato l’attuale ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas.

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Kristallnacht

© Kristallnacht © CC0 1.0

Fare i conti con la continuità. Quanto è emerso dal report commissionato dal Ministero ha provocato ondate di indignazione. A diventare alti quadri della Giustizia furono infatti alcuni membri delle SA, le camicie brune che favorirono l’ascesa di Hitler al potere e responsabili della Kristallnacht, la Notte dei cristalli, il pogrom che nel 1938 causò la morte di 91 ebrei. Negli anni ’50 quasi il 70 percento degli impiegati del Ministero avevano militato del partito nazista durante gli anni della dittatura. Soltanto a partire dagli anni ’60 alcuni ex nazisti persero il loro posto a causa del loro passato. Ma l’operato dei loro colleghi ebbe un forte impatto sulla vita della Germania, la cui eco arriva fino ai nostri giorni. Questi uomini portarono nel Ministero non solo il loro passato ma anche alcune della idee della dottrina nazista, soprattutto nel campo del diritto di famiglia. Per esempio la discriminazione contro gli omosessuali rimase forte anche negli anni del dopoguerra, fino alla definitiva depenalizzazione dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso nel 1969. Ma i nazisti che ricoprirono dei ruoli importanti nella Germania Ovest non furono impiegati solamente nel Ministero della Giustizia. Secondo quanto riportato da Der Spiegel qualche anno fa, molti di coloro che servirono Hitler furono chiamati a ricoprire ruoli importanti nel governo tedesco, occupandosi di economia, affari interni e esteri. La denazificazione della Germania fu quindi fortemente incompleta, sacrificata alla logica della Guerra Fredda, che richiedeva una Germania libera dal pericolo comunista a qualsiasi costo.

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© PD Italia © CC0 1.0

Non solo la Germania. A fare i conti con il proprio passato e con le conseguenze della seconda guerra mondiale fu anche l’Italia. La situazione italiana era per certi versi simile a quella della Germania: un Paese da ricostruire e una nuova classe politica da formare. in Italia come in Germania, la logica della Guerra Fredda richiedeva che il pericolo comunista fosse tenuto a bada. Allo stesso tempo era difficile cancellare vent’anni di dittatura fascista. Alcune delle idee del partito di Mussolini confluirono nel Movimento Sociale Italiano, ma altri ex fascisti continuarono ad operare nel governo, benché le forze di sinistra chiedessero l’effettiva epurazione dei fascisti. Come in Germania, alcuni ex membri del partito fascista continuarono a mantenere il loro posto nella pubblica amministrazione, occupandosi della giustizia ma anche delle forze militari. Le conseguenze di quest’eredità ebbero grossi effetti sulla vita del Paese, soprattutto durante gli anni ’60, quando le rivolte operaie e studentesche aumentarono la distanza tra governo e cittadini. Le tensioni sociali furono così sfruttate dagli ex fascisti per organizzare tentativi di colpo di Stato, come il Piano Solo del 1964, o attentati terroristici che insanguinarono il periodo dei cosiddetti Anni di Piombo, nel tentativo di sbarazzarsi della democrazia e ristabilire un governo forte. Attentati e stragi organizzati da ex criminali che, come nel caso tedesco, si era deciso di non condannare perché utili alla logica dei blocchi. Anche in Italia, fare i conti con la propria storia e con un rimosso che si è trascinato per decenni nei gangli della società e degli apparati amministrativi, sarebbe un’esigenza improrogabile.

Fare i conti con il passato. Dopo la pubblicazione del report del ministero di Giustizia, la Germania si trova ancora una volta a fare i conti con il proprio passato. Alcuni degli ex nazisti che sfuggirono ai processi sono stati condannati in questi ultimi anni, condanne che parte dell’opinione pubblica giudica troppo leggere e tardive. Si scoprono quindi vecchie ferite mai rimarginate, mentre sorgono molto domande che invitano a riflettere. Chi bisogna condannare? Gli ex nazisti che continuarono a ricoprire ruoli nella pubblica amministrazione della Germania Ovest o chi decise di salvarli e integrarli nella lotta al pericolo rosso?

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Foto di copertina © BRuM309 © CC0 1.0