Scritti teorici e schizzi: i taccuini di Klee insegnante al Bauhaus sono ora gratis online

Il cosmo artistico e degli appassionati d’arte accoglie a braccia aperte il lavoro del “Zentrum Paul Klee” di Berna. Si tratta di quasi 3900 pagine che contengono scritti teorici e schizzi illustrativi realizzati tra il 1921 e il ’31, ovvero mentre l’artista era docente al Bauhaus. Tutto questo materiale da ora in poi potrà essere consultato da chiunque sul sito www.kleegestaltungslehre.zpk.org. Questo lavoro si affianca ad esempio a quello del Moma, che oltre a mettere online gratuitamente 65.000 capolavori di arte moderna, scaricabili in alta qualità, regalò, qualche tempo fa agli amanti d’arte pure l’archivio di tutte le sue mostre dall’anno di fondazione (1929) fino ad oggi. Qualche cosa si muove ormai da tempo, e la tanto invocata democratizzazione dell’arte sta dando i suoi frutti. A dire il vero non è la prima volta che vengono pubblicati degli scritti di Klee; Band I: Das bildnerische Denken e Band 2: Unendliche Naturgeschichte, poi tradotti in inglese rispettivamente The thinking eye e The Nature of Nature, furono già pubblicati nel 1956 e nel 1964 dall’artista svizzero Jürg Spiller, qualche anno dopo la morte di Klee. Questi testi e le quasi 4000 pagine messe ora online dal Centro artistico di Berna contribuiscono a rendere ancora più leggibile la personalità dell’artista nonché rendere pubblici gli studi effettuati dallo svizzero mentre lavorava presso la famosa scuola di design con sede prima a Weimar e poi a Dessau.

Ad Parnassum, 1932

Paul Klee, Ad Parnassum, 1932

Il Bauhaus e i suoi protagonisti. Il Bauhaus, fondato a Weimar nell’aprile del 1919 dall’architetto Walter Gropius, fu l’esempio più illuminato ed illuminante di come l’idea di “arte” non dovesse essere unicamente racchiusa nel suo rigido cosmo estetico, non solo elemento decorativo o di rappresentazione del mondo sensibile, ma strumento di miglioramento della vita di una comunità, raggiungibile tramite la fusione e l’unificazione di tutte le arti, in vista di un’idea d’arte totale. All’interno dei laboratori del Bauhaus si svilupparono i più diversificati insegnamenti, il cui scopo era quello di poter comunicare fra loro, assecondando una più stretta collaborazione tra l’industria e la produzione artistica. Lezioni di tipografia, lavoro dei metalli, artigianato tessile, legatoria, pittura murale accompagnavano le più comuni materie di pittura e scultura ed erano tenute da quelli che in pochi anni divennero i più grandi artisti dell’Europa fra le due guerre: Kandinsky, Bruno Taut, van Doesburg, László Moholy-Nagy, van der Rohe, Oskar Schlemmer e appunto Paul Klee. L’artista svizzero ricoprì la carica di Legatoria, poi dal 1922 fu maestro di Pittura su vetro e murale e di teoria del colore insieme a Kandinsky (leggi qui della sua storia al Bauhaus).

Castello-di-Metropolis-e-sole

Paul Klee, Castello di Metropolis e sole, 1930

Il processo artistico che portò alla stesura degli appunti. La sensibilità di Paul Klee fu significativamente segnata dal suo viaggio compiuto nella primavera del 1914 in Tunisia. Nelle cittadine mediterranee ebbe lo svelamento del senso del colore: luce organizzata secondo strutture astratte, che creano forme, segni grafici che influenzeranno tutta la vita dell’artista. Colore che diviene mezzo evocativo: il blu profondo ci porta ai mari del Sud, il giallo fa presagire la vicinanza del deserto e il paesaggio africano. La rappresentazione diviene per Klee ricordo sintetico di un vissuto, una visione che come disse l’amico Franz Marc era «fatta in una sorta di sonnambulismo». Ricordo sintetico e risposta emotiva si conciliano nelle sue opere e fioriranno nelle sue lezioni tenute al Bauhaus. Un’arte, e quindi un mondo, fatta di forme e contenuti. Come è possibile vedere dai fogli pubblicati online (e soprattutto in capitoli come: Elementarform e Formgebilde) una particolare attenzione viene data al “punto”, alla “linea”, alla “superficie” e ovviamente al “colore”: elementi che comandano il mondo, che creano strutture con ritmi e simmetrie, che rispettano regole stabilite dalla natura. Segni grafici e pittorici che nell’arco della sua vita divennero sempre più semplici, e nella loro umiltà riuscirono sempre meglio a descrivere e a spiegare la complessità del mondo. Tutto ciò è ancor meglio comprensibile da quel testamento concettuale che sono i suoi appunti; lavori considerati tanto importanti per comprendere il mondo dell’arte moderna quanto fu indispensabile il “Trattato sulla pittura” di Leonardo da Vinci per capire il Rinascimento. Non bisogna fare però l’errore di considerare Klee un semplice astrattista, perché quella sua semplice ma mai superficiale visione del mondo lo rese, come disse giustamente George Schmidt, «il più gran realista del nostro tempo».

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