Shine, in concerto a Berlino il duo italiano che si muove tra jazz ed elettronica

Shine, il nuovo progetto musicale di Francesco Fornarelli e Roberto Cherillo, farà tappa a Berlino il prossimo 6 dicembre al Barkett di Schöneberg.

Si tratta di un connubio eccezionale di due rare personalità, due artisti dagli stili unici, per un mix di suggestioni sonore che spaziano dal puro piano jazz all’elettronica, passando per le contaminazioni nordeuropee, il trip-hop anglosassone, i richiami all’Oriente. SHINE, il duo composto da Francesco Fornarelli e Roberto Cherillo, si esibirà a Berlino il prossimo 6 dicembre presso il locale Barkett di Schöneberg.
Per avvicinarci alle atmosfere evocative di Shine abbiamo chiesto a Kekko Fornarelli di parlarci della sua storia, delle sue esperienze e del nuovo progetto.

Il percorso personale: la scintilla che ha acceso l’amore per il piano

«Suono da sempre. Ho iniziato per gioco ad avvicinarmi al piano all’età di 3 anni. Il primo incontro con la musica “classica” è avvenuto quando avevo 5 anni, quando mi hanno regalato una tastierina giocattolo. Ho continuato a suonare e durante gli anni del liceo mi sono iscritto al conservatorio. Poi c’è stato l’attraversamento della fase pop rock, un po’ come per tutti nell’adolescenza. Verso i 18 anni ho scoperto la libertà del mondo del jazz. Nel mio percorso sono sempre stato una pecora nera: non mi bastavano mai i vari generi che di volta in volta scoprivo, avevo sempre sete di qualcos’altro. Anche oggi mi sta un po’ stretta la concezione di stile o di genere musicale: potrei racchiudere ciò che faccio sotto il termine “crossover”. In fondo sono un compositore, la commistione di generi appartiene necessariamente al mio approccio alla musica».

L’estetica musicale

«La maggior parte dei miei lavori sono produzioni strumentali: mi avvicino alla scrittura come si fa per una colonna sonora. Racconto periodi della vita che racchiudono storie, ognuna con la sua accezione. È la musica che accompagna il momento della vita. Il jazz è stato spesso visto come ostentazione di bravura o virtuosismo. Io mi sono voluto ribellare a questo gioco scegliendo di prediligere la parte compositiva e le storie che vorrei raccontare. Non cantando non posso permettermi un accesso molto diretto al pubblico, quindi cerco di entrare in comunicazione con la musica».

Una commistione di diversi elementi

La musica di Kekko attinge da mondi molto diversi fra loro. Lo spirito dell’Europa del nord si fonde ad elementi neoclassici, il tutto amalgamato su un tessuto mediterraneo: «Non sono mai stato un purista, mi sono nutrito di ascolti tra i generi più vari, affascinato anche dal trip-hop e dalla musica elettronica. Nella ricerca artistica sono necessari dei tentativi e questi comportano sempre un rischio. Poi è il pubblico che ti dà il feedback. Io provo innanzitutto a essere onesto con me stesso: non voglio soltanto sentirmi dire che son bravo a fare quel che faccio; cerco una musica scevra da una serie di stilemi predeterminati.Se dovessi fare un paragone con la pittura penserei a Van Gogh. Lui ha attinto dalla pittura giapponese, ha saputo reinterpretarla, farla sua, senza ricadere in una copia o in banale manierismo. Lo stesso faccio io con i vari elementi, cercando di mettere assieme l’arte della composizione classica, l’onestà e il pathos della musica mediterranea e la libertà del jazz».

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Il percorso attraverso i suoi dischi

Il sound ha registrato un cambiamento, un’evoluzione attraverso i vari album, da A french man in New York (Wide Sound, 2007), fino a Outrush (2014, Abeat Records), passando per Room of Mirrors (Auand Records, 2011). «I primi album un po’ più “mainstream” richiamano il jazz degli anni ’50 e ’60, la scena post-bop. Room of Mirrors è l’album della svolta con cui ho cambiato prospettiva, ma è anche l’album con cui ho cominciato a “girare” all’estero. L’uscita di Outrush segna poi un’acquisizione di maggiore consapevolezza. A gennaio uscirà Abaton».

L’album “Matter of time”, il primo di Shine

Il progetto è frutto dalla collaborazione con Roberto Cherillo. «Ho conosciuto Roberto nel 2012, tramite Facebook. Ho ascoltato alcuni lavori di questo ragazzo calabrese e ho trovato la sua voce meravigliosa. Ognuno conosceva i lavori dell’altro e c’era stima reciproca. Così cinque anni fa ho decisoo di chiedergli di accompagnarmi per una serie di concerti all’estero, in coda al tour di Mirrors. In questa occasione abbiamo suonato anche un pezzo dal titolo Shine, che poi ha dato il nome al progetto».

Eskape Records

Si tratta dell’etichetta discografica fondata da Francesco, presso cui uscirà il disco di Shine. L’idea risponde all’esigenza di vestire i panni del produttore. «Nell’ambito jazz la realtà discografica è spesso in difficoltà nella promozione degli artisti, che spesso si ritagliano una nicchia. Inoltre l’accesso alla musica sta cambiando in modo vorticoso, ci sono nuovi mezzi, nuovi media. E allora ho sentito come necessario fondare la mia casa discografica. Al 5° disco registrato so cosa significa lavorare assieme a un progetto, so cosa un artista cerca e di quale supporto ha bisogno un musicista. Inoltre c’è la forte volontà di aprire le porte ad altri artisti in ambito jazz. Ciò che mi preme è mantenere un’idea coerente, originale, a prescindere dal genere».

Shine affronta il tour Europeo

Il duo arriva da Minsk, ma prima hanno suonato nei Balcani. «Si tratta di uno warm-up tour in vista dell’uscita dell’album Matter of Time, il primo del progetto Shine. È un tour intensivo di 21 concerti in 35 giorni. Siamo partiti da Milano, ci siamo spostati in Serbia, Kosovo e Bielorussia e ora, dopo due tappe a Londra e Dublino, siamo in arrivo a Berlino».

«Guardando al pubblico noto che si sta creando un gruppo di affezionati. Anche all’estero c’è una bella presenza di italiani. Poi ogni pubblico ha la sua particolarità. Quando suono all’estero mi colpisce la componente anagrafica: c’è molta più varietà nella partecipazione rispetto all’Italia, un incontro intergenerazionale. In Italia spesso ritrovo il tipico ascoltatore jazz, il che mi fa pensare che pccorrerebbe forse trovare una chiave d’accesso per i giovani. Una volta mi è capitato che alla fine di un concerto mi dicessero: “Non pensavo che il jazz fosse anche questo… Grazie per la scoperta!”. Mi sono sentito estremamente lusingato, quasi un ambasciatore del jazz in giro nel mondo».

La scena musicale italiana

«Credo che in Italia abbiamo bisogno di più tempo perché queste sperimentazioni trovino spazio e il pubblico si allarghi. Forse tra 20 anni ci arriveremo. Dai risultati che ho avuto all’estero ora di riflesso inizio ad avere un po’ di visibilità anche in Italia. Quel che purtroppo riscontro nel nostro Paese è che spesso il mercato è refrattario alla novità, si muove su piste già tracciate. Addirittura in certi casi sembra che far suonare qualcuno sia come un favore che il locale o il produttore fanno a un musicista che sperimenta un nuovo stile. L’Italia aspetta di ricevere, vedo poche spinte in avanti».

La seconda volta a Berlino

«In Germania ho suonato in varie occasioni, ma solo in un caso a Berlino. L’album che promuoviamo ora presenta la storia di un incontro. Matter of time: la riuscita di un incontro è questione di tempo. È l’incontro che accade nelle nostre vite. Vi è il tempismo, la coincidenza, il momento giusto, ma anche il tempo che è necessario per coltivare un rapporto. È stato così anche per questo album, un incontro fra varie realtà, in cui si radunano tutte le mie esperienze passate. A queste poi si aggiunge la voce androgina di Roberto, una voce di velluto, che ricorda Tim Buckley o Nick Drake».

Shine in concerto a Berlino

mercoledì 6 dicembre, ore 20

Barkett, Czeminskistraße 10, 10829 Berlino

SHINE,
Kekko Fornarelli (piano/synth/samples)
Roberto Cherillo (vocals/synthbass)

I biglietti del concerto sono acquistabili direttamente al Barkett (10€) o con la prevendita online (8€)  qui

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