Pietro Caldelli Tonini Birmania

«Spagna, Berlino e ora Myanmar: perché io, studente di agraria, giro il mondo per fare rivivere la mia Venezia»

A tu per tu con una “giovane promessa” dell’agraria italiana

Si chiama Pietro Tonini, è nato a Venezia il 14 dicembre 1994 e dal 2015, partendo dall’Italia (è iscritto all’Alma Mater Studiorum di Bologna) ha deciso di continuare i suoi studi pellegrinando in varie parti del globo: due mesi a Las Palmas, sei mesi a Madrid, sei mesi a Berlino e, da aprile 2018 per i prossimi sei mesi, a Myanmar (ex Birmania). In questo periodo è stato tra i 100 selezionati in tutto il mondo dalla Bayer per ideare un progetto sull’accesso all’alimentazione nei paesi in via di sviluppo (qui la sua intervista a Affari ItalianI) . Un grosso incoraggiamento al suo desiderio di conoscere il mondo. «Ho sentito, e sento tuttora, la necessità di viaggiare per tornare in futuro in Italia più conscio di ciò che abbiamo e ci caratterizza come popolo e come territorio. Al di là della curiosità per le diverse culture e modi di vivere, parlando specificatamente di agraria, avere visto i diversi approcci verso la materia in altre due nazioni europee mi aiuta a farmi sviluppare diversi modi di guardare a problemi e potenzialità di progetti. In Italia abbiamo un metodo molto teorico, in Germania più pratico mentre in Spagna più ingegneristico: numeri, numeri, numeri».

Pietro Tonini durante il summit della Bayer

Pietro Tonini durante il summit della Bayer a Bruxelles

Come uno studente di Bologna arriva a Myanmar

«Il progetto in Birmania unisce due miei particolari interessi nel campo dell’agraria. Il primo, nato all’inizio dei miei studi, è l’agricoltura urbana, l’agricultura che si sviluppa all’interno delle città. Il secondo è nato a Madrid, dove ho sviluppato un interesse per la food security, ovvero l’accessibilità continua delle persone a fonti alimentari, dalla quantità alla frequenza. In Myanmar lavorerò in una serie di villaggi rurali, farò un’analisi dell’impatto che dei sistemi semplificati idroponici, ovvero che funzionano senza energia elettrica, hanno sulle famiglie che ci lavorano. Farò un’analisi economica e socio-sanitaria attraverso un indice creato dalla FAO chiamato HDDS (Household Dietary Diversity). Sono arrivato a questo progetto grazie all’università di Bologna che ha una collaborazione con Terres des hommes, una ONG internazionale che lavora in Birmania».

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Perché un giovane sceglie di studiare agraria

«Ho un’anima scientifica, l’agraria è una scienza che studia il complesso vegetale con un obiettivo di produzione e mantenimento, non è solo teorica, è molto pratica. È legata ad un fine e questo mi affascina molto. Ha una varietà di campi di studio che va dalle energie rinnovabili alla certficazione, passando per la food security e la vendita». Pietro Tonini si è già distinto come uno dei più promettenti studenti italiani all’estero (ma non per molto). «Ad aprile 2016 sono stato selezionato dalla Bayer per partecipare ad uno Youth Summit, una conferenza che la Bayer organizza ogni due anni con più di 100 giovani da altrettante nazioni. Per l’Italia eravamo in due. Per passarlo ho presentato un progetto sull’agricoltura urbana e come possa aiutare a risolvere i Sustainable development goals, i 17 obiettivi che le Nazioni Unite si sono prefissati di raggiungere entro 15 anni, tra cui uguaglianza di genere, cambiamento climatico e fame nel mondo. La conferenza è stata ad ottobre scorso a Bruxelles, ci siamo incontrati con diversi manager che hanno sviluppato progetti sulla food security e abbiamo, a nostra volta, sviluppato nostre proposte per risolvere il problema della fame nel mondo. La Bayer ne ha scelti tre e li sta finanziando già partiti dal 2018. È stata una bellissima esperienza, capisci come ragiona una multinazionale, ti rendi conto che, al di là di quello che si è soliti pensare, a volte sono proprio le grandi aziende le uniche ad essere in grado a risolvere i grandi problemi».

L’Italia vista da lontano (ma non troppo)

«L’idea di tornare stabilmente in Italia c’è sempre, per essere più precisi nella mia città. Penso spesso a quella frase di Francesco Piccolo: “Tornare nella città sono momenti di trascurabile felicità”. Ovunque sia andato mi sono trovato benissimo, ma non hai quella sensazione di appartenenza che ho a Venezia. Tutto quello che sto studiando vorrei applicarlo alla mia città e riappropriarci di tante aree non utilizzate a dovere. Ho 23 anni, non voglio usare parole o concetti banali, non ho l’esperienza per dire Voglio tornare per ridare qualcosa indietro al mio Paese, ma faccio mio quel modo di dire: Il nostro è un popolo che funziona a metà, ma funziona per me».

Il progetto Eatart

Parallelamente al suo percorso di studente, Pietro Tonini ha fondato a febbraio 2016, assieme ad altri tre amici, universitari Eatart, ovvero un marchio attraverso promuovono prodotti alimentari, artisti e musicisti nel mondo, sia attraverso eventi studiati ad hoc che con un blog. La citazione che ha dato il la al tutto appartiene a Marziale: «Non vale vivere se non te la godi”. Abbiamo organizzato eventi a Venezia, Perugia e, prossimamente, a Berlino. Preferiamo location abbandonate, se parliamo di Venezia, ad esempio, ci sono tantissime isole in cui è possibile organizzare serate o pomeriggi fuori dal comune. Vorremmo unire questa esperienza con un momento di arricchimento culturale. Un primo passo per quel progetto di riappropriazione di aree abbandonate anche da un punto di vista agrario che citavo prima. E un modo per provare a invertire la tendenza in atto e provare a ridare Venezia ai veneziani ».

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