Tre piccoli momenti di vita quotidiana di oggi a Berlino, Friedrichshain

Succede a Berlino.

Mattina. Gryphiustrasse 23, Friedrichshain, sede di Berlino Magazine. Un signore con una busta della spesa nota la porta aperta e ci chiede se può entrare un attimo per andare in bagno. Non siamo un bar, ma non possiamo dirgli di no. Entra, posa la busta della spesa, gli indichiamo la porta giusta, vi si chiude per qualche minuto, poi esce, ringrazia e, prima di allontanarsi definitivamente, prima ci chiede cosa facciamo (“Siamo un magazine online in italiano che organizza vari corsi, dal tedesco a regia e fotografia”) e poi dalla busta della spesa tira fuori una mela rossa e ce la posa sul tavolo, accanto ad uno dei computer. “In bocca al lupo”.

Pomeriggio. Cammino con Paco Romito su Weichselstrasse, poco distanti dall’ufficio, direzione ottico (il nostro redattore si deve rifare gli occhiali). Una ragazza ci viene incontro, dietro c’è una sua amica che sorride e trema allo stesso tempo. Anche lei, dopo un po’ che parliamo, ci rendiamo conto che è un po’ scossa. Parla americano. “Potete per favore entrare un attimo in casa nostra? C’è un ragno gigante”. Parcheggiamo le bici, ma senza catena. Io rimango fuori dalla porta di casa per controllarle, Paco entra in casa. Le ragazze lo guidano nel corridoio fino ad una porta. La aprono, lasciano che Paco entri, e poi lo chiudono dentro strillando. Dopo pochi secondi Paco esce con il ragno vivo. Lo poggiamo sul marciapiede ancora via. Loro tremano ancora mentre ringraziano, noi ci allontaniamo sorridendo.

Mezz’ora dopo vado a fare la spesa al Kaiser’s di Jungstrasse. Prendo cereali, uva, yogurt e pomodori. Alla cassa c’è una signora anziana, avrà quasi 70 anni. È lenta, ma non perché abbia problemi a passare i prodotti sul lettore del codice a barre, quello, come tutte le cassiere e i cassieri tedeschi lo fa velocissimo, ma perché non si accontenta di chiedere al cliente di turno giusto se voglia buste o a quanto ammonti il totale. Vuole parlare. Alla donna prima di me che le augura Schönen Abend, risponde che lo sarà, che cenerà con i figli a casa. Chiacchiera. Scherza. È di buon umore. Tocca a me. Il conto è di 11.45 €. Ho 21.25. Basterebbero 20 centesimi per avere un resto preciso di 10 €. Lei se ne rende conto. E allora, senza dirmi nulla, si alza dalla sua postazione, va al banco alimentari, prende una forbice, poi va a quello frutta, prende una bustina, poi torna alla cassa, riprende la mia uva già nella busta, taglia un rametto, lo mette nella nuova bustina, riprende il resto dell’uva, lo ripassa sul lettore del codice a barre, rielabora il conto ed ecco ci siamo, mi può dare 10€ (e 10 centesimi) di resto. “L’uva avanzata nella bustina me la mangio appena stacco da qui mentre vado a casa”. Dietro di noi sbuffano, io rispondo con un sorriso di comprensione. In tutto questo la cassiera non mi ha mai chiesto il parere, ma soddisfatta mi saluta e sorride. Ed io non posso che risponderle con un analogo sorriso felice di avere trovato un tipo originale come lei.

La morale della favola? Forse nessuna, forse che qui, a Berlino, si respira un’aria di quartiere che difficilmente si ritrova in altre grandi città occidentali. Ci si sente parte di una comunità.

Photo © ANBerlin – Frankfurter Tor –  CC BY SA 2.0

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