10 ironiche citazioni sui tedeschi scritte da Goethe, Schopenhauer e altri grandi loro connazionali

Cosa pensiamo di solito della Germania e dei suoi abitanti: i cliché dei non-tedeschi

Tutti i popoli sono spesso identificati con stereotipi o luoghi comuni. Sicuramente la Germania e i tedeschi, per motivi storici e culturali, sono spesso descritti per cliché: puntualità, precisione, ordine, e anche una certa volontà di supremazia sugli altri. Inoltre, siamo abituati a conoscere l’epicità e tragicità delle opere romantiche dell’800 tedesco, e la spiccata predilezione per il discorso astratto e la speculazione filosofica. «In fondo a un problema, trovi sempre un tedesco», diceva con tagliente ironia Voltaire. Anche la cinematografia, lo strumento di divulgazione culturale più potente del secolo scorso, ha spesso mostrato la cultura germanica attraverso alcuni luoghi comuni. In Apocalypse Now! di Francis Ford Coppola, subito prima di bombardare con il napalm un villaggio vietnamita, un colonnello statunitense fa mettere a tutto volume la Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Oppure, in Crimini e Misfattidi Woody Allen, viene recitata la battuta: “Ogni volta che sento Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia”.

Dieci citazioni sui tedeschi ovvero la Germania giudicata dai propri intellettuali, filosofi e letterati

Come sono stati descritti i tedeschi dai loro stessi connazionali? Come sono stati percepiti la Germania e i suoi abitanti dai grandi filosofi e intellettuali tedeschi del passato? Quando pensiamo al popolo tedesco, potrebbe sembrarci che la retorica patriottica, se non addirittura nazionalistica, sia potentemente prevalsa tra i pensatori e i poeti di lingua germanica. Potrebbero riafforare alla nostra memoria i Discorsi alla nazione tedesca di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), in realtà fortemente travisati: l’appello di Fichte è un’esortazione a restare uniti e a far fronte comune contro il nemico francese invasore, e non un immotivato elogio delle virtù germaniche. Oppure, potremmo pensare alle parole di Martin Heidegger, che definiva i tedeschi «il popolo metafisico par excellence». Tuttavia, in molti passi di autori tedeschi, i giudizi sui propri connazionali sono spesso più severi che lusinghieri:

1. «I tedeschi possiedono il dono di rendere ogni scienza inaccessibile». Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832)

2. «I tedeschi sono un popolo speculativo, di ideologi, di precursori e contemplatori, di sognatori, che vivono solo nel passato e nel futuro e non hanno presente». Heinrich Heine (1797-1856)

3. «È un difetto costitutivo dei tedeschi cercare nelle nuvole quello che hanno ai loro piedi». Arthur Schopenhauer (1788-1860)

4. «Il tedesco odia in tutte le cose l’ordine, la regola e la legge: egli ama il suo arbitrio individuale e il proprio capriccio, conditi con un po’ di insipida equità, secondo il suo acuto giudizio». Arthur Schopenhauer

3. «Il tedesco mente, quando è cortese». Theodor Fontane (1819-1898)

4. «Tedeschi: sono seri, diligenti, lavorano come nessun’altra nazione al mondo, raggiungono l’impossibile, ma non c’è gioia a vivere tra loro». Hugo von Hofmannsthal (1874-1929)

5. «Bonari [i tedeschi], incontinenti nei piccoli godimenti, facili al pianto, con il desiderio di potersi sbarazzare almeno a teatro di una freddezza innata e coscienziosa […] felicissimi per una bella e generosa azione, nel resto sottomessi verso l’alto, reciprocamente invidiosi e tuttavia nell’intimo bastanti a se stessi – così erano essi». Friedrich Nietzsche (1844-1900)

6. «I tedeschi sono più inafferrabili, più vasti, più contraddittori, più sconosciuti, più incalcolabili, più sorprendenti, perfino più terribili di quanto lo siano stati altri popoli − essi sfuggono alla “definizione”». Friedrich Nietzsche

7. «Fra gli occidentali, furono i tedeschi a inventare gli orologi meccanici, spaventosi simboli del tempo che scorre». Oswald Spengler (1880-1936)

La Germania e l’Italia messe a confronto

Alcuni grandi autori tedeschi ebbero la possibilità, tra ‘700 e ‘800, di confrontare la terra natia con il bel Paese, visitato per motivi di studio o villeggiatura, o analizzato dal punto di vista storico e antropologico. Dai loro commenti è possibile trarre implicitamente la loro idea della Germania, messa a confronto con l’Italia dela festa e del disordine:

1. «L’Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole. Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina». Johann Wolfgang von Goethe

2.  «Con l’Italia si vive come con un’amante: oggi in aspro litigio, domani in adorazione. Con la Germania come con una donna di casa, senza grossi bisticci, ma senza grande amore». Arthur Schopenhauer

3. «Il grande compito del Rinascimento [italiano] non poté essere portato a termine; lo impedì la protesta della germanicità, rimasta frattanto indietro, nel Medioevo aveva almeno avuto il buon senso di attraversare le Alpi per la propria salute». Friedrich Nietzsche

Qualche battuta sui berlinesi

Anche riguardo alla capitale tedesca, ci sono alcuni commenti, dal Settecento ai giorni nostri, che non possono non essere citati:

1. «Berlino è piuttosto una parte di mondo che una città». Jean Paul (1763-1825)

2. «Una barzelletta berlinese è impagabile». GWF Hegel (1770-1831)

3. «C’è un motivo per cui si preferisce Berlino ad altre città: perché è in costante evoluzione. Ciò che oggi non funziona, può essere migliorato domani. Io e i miei amici auguriamo a questa grande e vivace città che la sua intelligenza, il suo coraggio e la sua cattiva memoria, in pratica che le sue caratteristiche più rivoluzionarie rimangano in vita». Bertold Brecht (1898-1956)

4. «Tu sei pazzo figlio mio, tu devi andare a Berlino! / Dove stanno i pazzi, quello è il tuo posto!» Detto popolare tedesco

 

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