Alexanderhaus da Instagramhttps://www.instagram.com/p/Bh6XdI0gCqQ/

Alexanderhaus, la casa dell’accoglienza fondata da una famiglia ebrea tornata in Germania

La residenza sorge poco fuori Berlino

A circa 25 chilometri dalla capitale tedesca, nel villaggio di Gross Glienicke, sorge Alexanderhaus. La villa è stata costruita da una famiglia ebrea nel 1927 proprio di fronte al lago, ed è diventata recentemente «un centro per l’educazione e la riconciliazione». Alexanderhaus era di proprietà della famiglia Harding, che fu costretta ad abbandonare la Germania a causa della persecuzione nazista e a scappare a Londra nel 1936. La villa venne confiscata dal governo del Terzo Reich e, successivamente, venne abbandonata. Negli anni della Guerra Fredda il muro che divideva la Germania passava proprio sul cortile della villa. Thomas Harding, uno degli ultimi eredi della famiglia e famoso scrittore, incuriosito dai racconti della nonna che definiva la villa il suo «posto dell’anima», decise di visitarla insieme alla donna. Harding ricorda che «per lei fu un momento molto commovente».

[adrotate banner=”34″]

Dopo molti anni la famiglia Harding ritorna nella villa per ristrutturala e donarle una nuova vita

Harding rimase affascinato dalla storia della villa e, insieme alla famiglia e a un gruppo di abitanti di Gross Glienicke, nel 2013 decise di ristrutturarla e chiamarla Alexanderhaus, in onore del bisnonno, Alfred Alexander, che la costruì. Riuscì anche a farla dichiarare monumento protetto dalla città di Potsdam, attuale proprietario della villa. Non tutta la famiglia di Harding, però, era entusiasta dell’idea. Suo padre, Frank, era contrario a questa operazione. Ricordandosi del trattamento che aveva ricevuto durante gli anni della persecuzione nazista non aveva comprato più prodotti provenienti dalla sua terra natale, non era mai tornato in Germania e si rifiutava di parlare il tedesco. Thomas riuscì a persuaderlo a ritornare, anche solo per un giorno, e il padre rimase stupito dagli sforzi fatti dagli abitanti del villaggio per ristrutturare la casa. Nel 2015 Thomas Harding scrisse anche un libro, The House of the Lake, in cui raccontò la storia della villa e che divenne subito un best-seller in tutto il mondo.

Alexanderhaus negli anni '30 ©alexanderhaus.orghttps://alexanderhaus.org

Alexanderhaus negli anni ’30 ©alexanderhaus.org

Un luogo per la coesione sociale

I lavori per ricostruire la villa stanno continuando ancora oggi, ma molti eventi si svolgono comunque. La Fondazione Alexanderhaus eV è stata istituita nel 2015 e, come scritto sul sito, gli obiettivi principali sono «preservare e rinnovare la villa, commemorarne la storia e unire le persone da tutto il mondo». Nel gennaio 2017 è stato lanciato un programma di ‘dialogo comunitario’ che vuole coinvolgere anche i rifugiati appena arrivati in Germania. Nello stesso anno è stato avviato un programma di educazione storica che coinvolge alcune scuole. È in programma anche l’apertura di una esibizione permanente che, attraverso documenti e fotografie, illustrerà la storia della villa. Inoltre, per i lavori di ristrutturazione, sono stati coinvolti anche rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan.

Leggi anche Come una problematica cittadina fiamminga dove si gridava “prima i belgi” è diventata modello di civiltà e benessere

[adrotate banner=”39″]

Berlino Schule tedesco a Berlino

Berlino Schule tedesco a Berlino

SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK

[adrotate banner=”34″]

Immagine di copertina: Il team di Alexanderhaus da Instagram