«Noi, giovane coppia napoletana, che con il nostro Paisà portiamo la cultura delle tagliatelle all’uovo qui a Berlino»

La storia di Francesco e Lodovica, da Napoli a Berlino in nome dello street food italiano

Si chiama Paisà ed è il nome scelto per la loro attività gastronomica da Francesco Bordo e Lodovica Nuzzo due giovani partenopei di 36 e 34 anni che a gennaio 2015 hanno deciso di portare Napoli a Berlino. Come? Con uno street food truck di sola pasta fresca che ogni domenica alla Kulturbrauerei (ex fabbrica di birra nella zona di Prenzlauer Berg ora riconvertita in uno spazio culturale pieno di locali e negozi di piccolo artigianato) delizia il palato di chiunque voglia un piatto di tagliatelle all’uovo come si deve.

La pasta fatta in casa sul momento e le file di attesa  davanti a Paisà

«Salsa al tartufo, pesto alla genovese e, ragù alla bolognese, carbonara e al pomodoro: questi sono i condimenti che abbiamo sempre, ma ogni mese mettiamo uno special a seconda dei prodotti freschi e di stagione che riusciamo a intercettare. Può essere un pesto di zucchine con mandorle e pinoli, una salsa di ricotta e noci o altro ancora. Facciamo le tagliatelle davanti al cliente tirando la pasta  a mano. La farina è italiana, mischiamo la 00 con quella di semola perché con questa combinazione abbiamo trovato il risultato che più ci soddisfa.  Tutti i prodotti li scegliamo con cura qui a Berlino da diversi fornitori italiani, che abbiamo selezionato nel tempo».

Cosa amano (e cosa non amano) i tedeschi quando si tratta di mangiare italiano

«I tedeschi sembrano essere molto più preparati in materia di “buona cucina” rispetto al diffuso stereotipo che ne capiscano poco. Oggi sanno riconoscere cosa è buono da cosa no. Ci capitano clienti che prima di scegliere la carbonara ci chiedono se è fatta senza panna. La concorrenza è alta, non possiamo – né vogliamo –  abbassare mai lo standard qualitativo sia per ragioni di mercato che per la nostra ambizione personale: Paisà nasce da un’idea tutto sommato molto semplice: fare un prodotto che ci piace ed essere felici di condividerlo con gli altri.»

©Luca Caratazzolo

Perché lasciare Napoli

«Non siamo scappati dall’Italia. Volevamo viaggiare, fare esperienze altrove in un momento in cui nulla di particolarmente saldo, al di là della famiglia, ci teneva legati alla nostra città. Il progetto era quello di prendere un anno di pausa dall’Italia ed esportare lo street food all’estero, perché ci sembrava un’idea semplice, spendibile e che non richiedesse grandi investimenti». Francesco nel curriculum vanta una laurea in lingue e letterature straniere. «Dopo gli studi ho vissuto però un po’ a Londra  per ottenere l’abilitazione come insegnante di inglese. Dopo sono tornato a Napoli e ho cominciato a lavorare presso una scuola di lingue privata». Anche l’esperienza di Lodovica è legata al viaggio e all’incontro con culture. «Lavoravo nell’ambito  della cooperazione e dello sviluppo. Ho collaborato con diverse cooperative sociali e Ong, prima in Kosovo, poi a Napoli.  Se è vero che non siamo quindi dei fuggitivi, è indubbio che vivere oggigiorno nella nostra città non è facile. Ricordo una festa con amici un paio di Natali fa a Napoli. Mi guardai intorno e realizzai che tutti gli invitati vivevano all’estero, chi in Francia, chi in Inghilterra, chi ancora più lontano.  È in quel momento che ho capito quanto un’intera generazione si sia ormai sradicata da Napoli. Il grande problema non è che si parte, ma che poi non si torna indietro. Non c’è ricambio né il nostro Paese attrae immigrazione qualificata. Una volta partiti non si è attratti a rientrare perché le condizioni di lavoro che si troverebbero non sarebbero paragonabili a quelle ottenute stando fuori».

Perché scegliere Berlino per Paisà

«Non abbiamo pensato subito alla capitale tedesca. La prima scelta era Amsterdam, ma facemmo un sopralluogo scoprendo che il costo della vita è decisamente più elevato di quanto immaginassimo. La nostra attenzione si era allora spostata sulla Spagna, ma dopo essere arrivati sul posto ci siamo resi conto che lì lo street food non era ancora “esploso”. L’idea di venire a Berlino ce l’ha suggerita una sera un amico che già ci viveva . Ci siamo trasferiti di punto in bianco, senza un  particolare piano organizzativo o di investimento. Per progettare la partenza, però, ci abbiamo impiegato circa 4 mesi. Speravamo e pensavamo di avviare il lavoro da subito e in effetti così è stato. Dopo circa tre mesi dal nostro arrivo, ad aprile, abbiamo iniziato la nostra attività, comprando inizialmente uno stand e con il tempo tutta l’attrezzatura necessaria. Da lì abbiamo iniziato a proporci in giro perché in quest’ambito è così che funziona. Dopo aver fatto un giro per i mercati della capitale abbiamo conosciuto Frank di Isola Italia con il quale abbiamo lavorato per qualche mese, mentre parallelamente mettevamo su  la nostra attività in proprio. Sempre lui ci ha messo in contatto con altre persone. Per l’inizio del nostro progetto abbiamo dovuto chiedere una licenza e questo non è stato molto difficile. In Italia non avevamo mai avuto esperienze nel mondo della cucina, ma, io, Francesco avevo lavorato saltuariamente a Londra per due anni e mezzo con un amico romano che faceva paella. A distanza di qualche anno possiamo dire di essere soddisfatti della scelta. A Berlino è sempre possibile ritagliarsi un proprio spazio. La più grande sfida una volta trasferiti qui è la barriera linguistica che c’è ancora adesso, seppur non come prima visto che abbiamo studiato il tedesco con diversi corsi, e gli inverni lunghi e rigidi. Rimane un po’ di sofferenza per alcuni aspetti culturali non tanto con amici tedeschi giovani abituati a viaggiare, ma con persone di una certa età. In alcuni ambiti, soprattutto burocratici, notiamo ad esempio una certa rigidità che, per noi italiani forse è ancora più difficile che per altri da accettare. L’Italia vista da lontano però mette un po’ di tristezza. Ogni tanto ci chiediamo se valga la pena tornare, anche solo per lottare in prima linea e far sì che qualcosa cambi. Non si può solo criticare, bisogna anche agire. Non sappiamo però quale sarà il nostro futuro. Forse, a lungo, ancora qui dove abbiamo trovato un equilibrio di vita serena, forse in Italia o forse in un altro Paese ancora anche se, data l’età, l’idea di stare un po’ fermi non ci dispiace».

Paisà – Frische Pasta Berlin

ogni domenica allo street market della Kulturbrauerei ( Schönhauser Allee 36, 10435 Berlin) dalle 12 alle 18

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