Systemsprenger, storia di una bambina violenta che non riesce a trovare il suo posto nella società

Dopo la giornata inaugurale la 69esima Berlinale entra nel vivo

In concorso per l’Orso d’oro, il film Systemsprenger della giovane regista tedesca Nora Fingscheidt qui al suo esordio nel mondo del cinema, storia di una bambina dal carettere violento e selvaggio che gli adulti non riescono ad aiutare. Protagonisti della pellicola la giovanissima Helena Zengel e Albrecht Schuch conosciuto soprattutto per i suoi ruoli nelle serie televisive Berlin Alexanderplatz e Bad Banks.
 

Una scena del film
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La Trama

Con il termine System Sprenger si indica un elemento che rompe l’ordine prestabilito di un sistema, un fattore che non è compatibile con esso. E Benni, bambina di 9 anni, simboleggia questa rottura. Sin da quando era all’asilo si rivela essere una bambina problematica, tanto che la sua madre naturale è costretta a rinchiuderla in una casa famiglia. A causa del suo carattere selvaggio e violento, Benni dovrà spostarsi continuamente da una famiglia adottiva all’altra. A scuola le risse con i suoi compagni sono all’ordine del giorno, gli psichiatri dove è in cura pensano che per risolvere i suoi problemi basti imbottirla di ogni tipo di psicofarmaco, arrivando a somministrarle delle pastiglie solitamente prescritte a gravi schizofrenici adulti. Abbandonata da tutti sembra che le uniche due persone disposte ad ascoltarla e ad aiutarla veramente siano la dottoressa Bafanè e l’assistente sociale Micha.

La regista ha realizzato Systemsprenger «per aiutare i bambini come Benni»

Durante la conferenza stampa per la presentazione del film la regista ha spiegato perchè ha scelto di raccontare questa storia. «Sono affascinata dai bambini che non possono essere domati, come Benni, dotata di un’incredibile forza e resistenza. Ma sono, al contempo, figure tragiche perchè devono sperimentare delle cose orribili così presto e rischiano di giocarsi tutte le loro possibilità per il futuro». Durante tutto il film, educatori, assistenti sociali e medici cercano di risolvere questo ‘crash del sistema’ per rendere Benni, e i bambini come lei, compatibili con la vita nella società civile. Per il mondo medico la soluzione è molto semplice, un cocktail di farmaci e sedativi, per alcuni educatori presenti nel film l’unica soluzione sarebbe eliminare definitivamente questo ‘errore’ di sistema spedendo Benni in un campo di rieducazione in Kenia; la madre è praticamente assente nella vita di Benni. Micha è l’unico che tenta di salvare la bambina, prima ascoltandola e poi portandola con sè in mezzo ai boschi per alcuni giorni. È qui che, a contatto con la natura e con un mondo selvaggio, molto più simile a lei, Benni cambia totalmente carattere. La situazione cambia radicalmente quando viene riportata in città, all’interno del ‘sistema’ Benni ritorna ad essere un’anomalia. Sembra quindi che non ci sia alcun modo di salvare Benni, lasciata in balia di adulti a cui niente importa, se non di renderla un membro civile di una società stereotipata. In tutti i modi questo elemento di disturbo deve essere eliminato dalla nostra società per rendersi compatibile ad essa, gli adulti sembrano non capire che, in un sistema, è possibile avere dei bug, e, probabilmente, l’unica soluzione possibile è lasciare che questi elementi di rottura, che sempre sono esistiti e sempre esisteranno, siano semplicemente ascoltati. La loro energia deve essere veicolata in maniera costruttiva da educatori competenti perchè, citando una famosa canzone dei Pink Floyd We don’t need no thought control.

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