Iggy Pop in concerto ©Kris Krug CC BY-SA 2.0 da Flickr https://www.flickr.com/photos/kk/491716195/

The Idiot e Lust for Life, la storia dei due leggendari album berlinesi di Iggy Pop (con lo zampino di Bowie)

Terminata l’esperienza con gli Stooges, Iggy Pop si trasferì a Berlino con l’amico David Bowie

La Fun House era ufficialmente chiusa e Iggy Pop si trovava a spasso, bloccato in un vortice di alcol, droghe e problemi mentali. Non che il suo sodale, David Bowie, versasse in condizioni migliori, anzi. I due si imbarcarono insieme nello Station to Station Tour, giro di concerti che seguiva l’omonimo album di Bowie. Per entrambi la situazione era ormai quasi al limite, con Iggy che si fece addirittura ricoverare all’Istituto Neuropsichiatrico dell’UCLA di Los Angeles per tentare di ripulirsi. Ma la cosa non funzionò. L’unica soluzione era scappare dall’America, la mèta scelta fu Berlino Ovest, per l’esattezza un grazioso appartamentino al quarto piano (Bowie abitava al primo) di Hauptstrasse 155, quartiere di Schöneberg.

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The Idiot inaugura il florido periodo berlinese di Iggy Pop e David Bowie

Pensare di disintossicarsi nella Berlino degli anni ’70 poteva sembrare un’impresa impossibile. Per il Duca e l’Iguana si rivelò, invece, una scelta vincente. Il primo risultato di questa ripulita fu l’album The Idiot, scritto in coppia con Bowie e registrato in gran parte agli Hansa Studios nel 1977. The Idiot inaugura ufficialmente quel florido periodo di creatività che di lì a pochi mesi portò anche Bowie ad entrare agli Hansa per registrare Low, primo atto della Trilogia Berlinese. The Idiot conteneva già gli elementi fondamentali che avrebbero caratterizzato gli album bowiani. Iggy abbandonò la ruvidezza del proto-punk dei primi lavori con gli Stooges, lasciandosi alle spalle il “cercare e distruggere” e le scorribande da punk tossico. Un suono più curato, elegante, a tratti freddo, in cui la mano di Bowie si sente eccome, con citazioni colte, già a partire dal titolo, tratto dal romanzo di Fedor Dostoevskij. Con Sister Midnight e Nightclubbing i due ci portano nella decadente notte berlinese, dipingendo un affresco in bianco e nero della loro vita a Berlino, con un geniale mix tra funky e krautrock. Anche la copertina dell’album riflette l’algida atmosfera teutonica in cui i due erano sprofondati, con un Iggy Pop in una posa che ricorda le opere del pittore Egon Schiele. Anche qui lo zampino di Bowie si riconosce, dato che l’espressionismo tedesco era uno dei movimenti artistici più apprezzati dal Duca Bianco; basti pensare alla copertina di “Heroes” in cui viene citato di nuovo Schiele. Iggy era un diamante grezzo che, grazie all’influenza di Berlino e dell’amico Bowie, era destinato a diventare una pietra preziosa. The Idiot fu solo il primo passo di questa rinascita.

Lust for Life, il secondo atto della rinascita di Iggy Pop

Dopo l’uscita di The Idiot, Iggy Pop si imbarcò in un tour per presentare dal vivo le nuove canzoni. Inutile dire che sul palco c’era anche Bowie, ai cori e alle tastiere. Neanche il tempo di rilassarsi terminato il tour, i due rientrarono subito agli Hansa per registrare il successore di The Idiot, Lust for Life. «Io e David eravamo decisi a registrare l’album in maniera molto veloce, cosa che facemmo, mixaggio compreso, in appena otto giorni e, dato che l’avevamo fatto così velocemente, ci avanzarono un sacco di soldi, che ci dividemmo». Nonostante il poco tempo, la qualità delle canzoni di Lust for Life non aveva nulla da invidiare alle tracce di The Idiot. Ma se quest’ultimo era caratterizzato da sonorità che si possono definire “tranquille” e intimiste, in Lust for Life Iggy Pop spinge sul pedale dell’acceleratore sfoderando l’animalità hard-rock che l’aveva reso famoso con gli Stooges. Ma non è una rabbia cieca come nei suoi primi lavori: questa volta l’aggressività punk è mediata con la maturità artistica di The Idiot, una maturità che in Lust for Life trova il suo apice. Nonostante Bowie partecipi ancora attivamente sia alla stesura dei brani che in fase di registrazione, la sua presenza è sicuramente meno invasiva rispetto a The Idiot. Il primo singolo estratto da Lust for Life fu la canzone omonima, con un riff che è subito entrato nella storia del rock e che, leggenda vuole, sia stato composto da Bowie all’ukulele. Una canzone in cui l’Iguana ricorda i suoi anni da eroinomane, non per niente scelta come colonna sonora del film Trainspotting nel 1996. The Idiot e Lust for Life rappresentano contemporaneamente la rinascita e l’apice artistico della carriera di Iggy Pop, tutto questo grazie alle vibrazioni che una città come Berlino ha saputo trasmettere al musicista e al fondamentale apporto dell’amico Bowie.

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Berlino Schule tedesco a Berlino

Berlino Schule tedesco a Berlino

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Immagine di copertina: Iggy Pop in concerto ©Kris Krug CC BY-SA 2.0 da Flickr