Un quinto dei maiali dei macelli in Germania viene buttato via. E i prezzi rimangono bassi

Perché tredici milioni di maiali finiscono nella spazzatura

In Germania sono circa 58 milioni i suini macellati ogni anno. In Europa oltre 252 milioni, 13 milioni in Italia. La Germania è il maggior produttore: circa il 25% di tutta la produzione europea. A seguire Spagna, Francia e Polonia. Negli allevamenti intensivi tedeschi muoiono ogni anno più di 13 milioni di suini senza mai arrivare sulle tavole. È un numero spaventoso, complice l’estensione della zootecnia di massa. Infatti, secondo uno studio dell’Università di Medicina Veterinaria di Hannover, tale cifra è così esorbitante perché gli animali muoiono prima ancora di essere uccisi. Un quinto dei maiali allevati in Germania per l’industria della carne, non raggiunge nemmeno il macello. Si ammalano e la causa principale sono le misere condizioni dell’allevamento, concatenato ai prezzi bassi del commercio. Legalmente la situazione rimane complicata: la quota di carne di maiale biologica nella vendita al dettaglio è inferiore all’1%. La situazione delle stalle è critica, ma il governo federale non ha adottato alcuna disposizione obbligatorie in merito. L’organizzazione per i diritti degli animali Ariwa considera l’industria degli animali come un’area senza legge.

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Gli allevamenti intensivi stanno distruggendo il Pianeta

Secondo la FAO il mondo deve limitare la dieta a base di carne e derivati per combattere gli effetti del cambiamento climatico. Gli allevamenti intensivi, legati alle economie di scala, sono responsabili di almeno il 18% delle emissioni di gas serra a livello globale. Nello specifico: l’intero settore dei trasporti produce il 13% dei gas ad effetto serra attuali, molto meno rispetto agli allevamenti intensivi. Inoltre questi ultimi sono responsabili del 65% delle le emissioni di ossido di azoto prodotte dall’uomo, un gas serra 296 volte più potente dell’anidride carbonica, che rimane nell’atmosfera per oltre 150 anni. Per quanto concerne il consumo dell’acqua, l’allevamento intensivo ne è responsabile per l’85%. Senza contare che circa ogni minuto vengono tagliati 1-2 acri di foresta pluviale per fare spazio alle colture dei mangimi destinati agli animali. È stato, infine, calcolato che ogni secondo scompaiono circa 137 specie di piante e animali a causa della distruzione della foresta pluviale. Tutto ciò rappresenta un problema gravissimo dal momento che la biodiversità garantisce la stabilizzazione del clima, l’assesto idrogeologico, la formazione del suolo, la fotosintesi, impedisce la diffusione degli agenti patogeni e assicura il mantenimento della qualità dell’acqua.

Non solo in Germania. Le cruente abitudini negli allevamenti dei maiali in Europa

L’allevamento di maiali è un settore altamente industrializzato. La maggior parte dei suini sono allevati al chiuso, in condizioni non naturali. Trattati come unità di produzione della carne, non come esseri senzienti. Sottoposti a varie forme di mutilazione, dal mozzamento della coda alla troncatura dei denti, fino alla castrazione chirurgica senza anestesia. Seppur nel 2010 sia stata sancita la Dichiarazione di Bruxelles “Boar 2018” con l’obiettivo di mettere fine a questo atto di crudeltà nel territorio dell’Ue, nel 2014, un primo rapporto ha rilevato che tale obiettivo sia ancora ben lontano dall’essere raggiunto dall’industria zootecnica. Nella redazione è addirittura emerso che le Istituzioni nazionali di molti Paesi dell’Unione Europea non intendono applicare la norma per la protezione dei suini negli allevamenti. L’industria dei suini fattura ogni anno miliardi di euro, ma questo non la rende, o non dovrebbe renderla, al di sopra delle leggi e dell’etica morale. È giunto il momento che le industrie del settore prendano atto che suddette pratiche, oggi ancora tollerate e concesse, non hanno più ragione di esistere.

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Immagine di copertina: Maialino, © marcelaarrubla0329 CC0 on pixabay