Pianista Wladyslaw Szpilman Adrian Brody

Wladyslaw Szpilman, la storia del pianista ebreo sopravvissuto che ha ispirato Polański

La vita del pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, raccontata nel film “Il pianista” di Polański

La storia di Wladyslaw Szpilman, pianista polacco di origine ebraica durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata raccontata da lui stesso nell’autobiografia dal titolo “Il pianista”. Nel 2002, Roman Polański realizzò il film omonimo. Ciò che commuove della vita di Szpilman è la sua grande passione per la musica, che riuscì a salvarlo dalle deportazioni naziste, a cui, invece, non poterono sottrarsi i suoi familiari. La sua storia fu un susseguirsi di difficoltà, con l’unica costante dell’amore per il pianoforte, che lo accompagnò fino alla fine, anche durante i periodi più duri.

Wladyslaw Szpilman: gli studi e la vita nel ghetto di Varsavia

Wladyslaw Szpilman nacque il 5 dicembre 1911 in una famiglia di musicisti. La passione per la musica gli fu trasmessa proprio dalla madre, che per prima gli diede lezioni di pianoforte. Da quel momento in poi Wladyslaw dedicò la sua vita alla musica: studiò prima all’Accademia Chopin di Varsavia, poi all’Accademia delle Arti di Berlino. Terminati gli studi, tornò a Varsavia, dove intraprese una carriera di successo come pianista e compositore, collaborando anche con la radio polacca. Wladyslaw e la sua famiglia vissero un periodo di difficoltà a partire dal 1939, anno in cui la Germania invase la Polonia. Durante gli anni delle persecuzioni naziste, Szpilman fu relegato nel ghetto ebraico di Varsavia, dove erano rinchiuse più di 400.000 persone. Durante questi anni Wladyslaw non smise comunque di suonare, lavorando come pianista al Café Nowaczesna.

Come la sua musica lo salvò dai campi di concentramento

Durante gli anni in cui vissero nel ghetto di Varsavia, Wladyslaw Szpilman e la sua famiglia furono selezionati per il traferimento nel campo di concentramento di Treblinka, in Polonia. Ma fu la musica a salvare Wladyslaw da questo destino. Un poliziotto del ghetto riconobbe Wladyslaw dopo averlo visto suonare in uno dei suoi concerti e decise di non farlo salire sul treno per Treblinka. La sua famiglia, tuttavia, non riuscì a sopravvivere. Wladyslaw continuò a vivere nel ghetto ebraico fino al 1943, per poi vivere nascosto in vari luoghi di Varsavia. Tra questi vi fu anche un edificio fatiscente, in cui Wladyslaw si nascose nel 1944. Qui un ufficiale tedesco lo scoprì, ma dopo aver ascoltato la sua storia da pianista – e dopo averlo sentito suonare – decise di aiutarlo e, da quel momento in poi, gli procurò periodicamente del cibo e lo tenne al sicuro.

La vita di Wladyslaw Szpilman nella letteratura e nel cinema

Lo stesso Wladyslaw in un’autobiografia dal titolo “Il pianista”, pubblicata nel 1946 in Polonia, decise di raccontare la sua esistenza travagliata, segnata dalla passione per la musica e dall’orrore delle persecuzioni naziste. Il figlio dell’autore, anni dopo, riscorprì il libro e lo ripubblicò in Germania con il titolo “Das wunderbare Überleben”, che fu d’ispirazione per il regista Roman Polański. Il film ebbe un grande successo in tutto il mondo: vinse la Palma d’Oro al 55° Festival di Cannes e valse l’Oscar come miglior attore ad Adien Brody, che nel film interpreta il personaggio di Wladyslaw. 

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