“L’arte deve essere per tutti”. L’allarme parte da una mostra di Berlino. “Troppa mercificazione”

Quanto è complicato, oggi, nell’arte contemporanea, guadagnarsi visibilità e prestigio? Quanto è complicato emergere, con le migliaia di artisti bravi e bravissimi, con le centinaia di gallerie di alto e altissimo livello? Le possibilità sono qua e là, impalpabili: occorre, e non è facile, avere intelligenza e sensibilità per captare lo spirito del tempo, quello che la filosofia tedesca chiama Zeitgeist. Oggi non basta neanche più essere un bravo artista, per incontrare il favore della società. L’artista bravo, oggi, è l’artista che vende il proprio successo a caro prezzo.

Nessuna sorpresa, se si è già abituati all’idea di una mercificazione totale di ogni idea e concetto. Laddove trovavamo un tempo il piacere di trattare i più svariati campi del sapere e dell’azione, lì oggi subordiniamo tutto al ritorno economico a breve termine. I musei e le case d’asta si comportano come mercati finanziari, e noi nel frattempo acquistiamo, vendiamo, scambiamo, ingaggiamo, negoziamo.

In questo contesto vale forse la pena fermarsi all’Akademie der Künste e fare due chiacchiere con il suo presidente, Klaus Staeck, che ha recentemente dato il via al progetto Kunst für Alle, “ Arte per tutti ”, in esposizione fino al 7 giugno 2015. La mostra è dedicata all’idea, non troppo recente, di democratizzazione del mercato dell’arte, o, per l’appunto, ad un modello alternativo di mediazione che protegga l’arte da una crisi che è, né più, né meno, espressione chiara e lampante della società in cui è inserita.

Racconta Staeck: «Vogliamo dar voce alle iniziative coraggiose e alla presa di posizione attiva di una generazione di artisti anticonformisti, che dagli anni ’60 lotta contro l’egemonia delle istituzioni e a favore della produzione e distribuzione di opere a prezzi accessibili».

In esposizione oltre 300 stampe ed un collage di testimonianze e documenti relativi ad azioni politiche che hanno interessato il panorama artistico e, in particolare, la storia socio-politica della Repubblica Federale tedesca dal 1960 ad oggi. Insieme alle opere del fondatore Klaus Staeck, che non a caso è stato uno dei primi “pro”-democratizzazione artistica, compaiono i nomi di 150 artisti, tra cui Joseph Beuys, Marcel Broodthaers, Christo, Hanne Darboven, Kirsten Klöckner, AR Penck, Sigmar Polke, Rosemarie Trockel e Wolf Vostell, che insieme a Staeck hanno sostenuto il modello di un’arte libera e per tutti.

Come si diceva: niente di più azzeccato, in un’epoca in cui è la trattativa a farla da padrona. Insomma, per quanto, sì, l’arte non possa più essere pensata prescindendo dalle logiche del mercato, duro mecenate della società odierna, e per quanto, giusto o no, preoccupante o no, questo faccia parte di quella serie di trasformazioni che il mondo artistico ha subito, e creato, negli ultimi decenni, c’è ancora qualcuno che, all’interno di questo stesso panorama, continua a sorprendere.

Come non citare Andy Warhol, che ai suoi tempi confessava, neanche troppo velatamente, che «l’arte degli affari sta un gradino al di sopra dell’Arte. Ho iniziato da artista commerciale e voglio finire da artista degli affari. Dopo aver fatto quella cosa che si chiama “arte” o con qualunque altro nome la si voglia indicare, mi diedi all’arte degli affari. Dicevano: i soldi sono un male – lavorare è male. E invece fare soldi è arte, e gli affari ben fatti sono la migliore espressione d’arte. […] Era sufficiente per me il fatto che l’arte fosse stata incanalata nel commercio, fuori dal chiuso di certi ambienti, dentro il mondo della realtà»

Sia pure, Andy, un personaggio del suo tempo – che è pure il nostro. Sia pure, forse, un po’ troppo venale per i nostri gusti. Eppure, certo, non si può dire che non avesse colto il punto.

Kunst für Alle

18.03. – 07.06.2015
Orari: Martedì – Domenica, ore 11 – 19
Entrata: 6 € intero, 4 € ridotto, gratis martedì
Akademie der Künste, Hanseatenweg 10, 10557 Berlin
www.adk.de