«La mia gemella morta anni dopo gli esperimenti di Mengele, il dottore del nazismo»

«Io e mia sorella siamo state selezionate ad Auschwitz per prendere parte ad uno dei tanti esperimenti del dottore nazista Josef Mengele»

Sono queste le parole di Eva Mozes Kor, sopravvissuta all’Olocausto. Con lei anche la sorella gemella Miriam. Entrambe sono state vittime dei tremendi esperimenti nazisti, che hanno reso la loro vita un inferno.

L’arrivo nel campo di concentramento di Auschwitz

«Io e mia sorella gemella Miriam siamo nate nel 1934 in Transilvania, Romania. Nel 1944 io e la mia intera famiglia siamo stati deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Appena arrivati non potevamo fare a meno di notare quanto la gente fosse spaventata e disperata. In molti piangevano, urlavano e le guardie del campo erano accompagnate da alcuni cani che ci ringhiavano contro. Siamo stati costretti a metterci in fila e siamo stati esaminati. Mio padre e le mie sorelle più grandi erano stati già portati via. Io e mia sorella eravamo aggrappate a nostra madre. Ad un certo punto una guardia si è avvicinata a noi e ha chiesto a nostra madre se io e mia sorella fossimo gemelle e lei ha risposto di sì. All’improvviso è arrivato un altro nazista che ha spinto via mia madre. Ho ancora vivo il ricordo di come piangesse e si divincolasse affinché non ci portassero via. Quella fu l’ultima volta che ho visto mia madre».

Gli esperimenti di Josef Mengele sulle coppie di gemelli

Josef Mengele è stato un antropologo, dottore e criminale di guerra durante il regime nazionalsocialista. È tristemente noto per aver attuato diversi sperimenti su cavie umane all’interno del campo di concentramento di Auschwitz. Le sue vittime predilette erano i bambini, in particolare i gemelli. «Il dottor Mengele si presentava da noi ogni giorno e voleva sapere quante “cavie” aveva a disposizione. Io sono stata usata in due tipi di esperimenti: il lunedì, il mercoledì e il venerdì mettevano me insieme a mia sorella e altri gemelli in una stanza; lì rimanevamo in piedi nudi fino a otto ore al giorno. Mi hanno misurato qualsiasi centimetro del corpo e poi lo paragonavano al corpo di mia sorella. Il martedì, giovedì e sabato invece ci portavano nel laboratorio di analisi. Mi stringevano con dei lacci emostatici per far sì che il sangue non fluisse. Dopo prelevavano un sacco di sangue dal braccio sinistro, e ricevevo come minimo cinque iniezioni nel braccio destro. Non si è mai scoperto né allora né adesso che tipo di iniezioni fossero».

Le conseguenze delle iniezioni “misteriose” di Mengele

«Dopo una di quelle iniezioni mi ammalai terribilmente. Iniziai a sentirmi molto debole ed ebbi una febbre molto alta. Le mie braccia iniziarono ad essere doloranti e gonfie. Sentivo la mia pelle bruciare terribilmente come se fosse stata esposta sotto al sole del mese di agosto. Il giorno dopo, quando fui portata nuovamente al laboratorio di analisi, non mi iniettarono nulla ma mi misurarono la temperatura e mi portarono in ospedale. L’ospedale era una delle tante baracche e vi erano un sacco di persone. Qui Josef Mengele mi fece visita e disse che non ce l’avrei fatta e che sarei morta nel giro di qualche settimana. Ma io volevo vivere, mi dissi “devi sopravvivere, devi sopravvivere!” anche se non riuscivo più a camminare per il dolore. Ci vollero tre settimane affinché mi rimettessi del tutto e mi riportassero da mia sorella Miriam».

Le conseguenze delle iniezioni su Miriam

«Quando ritornai da mia sorella Miriam la vidi seduta su un letto che fissava il vuoto. Quando le chiesi cosa le fosse successo mi rispose che non riusciva a parlare e che non l’avrebbe mai fatto. Non parlammo di Auschwitz fino al 1985. Quando le chiesi finalmente di quell’episodio lei mi disse che era stata portata in laboratorio e lì rimasta in osservazione per ventiquattro ore al giorno. Disse inoltre che le avevano iniettato un numero considerevole di sostanze che la avevano resa molto debole». Miriam si è ammalata dopo diversi anni di diverse infezioni renali. Dopo diversi anni la malattia si è aggravata ulteriormente tanto da essere studiata. Si scoprii che i reni di Miriam non erano mai cresciuti e che somigliavano a quelli di un bambino di dieci anni. Miriam non avrebbe potuto sopportare nessuna gravidanza. Ha avuto due figli ma al terzo i reni sono collassati. Eva ha donato alla sorella il suo rene sinistro essendo l’unica compatibile. «Avevo due reni ed una sola sorella, la scelta fu semplice». Ma dopo diversi anni a Miriam è stato diagnosticato un cancro all’interno della vescica, e morì di lì a poco.

La morte di Miriam

I dottori dissero ad Eva che avrebbe dovuto cercare gli archivi dove i nazisti raccoglievano i dati sulle sperimentazioni di Auschwitz, ma purtroppo non vennero trovati. «Non sapremo mai cosa ci hanno iniettato all’interno dei nostri corpi ed è proprio per queste iniezioni che mia sorella Miram è morta, il 6 giugno del 1993». Nonostante la perdita della sorella e dell’intera famiglia a causa dei nazisti, Eva Mozes Kor ha deciso di voler perdonare Mengele e il dottore che lavorò con lui, Hans Wilhelm Münch. Quest’ultimo ha scritto in seguito che era consapevole di aver ucciso milioni di persone e che si scusava di aver preso parte al genocidio nazista.

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Immagine di copertina: tratta dal video Youtube © I Survived The Holocaust Twin Experiments