«Io, ex produttore cinematografico, ora rappresento il vino BioIntegrale in Germania. E sono felice»

A tu per tu con Salvo Matranga

«Riconoscere un buon vino? È un po’ come andare al cinema. I paralleli sono tanti. Il primo parte dalla percezione che il consumatore ha di ciò che si trova davanti. Sotto un certo livello qualitativo percepisce il tutto come un lavoro amatoriale, una cosa fatta tra amici. Un filmino di famiglia in super8 come un vino fatto in economia. Sopra un certo livello, invece ecco che tutto acquisita un senso, si capisce la cura per il dettaglio, l’impegno e l’investimento economico di chi lo ha realizzato. Certo, poi non è detto che piaccia sempre. Dipende dai gusti e dallo stato d’animo. Si può avere voglia di un thriller un giorno e di un dramma un altro, di un rosso durante una tarda serata con la donna che ami o di un bianco durante una calda giornata d’estate con gli amici. Le preferenze cambiano nel tempo, gli accostamenti non sono mai gli stessi. Il nome, la locandina, come il piacere di vedere una bella etichetta. Bere vino scadente è come perdere un’ora e mezza della propria vita a guardare una film che ci si scorderà il giorno dopo, nessuno te la ridarà indietro. I paralleli continuano. Sia un film che un vino hanno bisogno di premi, recensioni e riconoscimenti prestigiosi per emergere nel mercato per la propria qualità, e non solo per il battage pubblicitario che ne accompagna la distribuzione. Forse però sono io che da ex produttore cinematografico, ora che da tre anni lavoro come rappresentante di vini in Germania, vedo solo analogie tra questi due mondi. Ed è questa la ragione per la quale mi ci approccio con così tanta passione».

Salvo Matranga
, classe 1979, nato a Palermo, ma trasferitosi a Roma a 21 anni per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia – la scuola d’eccellenza del cinema italiano (lì dove hanno studiato da Antonioni a Verdone, passando dalla Cardinale) e tentare (e poi riuscire, per quanto a tempo determinato), la carriera di produttore cinematografico, è un fiume in piena. Lo stesso entusiasmo che anni fa lo spingeva a realizzare film, corti, spot e videoclip ora lo mette al servizio del vino.  «Dopo dieci anni di Roma, di successi, ma anche di delusioni, ho deciso di cambiare vita. Prima Londra e poi Berlino. Qui, dopo due anni presso un’agenzia di rappresentanza di vini ho deciso di lavorare direttamente e in esclusiva per la famiglia Casadei, a capo dell’omonimo gruppo di aziende vinicole: Castello del Trebbio, Casadei e Olianas. Stefano, e sua moglie Anna, hanno creduto in me coinvolgendomi in un ambizioso progetto di espansione commerciale in Germania dei propri marchi. Il loro Lastricato Chianti Riserva ha appena ricevuto i tre bicchieri del Gambero Rosso. Non sarà come ricevere un Oscar, ma ci siamo vicini. Poter lavorare con loro è una grande soddisfazione».

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Salvo passa così le giornate a rifornire e stringere accordi con grossisti e ristoranti in tutta la Germania, a partire da Berlino, la sua nuova casa (dove peraltro ha trovato l’amore – con tanto di matrimonio multirazziale lo scorso settembre – con una ragazza di Hong Kong, ma questa è un’altra storia, molto berlinese…). «I ristoratori italiani sono sempre disposti ad ascoltare quando si parla di buon vino. Ho incontrato pochi esempi di quella che a volte, anche a sproposito, viene definita la vecchia generazione di ristoratori italiani in Germania. Quasi tutti miei interlocutori sono prima di tutto interessati a proprorre ottimi vini nella propria carta. Il problema nasce solo quando dall’aspetto professionale poi si passa all’amicizia. E non fare uno sconto ad un amico è sempre un brutto no da dire». Uno dei punti di eccellenza dei vini Casadei, sicuramente il più originale, è il protocollo agricolo del BioIntegrale, un progetto di evoluzione del vino biologico, sviluppato in collaborazione con l’Università di Firenze. «Tutte le aziende del gruppo sono condotte secondo questo sistema che parte dall’idea che si debbano rispettare e nobilitare sia l’ambiente che la popolazione locale in tutto il processo produttivo: pulizia degli appezzamenti solo con oche od ovini allo stato brado, utilizzo della trazione animale a scapito del trattore, raccolta manuale e trasporto a spalla dei frutti ed irrigazione solo di supporto». La vita professionale di Salvo per ora è incentrata sulla diffusione di questa filosofia produttiva. «Vedo la mia vita come un film. E ho la sensazione di essere ancora al primo tempo».

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