«Un’esperienza che ti cambia la vita». Erasmus 24_7: arriva il primo film italiano sull’Erasmus

di Francesca Matta

«L’Erasmus? Per molti studenti universitari è il primo momento della propria vita in cui ti trovi davanti ai problemi della vita da adulto senza potere fare affidamento su nessuno, se non su te stesso, avendo peraltro l’ostacolo della lingua. Che ti si rompa il riscaldamento o che tu rimanga chiuso fuori di casa avendo perso le chiavi chissà dove, c’è un problema che rimane costante: hai pochi soldi in tasca». L’Erasmus cambia la vita di chiunque lo viva. Che si ritorni in patria con un bagaglio di esperienze e conoscenze da portarsi dietro per il resto della propria vita, o si faccia tesoro del tutto per poi ripartire appena laureati, l’apertura mentale che ti dona è incancellabile. Ha provato a raccontarlo, nel 2002, L’appartamento spagnolo di Cédric Klapisch, lo fanno nuovamente, ma con un documentario sui-generis, originale e dissacrante come è loro solito,  Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan,  i tre filmmaker riunitisi nel collettivo ZERO, lo stesso che nel 2014 realizzò la campagna #CoglioneNo e il bel video Dubbio Made in. Il loro film si intitola Erasmus 24_7 e racconta 24 ore di 7 studenti di nazionalità diverse in soggiorno in sette città differenti: Berlino, Praga, Valencia, Istanbul, Roma, Bordeaux e Lisbona, tutte racchiuse in una giornata di 24 ore. Il film è stato presentato lo scorso 30 gennaio a Roma e si appresta a girare le città di mezzo-mondo (è girato in inglese), compresa quella Berlino dove i tre hanno anche vissuto un anno. «Lì c’è un gradino di civiltà completamente diverso rispetto a quello che c’è a Roma. Se in Italia giriamo delle scene nella Mini di Stefano davanti a casa sua ci fermano i carabinieri, a Berlino no, è assolutamente legale, è piena di persone che si danno da fare per realizzare i propri progetti, c’è un fermento diverso, trovi stimoli anche quando esci fuori e ti vai a prendere un panino da Burgermeister. A Roma se non hai una meta precisa diventa subito mentalmente faticosa l’uscita di casa. C’è però da dire che a Berlino non lavoravamo se non ai nostri progetti, quindi avevamo una libertà totale, cosa che a Roma non ci siamo mai potuti permettere».

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Erasmus 24-7, il progetto. Lo abbiamo pensato tre anni fa.«È stato molto impegnativo. Vivevamo all’estero, facevamo la vita da espatriati e ci sembrava interessante parlare della Erasmus Generation di cui tanto si chiacchiera. Non spiega la storia dell’Erasmus e del programma, andiamo subito dentro, nelle stanze, nei mattini, nei risvegli di questi ragazzi. È stato finanziato grazie al crowdfunding su indiegogo.com. Il video di presentazione era fatto piuttosto male. Ci avevano dovuto prestare la telecamera perché era l’unico giorno in cui non avevamo la nostra attrezzatura, insomma: tutto quello che non si deve fare in una campagna di crowdfunding, noi l’abbiamo fatto, ma incredibilmente, forse per il tema interessante e per il fatto che non ci sono molti progetti di questo tipo sull’Eramsus, abbiamo raccolto 5 mila euro, anche se è costato qualcosa in più. Inizialmente dovevamo partire solo io e Niccolò – una follia! – poi si sono aggiunti Alessandro, Benjamin Maier, che è il nostro direttore della fotografia e Lorenzo Schirru, il nostro fonico. Andavamo a dormire in ostelli super economici a Praga, in una stanza con cinque letti appoggiati alle pareti, che poi si è scoperto che erano ex appartamenti riarrangiati…ex bordelli».

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I protagonisti di Eramus 24_7.«In realtà abbiamo fatto una specie di “call” e abbiamo chiamato questi studenti ad auto-candidarsi per un provino tramite Skype, come vuole la miglior tradizione Erasmus. Alcuni, come Rita, studentessa di Ferrara che studiava a Berlino, l’abbiamo direttamente incontrata di persona, mentre in altre situazioni è stato più complicato, come ad esempio per il ragazzo che si trovava a Istanbul proprio nel momento degli scontri a Taksim Square, quindi non era il momento giusto per prendere un aereo e andare in Turchia. Siamo stati aiutati anche dall’associazione ESN- Erasmus Student Network. Ci si immagina il rito della colazione a Istanbul molto diverso da quello di Praga e Lisbona, ma sul campo abbiamo visto che non è così. Le abitudini di questi sette ragazzi sono le stesse, vivere in un appartamento condiviso a Praga non è così diverso dal farlo a Bordeaux. E alla fine abbiamo capito che questa era la chiave di lettura giusta, che non deve essere per forza vista in negativo perché lo studente Erasmus vive in una dimensione un po’ a sé stante, questo si sa. Il nostro film lo racconta in modo chiaro, perché noi passiamo da una città all’altra con lo scorrere del tempo senza dichiararlo: abbiamo deciso di ritrarre una sola giornata con sette studenti diversi, che ne rappresentano uno solo. È questa la ricchezza dell’Erasmus: unire».


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Dove si vedrà Erasmus 24_7.«Non è mai un progetto commerciale o a scopo di lucro perché per molti motivi non può esserlo: è sempre stato un po’ piratesco, un po’ indie, quindi trasformandolo in un progetto commerciale andremmo a violare alcune leggi sulla privacy e chissà quante altre cose. Sicuramente la via sarà il web e lo renderemo disponibile anche nei Paesi in cui si trovano i nostri founders, che non riuscirebbero a vederlo in altro modo. Stiamo pensando a Berlino (noi di Berlino Magazine stiamo organizzando una proiezione al Babylon di Berlino, seguiranno news ndr) la culla del progetto, e poi vedremo per le altre tappe».

Gli Erasmus del trio di Zero. Alessandro: «Io sono partito a Madrid nel 2008. Mi sono ritrovato per la prima volta con la mia vita in mano e una serie di problemi condivisi però con persone da tutta l’Europa, che parlano un’altra lingua e magari vivono a duemila chilometri da te e con cui, alla fine, si creeranno legami fortissimi. Stefano è stato invece a Kassel nel 2012: «Se mi sono laureato è stato grazie all’Erasmus. Ci sentiamo europei proprio perché abbiamo vissuto all’estero. Non ci sentiamo europei perché c’è il Parlamento europeo o perché c’è l’accordo di Schengen, che sicuramente aiutano come processi, ma quello che ci interessa dell’Erasmus è l’aspetto umano perché è in quel modo che è possibile sentirsi europei. E noi siamo riusciti a trasmettere questo messaggio perché passiamo da una colazione a Praga a un pranzo a Berlino senza che sia necessario specificarlo con una didascalia o far vedere lo spostamento».

L’Erasmus ti aiuta a capire l’importanza di Schengen. «Quando abbiamo iniziato a fare questo documentario si parlava di chiudere l’Erasmus. Queste sono leggi che sono in grado di cambiare la vita delle persone: quando cambi la vita delle persone, cambi le persone e quando cambi le persone fai politica. Se non cambi le persone, ma cambi le regole e le persone sono costrette ad aggirare quella regola, non rispondi a nessun bisogno, e questa non è politica, è un gesto tirannico».

Il futuro di Zero. «Noi come gruppo vogliamo tutti fare contenuto legato all’intrattenimento e al cinema. Ci piacerebbe stare in Italia, che è la nostra lingua e la nostra cultura, ma abbiamo sempre il trolley sotto il letto e uno scatolone ancora da disfare, letteralmente. E ci va bene così».

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