Brexit, hanno vinto i vecchi e gli ignoranti

Il Regno Unito esce dall’Unione Europea. Non sappiamo come, se i parlamentari britannici di Bruxelles da domani non voteranno più, se gli stessi immigrati europei, italiani, francesi o spagnoli che siano, potranno rimanere e beneficiare di diritti identici a quelli dei britannici o meno, se e come saranno le conseguenze sociali ed economiche di questa scelta, ciò che possiamo dire con certezza però è che ad esultare nel Regno Unito oggi sono soprattutto persone anziane e con bassi livelli di istruzione.

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L’età. Come già dimostrava lo studio preelettorale realizzato da YouGov, il desiderio di uscire dall’UE sale al crescere dell’età. Tra i 18 e i 24 anni il rapporto Rimanere/Lasciare è 64% vs 24% (il resto neutrale), nella fascia d’età 25-49 è 45% vs 39%, tra i 50-64 avviene un sorpasso la cui distanza aumenta quando si parla di 65enni e più. Secondo i dati raccolti invece a seggi chiusi la differenza sarebbe ancora maggiore: il 75% di chi ha 24 anni o meno e il 56% tra chi ne ha 25 e 49, hanno votato per il Remain. Non è bastato per compensare i voti per il Leave dei 50enni e più.

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Il livello di istruzione. Stavolta prendiamo in esame un sondaggio di Nomis di cui potete osservare il grafico qui sotto. Più è alto il livello di istruzione, più si è sostenuto il rimanere nell’Unione Europea. Nello specifico, come riporta ancora YouGov, il 71% dei laureati britannici hanno votato per il Remain contro il 29% dei Leave. Voto generazionale quindi, ma anche di classe. A Londra, la città con la maggiore proporzione di stranieri in UK, ha votato a favore del Remain  il 75%.

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Il commento. L’Unione Europea non è perfetta. Contiene mille contraddizioni, ingiustizie e persone che ne sfruttano l’esistenza per fini personali. L’Ue però non è solo questo. È anche Erasmus, integrazione tra popoli, attività svolte a centinaia di chilometri di distanza senza la preoccupazione che se si perdesse il posto di lavoro si sarebbe costretti a rimpatriare. È la nascita di un sentimento “europeo” da parte di una generazione, a breve forse due, che oltre a sentirsi francesi, inglesi o spagnole, si sentono europee. Vale la pena ricordare quanto diceva Umberto Eco: «La sensazione di essere veramente europeo l’ho sentita quando mi trovavo oltreoceano, quando si passava una serata tra colleghi americani eccetera, ma c’erano lì un francese, un finlandese, quello che volete voi e dopo mezzanotte si riusciva a parlare meglio con il finlandese che con un americano, ci si trovava di casa, in quel momento lì si capiva cosa voleva dire essere europei». Esiste il sentirsi europeo ed è il più grande limite, guardando nel lungo periodo, alla possibilità di una nuova guerra mondiale. Del resto era questa l’ambizione del Manifesto di Ventotene del 1944 e di quei padri fondatori che di guerre, in Europa, non ne volevano più vedere. Eccoci invece nuovamente, causa crisi economica, ad essere comandati dalla pausa. Oggi ad esultare per la Brexit sono personaggi come Nigel Farage, Marine LePen e Matteo Salvini. “Politici” che cavalcano la demagogia e il populismo. Che sfruttano l’eccitazione di quelle fasce di popolazione più povere e meno istruite, le stesse che subiranno di più le conseguenze economiche della Brexit, per raccogliere facile consenso elettorale. Che fosse l’Europa e  l’accoglienza ai rifugiati, loro avrebbero sostenuto il NO a prescindere, senza neanche analizzare la situazione, accontentandosi di voti di protesta che, purtroppo per loro, ora saranno costretti a dimostrare essere stati corretti.  Questo gioco lo possono fare con chi non è abituato a sviscerare gli argomenti, chi vuole risposte semplici e chiare. E il No, con il suo assolutismo, lo è molto più di un Sì. Sia chiaro: era legittimo dare uno scossone all’Unione Europea, ma non metterne in dubbio la sua stessa esistenza. In Italia i Trattati Internazionali non possono essere sottoposti a quesiti referendari. Per quanto scadente, una classe politica che voterebbe contro gli interessi della collettività si dovrebbe assumere le responsabilità di un tracollo economico immediato difficile poi da giustificare. Purtroppo, come diceva il grande Bertrand Russell: “Non ci si può fidare che agiscano con umanità o pensino con giudizio né un uomo né una folla né una nazione quando sono sotto l’influenza di una grande paura”.

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Photo: © Wikimedia

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