C’è un’Italia migliore di chi la governa. Solo che nessuno la racconta

Qualche giorno fa ero sul pullman mattutino Benevento-Napoli, come sempre molto affollato. Poco prima di partire sale una giovane mamma nigeriana con un bimbo di circa due anni.

Faccio posto a fianco a me, lei ringrazia in un italiano stentato. Ha lo sguardo sofferente, spaurito, disorientato. Il suo bambino invece è vispo e allegro. Mi fissa curioso, gli sorrido, e allora lui mi saluta con la mano e prorompe in un «ciao!» talmente gioioso che fa sorridere tutti i passeggeri circostanti. Da quel momento in poi la noia sonnacchiosa del viaggio si trasforma in una sessione di gioco collettiva: il piccolo scarabocchia sul bloc notes che gli offro, lancia continuamente in aria la matita esclamando «caùto!», afferra le mani della signora seduta di fronte che finge di non restituirgli il taccuino, coinvolge le studentesse di giurisprudenza alla sua destra che gli chiedono un bacio (che lui, dopo qualche resistenza vergognosa, concede). Il tutto sotto gli occhi divertiti e inteneriti dei passeggeri più distanti, a loro volta partecipi di un piccolo sprazzo di banale, straordinaria umanità. Un’umanità riscontrabile sempre più di rado specie se, abituati al multiculturalismo berlinese (nella capitale tedesca ho vissuto due anni), ci si ritrova immersi in quel calderone ribollente d’odio che pare diventata l’italia giallo-verde.

Arrivati a Napoli, ad ogni modo, la mamma non si rende conto che la sua fermata – stazione Garibaldi – è già passata. Allora l’impiegata addetta al controllo biglietti comprende lo spaesamento della donna e, viste le difficoltà di mediazione linguistica, le spiega la strada a gesti. Poi chiede al conducente di fermarsi al primo slargo utile in modo da non farle percorrere a piedi, col bimbo in braccio, tutta la strada a ritroso dalla fermata successiva alla stazione.

Ogni società civile ha il governo che si merita, non c’è dubbio.

Noi abbiamo un governo di fascio-razzisti in luna di miele con il 60 percento degli italiani (così dicono i sondaggi), e questo significherà qualcosa. Ma c’è una parte di paese che è di gran lunga migliore di chi lo governa e della barbarie che ci avvilisce ogni giorno sui giornali e sui social. Solo che nessuno la racconta, anche perché spesso questa parte ha una voce tenue e un po’ rassegnata, e non strepita come quel ministro-premier ombra che, in epoche normali, starebbe a blaterare mezzo ubriaco in un bar padano, assecondato con commiserazione dagli astanti.

A questa parte io chiedo di non arrendersi. Di contarsi, studiare, organizzarsi, anche con quei migranti che sono esseri umani e storie, non numeri, e che già ora costituiscono la migliore avanguardia della lotta (penso ad esempio ad Aboubakar Soumahoro). A questa parte chiedo di parlare con gli italiani risentiti e boccheggianti, che rischiano di essere travolti dalla melma nera.

Ma chiedo anche di condannare senza appello fascisti, cripto-fascisti, razzisti, salviniani, elettori grillini che non prendono le distanze dal loro partito (partito, partito, altro che movimento!) e dal sostegno invertebrato e viscido che sta fornendo alla Lega. Di isolarli, smascherando le loro idiozie e contestandoli in ogni sede possibile, perché tornino a vergognarsi di professare pubblicamente i loro deliri.

Chiedo – e lo dico innanzitutto a me stesso – di scendere in piazza e di metterci i corpi, non solo gli status e i like, perché questi topi e il loro nuovo pifferaio si nutrono dei secondi e temono i primi. Come tutti i vigliacchi da branco, costoro comprendono solo il linguaggio del potere e dei rapporti di forza, dunque una reazione titubante o di indignazione meramente virtuale non farà che rafforzarli, persuaderli che è arrivato il momento buono per sfondare.

Chiedo, infine, di smetterla di pensare che in fondo non sia affar nostro, che possiamo ritirarci nel privato e nella famiglia, che il tempo è poco perché siamo già troppo oberati col lavoro, la quotidianità stressante, le relazioni precarie. L’individualismo apolitico è l’humus migliore di ogni regime, tutto il Novecento ce lo insegna. Dunque, da questo momento in poi – con il tiro al bersaglio (e ormai le pistole a piombini si stanno trasformando in armi da fuoco, come testimoniano i casi di stanotte a Pistoia e proprio a Napoli), le aggressioni apertamente razziste e squadriste, i morti a terra e in mare, ministri della Repubblica che propongono l’abrogazione della legge Mancino, da sempre un punto del programma di Forza Nuova – chi resta indifferente è complice ed egualmente colpevole.

Breve postilla di strategia politica.

Questo “fronte di resistenza civile”, a mio parere, dovrebbe essere aperto, apertissimo ai delusi del M5S e ai disgustati dal PD. Chiuso invece a tripla mandata per chi persevera diabolicamente nel definire un argine alla barbarie il modello Renzi-Minniti (approccio ultraliberista, Jobs Act, Legge Fornero, Buona Scuola, leggi sul decoro, sgomberi, respingimenti, accordi coi torturatori libici), continuando a non capire che ne è stato il miglior viatico. A costoro basterà indossare una maglietta rossa lava-coscienza (nulla contro l’iniziativa in sé, ovviamente) e farsi una passeggiatina con selfie autocelebrativo il 25 aprile (forse, se non piove), mentre Renzi canta l’apoteosi di Marchionne e i deputati Pd contribuiscono concretamente a regalare motovedette ai delinquenti libici.

[adrotate banner=”39″]

Berlino Schule tedesco a Berlino

SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK

[adrotate banner=”34″]