Cronaca disperata di una giovane famiglia italiana a Berlino a cui nessuno affitta casa

di M.Marrucchelli

La mia avventura Berlinese inizia due anni fa e fin da subito mi è più che chiaro quanto arduo sia trovare una stanza, figuriamoci una casa. Come molti miei coetanei scappo da una realtà provinciale (la provincia di Latina) e annichilente e con una buona dose di incoscienza. Arrivo da sola, con 500 euro in tasca e un appoggio momentaneo. Ho 27 anni. Saltello da poltrona a divano letto, da salotto a camere in subaffitto breve, da case di conoscenti a case di sconosciuti. Incontro un ragazzo dopo tre mesi dall’arrivo, mi piace, vado a vivere con lui, sempre in wg. Tra lavori saltuari e sottopagati, qualche serata a sfascio e fiacche prove di corsi di tedesco che non riesco a portare avanti per più di tre giorni consecutivi, scopro di essere incinta. Panico. Lo tengo? Non lo tengo? E’ di quasi tre mesi, vedo l’ecografia. Lo tengo. Corsa a regolarizzare tutto ciò che non sono riuscita a portare a termine. Quando dico al mio capo (italiano) di aspettare un bambino, dopo due settimane mi licenzia adducendo scuse idiote. Vorrei denunciarlo, ma miseramente, non trovo la forza. La barriera linguistica mi paralizza e mi terrorizza anche in questo caso. Il mio ragazzo ancora lavora, ma non in maniera stabile. Caos. Passano i mesi, in un modo o nell’altro ce la caviamo, lui cambia lavoro e ne trova uno decente, io cerco di sopravvivere alla gravidanza. Intanto troviamo un appartamento di un amico che parte per l’Erasmus. Starà via un po’, fino ad ottobre. Ci fa un regolare contratto di subaffitto e, finalmente tiriamo un sospiro di sollievo.

Intanto mi inizia a salire il terrore del parto, torno in Italia perchè qui non c’è verso di stipulare un’assicurazione per me che non lavoro e non studio all’università, neanche pagandola privatamente. Il mio ragazzo fa quello che può. Cerca di preparare il nido per il nostro ritorno. E’ fiducioso. Lo siamo entrambi. Infondo con una busta paga di 1400 euro in alcune città d’Italia i bilocali te li tirano dietro. Va alla prima agenzia che trova e gli dicono che con i soldi che prede può permettersi al massimo un appartamento da 450/480 euro. Buio di nuovo. Lui gira, il tempo passa e non si trova nulla. Intanto il bambino nasce ed io torno a casa. E le risposte sono sempre le medesime.

Serve una busta paga che sia tre volte l’affitto – comprensivo delle spese correnti – dell’appartamento (esclusa ovviamente elettricità e internet). Durante la ricerca in ben tre casi riusciamo a non incappare in frodi messe a punto da chi cerca di intercettare persone come noi, che hanno un po’ di soldi, ma a cui viene di fatto negata la possibilità di un affitto. Poi, tramite conoscenti, conosciamo il proprietario di una serie di immobili che si dice disponibile a darci qualcosa. Visitiamo alcune sue case. Non ci sono pavimenti, nè cucina. Sono vecchi appartamenti, Altbau, non ristrutturati: porte rotte, finestre mai state cambiate. L’ultima vista, due stanze, 60 mq, assi del pavimento sconnesse, zero arredo, neanche il fornello in cucina alla modica cifra di 800 euro comprensiva di una clausola che parla di un aumento dell’affitto di 50 euro l’anno. Nella disperazione totale chiedo a mia madre e mio padre di inviarmi qualche garanzia ed una delega scritta in tedesco e firmata. Per inciso lui è farmacista e lei impiegata al Monte dei Paschi di Siena. Presentiamo tutto alle diverse agenzie e le reazioni sono molteplici. Dal palese disprezzo, alla pena, alla solidarietà, alla velata derisione, alla comprensione. Resta il fatto che nessuno ci tiene in considerazione. Non c’è tempo, io vado a scuola la mattina e il mio ragazzo a lavoro il pomeriggio. Non possiamo permetterci una babysitter e non possiamo fisicamente contattare privati e stare dietro a delle case con 30, 40 pretendenti.

Scrivo un post sul forum di Italiani a Berlino spiegando la situazione e specificando che mi rassegno a fare richiesta al job center perché da questa trappola non riusciamo in nessun modo ad uscirne. Per me è una grossa sconfitta. Da sempre disprezzo chi, vantandosi a gran voce, dice di sfruttare lo Stato e di non voler lavorare. Di chi con sotterfugi più o meno legali, riusce a scroccare anche non avendone la reale necessità. Una ragazza, leggendo il mio post, mi contatta dicendomi che ad ottobre (fatalità), dovrà lasciare il suo appartamento e che potrebbe cedermelo. Non dovrebbero esserci problemi con il padrone di casa. Sono contenta, ma non riesco ad essere tranquilla. Non ci credo, troppi sogni, troppe delusioni. Troppe case sognate con quel sofà visto da Ikea o quell’armadio a due ante che mi piaceva tanto o quel soppalco in camera per risparmiare spazio. Siamo ancora ai primi di luglio, le cose potrebbero cambiare e io non oso sperare in bene….

© abbilder – Berlino – CC By SA 2.0

[adrotate banner=”39″]

Berlino Schule tedesco a Berlino

RIMANI AGGIORNATO SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK

[adrotate banner=”34″]