Goethe e quel Cupido, monello testardo!

L’amore che arriva quando meno te lo aspetti e che ti sconvolge. Con una poesia tanto leggera, quanto vera, Goethe parla di una passione che si fa fatica a controllare, ma di cui si ha anche paura, di un desiderio incontrollabile che a volte rischia anche di far fuggire via. Purtroppo non siamo riusciti a risalire al nome del traduttore/ice della versione italiana che vi riportiamo qui sotto

Johann Wolfgang Goethe, Cupido, monello testardo!

Cupido, monello testardo!

M’hai chiesto un riparo per poche ore,

e quanti giorni e notti sei rimasto!

Adesso il padrone in casa mia sei tu!

Sono scacciato dal mio ampio letto;

sto per terra, e di notte mi tormento;

il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,

brucia le scorte d’inverno

e arde me misero.

Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,

io cerco, e sono come cieco e smarrito.

Strepiti senza ritegno, e io temo che l’anima

fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.

 

Johann Wolfgang Goethe, Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!

Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!

Du batst mich um Quartier auf einige Stunden.

Wie viele Tag’ und Nächte bist du geblieben!

Und bist nun herrisch und Meister im Hause geworden!

Von meinem breiten Lager bin ich vertrieben;

Nun sitz ich an der Erde, Nächte gequälet;

Dein Mutwill schüret Flamm auf Flamme des Herdes,

Verbrennet den Vorrat des Winters

und senget mich Armen.

Du hast mir mein Geräte verstellt und verschoben;

Ich such und bin wie blind und irre geworden.

Du lärmst so ungeschickt; ich fürchte das Seelchen

Entflieht, um dir zu entfliehn, und räumet die Hütte.

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