Sinagoga, cocoparisienne, https://pixabay.com/it/photos/berlino-city-view-sinagoga-365536/, CC0.

Disoccupazione e sussidi: come cambierebbe la Germania se Schulz vincesse contro la Merkel

Il 24 settembre la Germania andrà alle urne per votare il nuovo Parlamento e, di conseguenza, il nuovo Cancelliere.

Al momento in Germania governa una coalizione tra l’Union (CDU e CSU assieme) di Angela Merkel e i socialdemocratici (SPD). I sondaggi danno un rinnovo dell’attuale status quo come una delle ipotesi più probabili. Sta a Martin Schulz, candidato SPD, scardinarne e fondamenta. Per farlo, al momento, ha annunciato che il suo programma di governo si baserà sull’addio al precariato e sul rafforzamento della “Mitbestimmung”, ovvero la cogestione aziendale.

Testa a testa

La corsa alla Cancelleria sembra essere una questione a due.  Secondo un sondaggio INSA del 19 aprile, l’Union sarebbe il primo “partito” del Paese con il 34%, seguita dalla SPD con il 30,5%. Dietro i principali partiti si trovano la Sinistra (die Linke) al 9%, i liberali della FDP (6,5%) e i Verdi (die Grünen) al 6%. Risalgono anche i populisti di estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD) che – nonostante le divisioni interne che hanno portato a passo indietro di Frauke Petry – sarebbero terzo partito del paese con il 10% dei consensi. Rallenta, quindi, il trend positivo dei socialdemocratici iniziato con la nomina a candidato Cancelliere proprio dell’ex-Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz. L”Effetto Schulz” – come era stato chiamato – ha permesso al partito di incrementare il proprio consenso rispetto al 2016, quando la SPD, fiaccata dagli anni al governo come partner di minoranza della CDU, era scesa sotto il 20%, ma non sembra concedergli lo sprint necessario per evitare la Grande Coalizione con i cristiano-democratici. Ci sono però ancora  mesi di campagna elettorale davanti.

Se Schulz e i socialdemocatici salissero al governo

Che salga al governo del Paese da primo partito o da minoranza, per il leader della SPD è fondamentale che durante la prossima legislatura la Germania dia il via ad un programma di riforme che aggredisca lo stato sociale ed il modello di sviluppo vigente. Si tratterebbe di un atto di profonda auto-critica alle riforme promulgate dall’ultimo governo socialdemocratico di Gerhard Schröder (note con il nome di Agenda 2010). Schulz vuole prolungare i termini della disoccupazione soprattutto se il lavoratore è in età avanzata. Non solo: si dovrebbero cancellare i contratti a tempo determinato. praticantati e Mini-Job rei, in quanto responsabili del diffuso precariato giovanile. Schulz vuole poi allargare la “Mitbestimmung”, ovvero il modello di cogestione dell’azienda fra imprenditori e lavoratori già applicato dalle principali industrie del Paese, a qualunque attività presente in Germania, anche di provenienza estera (e quindi Amazon). Il programma, bollato dai critici come “pura tattica elettorale” sarebbe possibile – come sottolinea la leader deii giovani della SPD, Johanna Uekermann – solo all’interno di “una coalizione Rosso-Rosso-Verde (SPD,Linke e Grünen)”, l’unica vera alternativa per un “reale cambiamento politico nel paese”.

Il problema dei numeri

Stante l’attuale sistema elettorale proporzionale con quota maggioritaria, progettato per un sistema a 2-3 partiti e non per l’attuale a sei, la strada verso questo traguardo rimane complessa. Qualora, infatti, le elezioni confermassero i dati degli ultimi sondaggi, un’eventuale coalizione Rosso-Rosso-Verde potrebbe contare al massimo su 292 seggi su 598 nel prossimo parlamento, troppo pochi per evitare il ritorno alla Grande Coalizione fra CDU e SPD, con Angela Merkel ancora cancelliere.

Nessuna alternativa per la CDU: “O Grande Coalizione o nulla”

Se la SPD può sperare – da qui a settembre – in una crescita del proprio partito in chiave di governo, la situazione diventa più complicata per la CDU. Per i cristiano-democratici non esiste alcuna alternativa plausibile alla “Grande Coalizione” con i socialdemocratici. Una tradizionale alleanza fra i cristiano-democratici ed i liberali della FDP garantirebbe solo 259 seggi in parlamento, che salirebbero a 304 se i Verdi – in quella che viene chiamata “Jamaika Koalition”, ovvero Nero-Giallo-Verde – decidessero di allearsi con il centro-destra: una maggioranza risicata – e troppo eterogenea – per supportare un eventuale quarto governo della “cancelliera eterna” Angela Merkel. Nonostante abbia garantito stabilità politica, nessuno dei due partiti principali vuole ritrovarsi – sarebbe terza volta in quattro tornate elettorali – di nuovo bloccato all’interno di una Grande Coalizione. La strada sembra però essere segnata con buona pace del programma di riforme di Martin Schulz e della sua sfida ad Angela Merkel.

Articolo pubblicato in precedenza su: il Caffè e l’Opinione

Photo  © Mettmann – Martin Schulz – cc 30.

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