Non solo Germania, la quinquennale d’arte documenta si sposta nel sud Europa. Ecco dove e quando.

La notizia è di certo una grande notizia. E non solo per il mondo dell’arte contemporanea, per curatori, galleristi e artisti. Ma perché ha una forte rilevanza politica, considerati i rapporti di potere all’interno dell’Unione Europea. Nel 2017, la prossima edizione di documenta, la quattordicesima della più importante quinquennale d’arte al mondo, quella che decide le sorti degli artisti, tracciando un bilancio delle produzioni internazionali che contano davvero, si terrà non solo nella storica sede di Kassel, nel cuore della produttiva Germania, ma anche ad Atene, l’improduttiva e pigra (agli occhi del governo tedesco che assegna i compiti) capitale della sventurata Grecia. Questa è la volontà espressa da Adam Szymczyk, direttore artistico di documenta 14, colui che il New York Times ha definito come una vera superstar tra i curatori d’arte (è attualmente direttore della Kunsthalle di Basilea).

Polacco, classe 1970, Szymczyk, durante la conferenza stampa tenutasi lo scorso 6 Ottobre a Kassel, ha dichiarato che la sua idea non sarebbe quella di fare di Atene una semplice sede satellite di documenta, seguendo un modello già applicato in passato: è qui la notizia, perchè il lavoro verrà suddiviso equamente tra le due città.

Infatti, a partire da documenta11, a cura del nigeriano Okwui Enwezor, alcune delle opere selezionate sono state dislocate al di fuori del territorio tedesco: nell’ultima edizione, curata da Carolyn Christov-Bakargiev, a Kabul, Alessandria e Il Cairo. documenta14 si configura dunque come una vera rivoluzione.

Atene è in questo momento una città segnata dalla crisi, ma (o forse proprio per questa ragione) è di sicuro un luogo fertile, in grado di generare nuovi stimoli, di offrire una visione radicalmente diversa rispetto ai modelli di sviluppo (a partire da quello economico, ma non solo) standard dell’Europa. Che sono essenzialmente quelli tedeschi. Trovare un modo per far dialogare due sistemi così diversi, e di farlo attraverso l’arte, è di certo un’idea destinata ad essere vincente. Nell’intervista rilasciata alla rivista greca Unfollow, Szymczyk ha dichiarato: “La distanza tra le due città creerà una condizione molto diversa per i visitatori della mostra: uno spostamento geografico e mentale, con conseguente sensazione di perdita o di nostalgia in grado di alterare la nostra percezione, uno spostamento che lavorerà contro l’idea di radicamento e contro quella idea diffusa , che una mostra deve avere una sola identità, luogo e tempo, come un corpo “capace”, governato da una mente “normale”. E che deve mantenere l’unità di azione, luogo e tempo. Il nostro obiettivo è di rendere la mostra tale che sia in grado di comprendere una moltitudine di voci in, tra e oltre due città: Kassel e Atene”.

documenta 14 ad Atene fa già politica e crea politica: così come, d’altronde, è sempre stato. La manifestazione nacque nel 1955, in una città che, come tante altre in Germania, fu praticamente rasa al suolo (l’80%); e fu un modo di ripartire, per ricostruire la propria identità sulle macerie, senza rimuoverle, senza scordare. E fu da subito un modo per rifilettere su arte e società, e per costruire alleanze transnazionali. Nel 2017 Atene potrebbe iniziare, proprio attraverso il dialogo con la temuta Germania, il medesimo percorso di rinascita e farlo attraverso quegli stessi strumenti e quella stessa ricchezza che un tempo la facevano risplendere nel Mediterraneo, tesori che ancora valgono e danno senso all’esistenza: arte, bellezza e storia.

Il titolo deciso per la nuova edizione? Naturalmente, Learning from Athens.