La gemella H.: Il senso di colpa tedesco del nazismo può arrivare all’Italia di oggi?

Vi capita mai di tornare sui vostri passi? Di lanciare il sasso con mano noncurante per poi stupirvi del vostro gesto? È quello che è capitato a noi, scrivendo la recensione di La gemella H., ultima fatica letteraria di Giorgio Falco.

Sarà che scrivere impone un momento di riflessione pre-durante-post. Sarà che ci piace pensare che i libri che spuntano come funghi dagli autunni dei nostri comodini s’impossessano in modo totalitario dei nostri pensieri, sino a mutarne il corso, sino a cambiarci le parole in bocca. Così, cercando di tirare le somme di un libro che parla di quanto al Passato si possano addizionare parentesi fittizie, oppure imporre rimozioni forzate, ogni mente è chiamata a fare i conti con se stessa.

È questa forse la grande forza del libro finalista del Premio Campiello 2014: il domandarsi quanto sia lecito chiedere il conto delle proprie azioni, anche quando in esse ritroviamo poca coscienza; è il filo terribilmente nero degli eventi che s’intreccia con le vicende personali della bavarese famiglia Hinner, che negli anni Trenta si guadagnava il pane scrivendo di propaganda nazista su un settimanale, mentre negli anni Cinquanta offriva ristoro sulla Riviera Romagnola ad un turismo tedesco in crescita.

Dove sta la colpa? Dove si colloca l’origine dei soldi necessari a ricominciare un’esistenza? Di quali domande possiamo fare a meno cercando di riallacciare il filo delle vite mentre prendiamo il sole in spiaggia? Se lo chiede Hilde, la gemella H, mentre scansa la domanda Helga, l’altra gemella H.

Torniamo sulle nostre parole e su quelle del libro, ritroviamo gli sguardi languidi del cane Blondi (stesso nome del fedele compagno di Hitler), il profumo delle mele nello strudel, le reticenze dei nazisti fuggiti a Merano. Troviamo così tutti gli elementi necessari ad un buon romanzo: pelle (una famiglia), anima (le domande negate) ed il ticchettio del tempo.

La gemella H. potrei essere io, fossi nata nel 1933 da un giornalista nazista; potreste essere voi; potremmo essere noi tutti, avvolti dall’unica forma di totalitarismo che in fondo ha conquistato il mondo dopo il crollo delle idee: il consumo. Forse un giorno capiterà anche a me di dover scegliere se pormi o meno l’interrogativo “ma io dov’ero? quanto sono stata corresponsabile?”. Forse quel giorno ripenserò all’anima candida di Hilde, alla forza di Helga e agli articoli di Hans Hinner. E voi?

Buona lettura.

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