«Gentrification, ossessione bio e passeggini: Prenzlauer Berg ormai è noioso»

«Ordinato, chic e noioso»: così definisce Prenzlauer Berg in un’intervista a Berliner Zeitung la famosa scrittrice Marion Brasch, nata e cresciuta proprio in questo quartiere.

E non è l’unica a pensarla così: già nel 2014 Tim Renner, ministro della cultura di Berlino, si lamentò in TV che in zona non ci fossero p artisti e locali notturni, aggiungendo che chi si trasferisce a Prenzlauer Berg vuole stare il p lontano possibile dal centro della città e dal suo fermento. E nel 2012 l’allora vicepresidente del Bundestag Wolfgang Thierse criticò in un’intervista a Berliner Morgenpost i neoberlinesi provenienti dalla Germania del sud, soprattutto dall’area intorno a Stoccarda, che si erano trasferiti in massa nel quartiere e lo avevano reso tranquillo (e un po’ smorto).

Molto ambiti e sinonimo di gentrificazione. I palazzi dell'inizio del Novecento a Prenzlauer Berg

Molto ambiti e sinonimo di gentrificazione: i palazzi di inizio Novecento a Prenzlauer Berg

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La vecchia Prenzlauer Berg, povera e ribelle

Durante la DDR, nei vecchi palazzi diroccati di inizio Novecento, vivevano a Prenzlauer Berg molti dissidenti e artisti. Gli standard di vita erano bassi, tanti appartamenti avevano il bagno esterno e venivano riscaldati con la stufa a carbone. Il sogno di tanti berlinesi dell’est era un appartamento nel Plattenbau di periferia, ma con acqua calda e riscaldamento centralizzato. Ma, dopo la caduta del Muro, Prenzlauer Berg divenne uno dei quartieri più dinamici e amati di Berlino. Nei primi anni novanta molti studenti e punk andarono a vivere nella zona tra Schönhauser Allee e Greifswalder Straße, attratti dagli affitti bassi e dalle case vuote, che vennero occupate anche da club e centri sociali. Verso la metà degli anni novanta sia il senato berlinese sia investitori privati iniziarono a ristrutturarle.

Il passato ribelle di Prenzlauer Berg: Una ex casa occupata su Kastanienallee, oggi centro sociale

Il passato ribelle di Prenzlauer Berg: Una ex casa occupata su Kastanienallee, oggi centro sociale

Il mito di Prenzlauer Berg öko

Nel frattempo quegli studenti si sposarono, misero su famiglia e rimasero nel quartiere. Col passare degli anni tante altre giovani famiglie imitarono il loro esempio e si trasferirono a Prenzlauer Berg per la vicinanza al centro, la presenza di numerose scuole, asili e parchi giochi e l’atmosfera che si andava facendo internazionale. Aprirono sempre p ristoranti, bar e supermercati, mentre molte discoteche abusive si videro costrette a chiudere perché disturbavano o non erano più in grado di sostenere le spese.

È qui che nasce il mito di Prenzlauer Berg come capitale dei genitori öko, vale a dire interessati a prodotti ecologici e bio, frequentatori di cafe e attenti alle mode. «Le donne a Prenzlauer Berg girano in bicicletta con un neonato nel marsupio», scrive Wladimir Kaminer, nel suo libro del 1999 Schönhauser Allee , in cui descrive in modo umoristico la vita di tutti giorni nel quartiere che ha scelto come casa da vent’anni. Altri notano che ci sono sempre p bambini, e sempre meno locali alternativi. Nel 2010 chiude ad esempio il Knaack, storico club a Greifswalder Straße, per querele con i vicini. Nel 2012 tocca al Klub der Republik a Pappelallee, che chiude le porte per sempre dopo varie denunce per schiamazzi.

La rivolta dei berlinesi doc

Già da una decina d’anni il Prenzlauer-Berg-bashing, ovvero il parlare male di Prenzlauer Berg, è diventato di moda. Al centro dei discorsi c’è sempre la nostalgia degli anni della DDR e dei primi anni novanta, delle feste clandestine nelle cantine, della semplicità della gente e dell’atmosfera creativa che si respirava. I nuovi abitanti, così almeno dicono i critici, sono invece apparentemente artisti, ma in realtà conformisti e liberi professionisti schiavi delle mode e di un feroce individualismo. Per definirli sono stati coniati neologismi come Latte-Macchiato-Mütter, le madri che spingono i loro figli nel passeggino all’ultimo grido tra un cafe e l’altro, o Bionade-Bohème, come la limonata biologica molto amata nel quartiere.

Nel 2011 la giornalista Anja Maier pubblica Mi lasci passare, sono una mamma, in cui critica proprio questi genitori sui quarant’anni, individualisti e arroganti, che secondo lei hanno occupato Prenzlauer Berg. Il libro diventa un best seller. Nello stesso anno il cantante Rainald Grebe scrive la canzone Prenzlauer Berg, il cui ritornello dice «dal cielo piovono giocattoli di legno» e la gente sembra «tutta uguale, in un modo o nell’altro individualisti».

Solo piccolo-borghese e bio?

Jens-Holger Kirchner, consigliere comunale dei Verdi, non concorda sul fatto che Prenzlauer Berg sia diventata noiosa e sostiene che il cuore di Berlino batta invece proprio a Schönhauser Allee. In effetti, nonostante il quartiere sia cambiato, la vita notturna ancora non manca. Dalla Kulturbrauerei, che ospita la discoteca SODA, al club gotico Duncker nell’omonima Dunckerstraße, al Cowboyclub Bassy al confine con Mitte, chi vuole ballare ha l’imbarazzo della scelta. Lo scorso mese Ballhaus Ost, il piccolo teatro alternativo nella Danziger Straße, ha festeggiato il decimo anniversario. E tra Kastanienallee, Stargarder Straße e Marienburger Straße, non mancano i bar per tutti i gusti, da quello pieno di fumo dove guardare la Champions League al cocktail bar. Verrebbe da dire che il divertimento non manca.

Da ricordare di una famosa barzelletta che gira da anni nel quartiere: «Come riconosci uno di Prenzlauer Berg? Dal fatto che parla male degli altri abitanti di Prenzlauer Berg».

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