Germania, i giudici decidono di non procedere contro Böhmermann, il comico anti-Erdoğan

Martedì 5 ottobre 2016 i magistrati tedeschi hanno deciso di non procedere contro Jan Böhmermann, il comico accusato di lesa maestà dopo aver recitato una poesia oscena sul presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Solo cinque giorni dopo, il presidente turco ha deciso di presentare un ricorso, che però è stato nuovamente respinto.

La vicenda. Jan Böhmermann è un autore satirico di 35 anni molto famoso in Germania sia per i numerosi riconoscimenti professionali che per le altrettante numerose polemiche. Il 31 marzo scorso, durante una diretta del programma Neo Magazine Royale sul canale ZDF Böhmermann recitava  una “poesia oltraggiosa”, definendo il presidente turco, tra le altre cose, come un uomo «i cui hobby sono reprimere le minoranze, prendere a calci i curdi, bastonare i cristiani, e guardare filmati pedopornografici». Il risultato? Erdoğan pretendeva e otteneva dalla Merkel un procedimento penale nei suoi confronti. Il giorno successivo all’episodio, la direzione della ZDF censurava il materiale nella sua mediateca e sui canali YuoTube, mentre il ministero degli esteri avviava le indagini. Due settimane fa i magistrati archiviano il caso e, solo cinque giorni dopo, il presidente turco decide di presentare un ricorso. Ricorso che è stato respinto dai magistrati, affermando che il poema andava contestualizzato. Si è confermata così la sentenza del 5 ottobre. Erdoğan ha ora, come ultima possibilità, quella di sottoporre il caso alla Corte di Cassazione della della Renania- Palatinato.

La sottile linea tra satira e vilipendio. Perché Böhmermann ha deciso di compiere un gesto simile, rischiando la carriera? Qualche giorno prima della puntata incriminata, l’ambasciatore tedesco a Istanbul aveva dovuto assumersi delle responsabilità per un altro pezzo satirico che offendeva il presidente: un video intitolato Erdowie, Erdowo, Erdoğan. La società civile tedesca aveva quindi già denunciato l’atteggiamento del governo turco, giudicandolo poco tollerante alla satira e rivendicando la libertà di espressione. In risposta a questo episodio, Böhmermann aveva deciso di dare pan per focaccia, andando intenzionalmente oltre la satira. La sua provocazione era stata volontaria: il titolo stesso della poesia era Schmähkritik, che in italiano significa “vilipendio” e in Germania è  reato. Mentre leggeva la sua poesia, Böhmermann sottolineava a più riprese che ciò che stava leggendo non era  lecito, proprio per marcare la differenza con la satira autentica, comunque osteggiata dal presidente turco. L’autore satirico aveva insomma deciso deliberatamente di oltrepassare il confine tra satira e vilipendio, l’una protetta costituzionalmente come libertà di pensiero e l’altro punibile per la legislazione tedesca.

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Il processo. Angela Merkel si è trovata nella scomoda posizione di decidere se autorizzare o meno il processo: per il codice penale tedesco, infatti, la condizione decisiva per applicare il reato di “lesa maestà” è che il Bundesregierung dia il suo benestare. La Cancelliera non ha potuto far altro che constatare che si è trattato di insulti deliberati e ha quindi deciso -tra le polemiche- di approvare il processo. Le autorità tedesche hanno però ora archiviato il caso contro il comico televisivo. Secondo quanto dichiarato dal Procuratore Generale il 14 ottobre, il poema di Böhmermann doveva essere contestualizzato, e non aveva il fine di insultare davvero il Presidente. Dal canto suo, Erdoğan ha anche intentato una denuncia penale contro il presentatore televisivo. Il processo si svolgerà ad Amburgo nel mese di novembre e il tribunale di Amburgo ha già vietato a Böhmermann di recitare pubblicamente i passaggi del suo poema.

L’opinione pubblica. Secondo un sondaggio di YouGov del 12 aprile, la maggioranza dei tedeschi ha appoggiato Böhmermann. Il 48% degli intervistati ha sostenuto che la poesia non fosse inappropriata, il 29% invece l’ha considerata esagerata. Una grande maggioranza (66%) si è opposto alla censura del poema sul sito ZDF. Solo il 15% ha supportato l’indagine penale, mentre il 77% si è detto contrario.

Turchia e Germania. Il legame tra Germania e Turchia ha origini antiche, risalenti ai tempi dell’impero ottomano e tedesco. I buoni rapporti fra i due Paesi sono durati a lungo, al punto da rendere la Germania una seconda patria per moltissimi turchi. All’inizio del 2016 l’Unione Europea ha stipulato un trattato con la Turchia, che è entrato in vigore il 20 marzo. Il testo prevede che i migranti sbarcati in Grecia senza ottenere il visto per rifugiati debbano essere rimandati in Turchia. In cambio, quest’ultima ottiene 6 miliardi di euro in tre anni, la libera circolazione dei suoi cittadini all’interno dell’UE e la riapertura delle trattative per il loro ingresso in Europa. Il rapporto tra i due Paesi, tuttavia, si è raffreddato dopo che lo scorso giugno il Parlamento tedesco ha definito “genocidio” la strage degli armeni compiuta dai turchi ottomani un secolo fa. Anche l’episodio Böhmermann ha contribuito a rendere tesi i rapporti tra Germania e Turchia. La tensione è salita ulteriormente quando, dopo il fallito golpe di luglio in Turchia, la Corte costituzionale tedesca ha impedito a Erdogan di parlare alla diaspora turco-tedesca in collegamento satellitare. In quell’occasione, il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdağ ha scritto su Twitter che, la decisione tedesca «è un provvedimento scorretto e illegittimo, una vergogna per la democrazia e la giustizia». La Germania, dal canto suo, ha invece condannato la repressione di Ankara dopo il fallito golpe. Le buone relazioni tra Ankara e Berlino sono, dunque, in pericolo. Non resta che aspettare gli sviluppi nel mese di novembre, per vedere come si scioglieranno i nodi di questa intricata vicenda.

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