Germania, la Merkel autorizza il processo a Böhmermann, il comico anti-Erdogan

Venerdì scorso Angela Merkel ha autorizzato il processo contro il comico e conduttore televisivo Jan Böhmermann per lesa maestà nei confronti del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Böhmermann aveva recitato una poesia oltraggiosa nei riguardi di Erdogan durante la puntata del 31 marzo della sua trasmissione satirica, Neo Magazin Royale. Perché la denuncia di Erdogan facesse il suo corso, era necessario l’ok preliminare del governo tedesco. La vicenda ha attirato l’attenzione dei media internazionali, anche quelli italiani, che fino ad allora avevano coperto poco il caso, ritenendolo un problema strettamente tedesco, per poi titolare che la Merkel si è piegata al diktat turco. Le cose, in realtà, non sono andate esattamente così, se si vanno ad analizzare i fatti. Ma in questa vicenda esistono almeno quattro piani diversi: giuridico, politico, mediatico, artistico.

Cosa prevede la legge tedesca. Al paragrafo 103 del codice penale tedesco, che prevede il reato di oltraggio a un capo di Stato straniero – anche detto “paragrafo della lesa maestà” o “paragrafo dello Scià”, ricorse numerose volte nel corso degli anni ’60 lo Scià di Persia. È un relitto dell’ordinamento guglielmino del 1871, che poco ha a che vedere con le democrazie contemporanee, e molto con i delicati rapporti diplomatici e di etichetta dell’Europa dell’epoca. La Merkel ha dichiarato che il suddetto paragrafo sarà stralciato nel corso della legislatura corrente, perché ormai obsoleto. Questo significa che Böhmermann potrà essere processato e, in caso, condannato, ma presto la fattispecie penale smetterà di esistere.

Il controverso avvocato di Erdogan. La scelta dell’avvocato di Erdogan non pare destinata a procurargli le simpatie di cui non ha mai goduto. Michael-Hubertus von Sprenger, l’avvocato prescelto, ha difeso nella sua carriera, nell’ordine: il direttore del magazine della destra populista Compact, l’attivista di estrema sinistra Jutta Dithfurt dalle accuse di antisemitismo, il negazionista David Irving e l’associazione islamista Milli Görüs: un curriculum già di tutto rispetto che culmina ora nel suo cliente più importante. Von Sprenger dichiara di voler dimostrare che quella di Böhmermann non è satira.

Böhmermann non voleva fare satira, ma metasatira. C’è ancora un punto irrisolto in questi prodromi dell’iter processuale: quello che l’avvocato di Erdogan e una certa stampa paiono non aver capito, è che non si tratta di dimostrare che quella di Böhmermann non era satira: è lo stesso Böhmermann a dichiararlo, ad affermare che la poesia da lui recitata è volutamente un esempio di oltraggio, per tracciare la linea di demarcazione con la vera satira. Sarà interessante vedere come gli avvocati si districheranno col concetto di metasatira. Böhmermann, peraltro, oltre all’accusa di oltraggio a capo di Stato, dovrà affrontare anche il procedimento privato, sempre intentato da Erdogan. Poiché non si può negare che Böhmermann abbia pronunciato quelle parole offensive, una condanna appare probabile ma, considerando anche la risonanza del procedimento pubblico, è difficile che i tribunali tedeschi puntino a una condanna esemplare. Böhmermann potrebbe anche cavarsela con il pagamento di una pena pecuniaria.

Il capolavoro tattico della Merkel. Se Erdogan mirava a ottenere dal governo tedesco una pressione sul tribunale in modo da ottenere una condanna esemplare per Böhmermann, le sue speranze sono andate deluse: il discorso della Merkel è stato in effetti una lezione di democrazia e un capolavoro politico. La cancelliera dichiara che in uno Stato democratico, che in quanto tale si regge sulla separazione dei poteri, non spetta al governo ma al potere giudiziario dirimere la controversia in atto. E aggiunge che questi sono i prerequisiti richiesti a un moderno Stato repubblicano nel consesso delle democrazie europee, insieme alla difesa della libertà di opinione e di stampa. Non è neanche troppo implicito il messaggio alla Turchia di Erdogan, la quale ha riaperto, grazie al patto sull’emergenza rifugiati, la pratica per l’ammissione nell’Unione Europea: la Germania applica regole democratiche e così le potrà esigere anche dai suoi partner. Se Erdogan mirava a una prova di forza in cui dimostrava di poter piegare le leggi europee al suo potere, questa pretesa è stata assolutamente rispedita al mittente.

I dubbi dell’opinione pubblica tedesca. Se su un piano strettamente politico si può parlare di una quadratura del cerchio della Merkel, il piano mediatico non è affatto risolto: non solo la stampa estera, ma buona parte dell’opinione pubblica tedesca avrebbero voluto dal governo uno scatto di orgoglio. D’altro canto è un bene che la maggioranza dell’opinione pubblica diffidi di una pur apparentemente brillante mediazione politica: solo un grado elevato di attenzione impedirà che nel tempo prevalgano scelte opportunistiche. Ma certamente il velo di ipocrisia è stato squarciato: oggi tutti in Germania sono consapevoli di cosa voglia dire e quali costi umanitari e diplomatici abbia l’accordo tra UE e Turchia.

Il post di Böhmermann su Facebook. E siccome il piano artistico è quello che non si può, in ultima analisi, portare in un’aula di tribunale, rimane da chiederci quale partita abbia giocato fin qui Jan Böhmermann, che dalla sua pagina Facebook rilascia la sua unica dichiarazione:

Jan

Screenshot © Jan Böhmermann – Facebook

«Cari fan di Neo Magazin Royale

In questi tre anni io e il mio team ci siamo dati il compito di fare satira sui principali temi della politica, della cultura e del gossip. Nelle ultime due settimane siamo riusciti a giocare insieme su tutti e tre questi livelli. Per questo ho deciso di prendere una piccola pausa dalla televisione, per dare modo alla all’opinione pubblica e alla rete di tornare a concentrarsi sulle cose che contano davvero, come la crisi dei rifugiati, i video dei gattini, o la vita sentimentale di Sophia Thomalla (un’attrice tedesca, n.d.a.). […] Dal Saarland alla Sassonia mi giunge solidarietà per la trasmissione da parte della stragrande maggioranza di coloro che non sono il Presidente Erdogan, e di ciò vi voglio ringraziare di tutto cuore. Ciò però mi mette anche in una difficile situazione: se anche Beatrix von Storch (politica di Alternative für Deutschland, n.d.a.) lotta per il diritto di satira, a chi potrò ancora rivolgere i miei scherzi? […] Perciò ho deciso che lascerò il paese per andare a farmi chiarire il concetto di libertà di stampa ed espressione artistica in Nordcorea, prima di andare in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, per ritrovare finalmente me stesso.

Il vostro Jan»

I risultati della satira di Böhmermann. L’emittente televisiva chiede a Böhmermann di fermarsi? Lui lascia l’emittente. Trovare dalla sua parte personaggi del bel mondo che urlano a favore della libertà di satira senza rischiare niente o, peggio ancora, membri di partiti di estrema destra, non pare in nessun modo essere il suo obiettivo. Il gioco rischia di esplodere nelle sue mani, e allora Böhmermann interrompe il gioco. I giullari, nelle corti, dicevano ciò che né i congiunti né i più fidi consiglieri potevano permettersi di proferire. Se la Merkel è una statista e fa il suo lavoro, e lo fa anche bene, Böhmermann è il giullare che si è permesso di sfottere il suo convitato perché la regina non faccia accordi con lui. Böhmermann ha finora ottenuto di far stralciare dall’ordinamento tedesco un provvedimento oboleto, in base al quale, probabilmente, sarà l’ultimo processato in Germania. Ha completamente sollevato il coperchio sulle conseguenze e i rischi insiti nell’accordo con la Turchia, e ha richiamato la Germania all’ordine su quelli che sono i sui principi fondanti. È già tantissimo, ma possiamo solo dirci felici che non gli basti.

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Foto di copertina © ichbindeinvater