Guten Morgen, Deutschland! Il tg del 3 ottobre 1990 che annuncia l’Unità tedesca

La mattina del 3 ottobre 1990 le televisioni annunciarono l’Unità tedesca

Il serioso conduttore della Erstes Deutsches Fernsehen non si scompone più di tanto, ma il 3 ottobre 1990 è per la Germania un giorno solenne. Il Muro è caduto da dieci mesi, il gelo della Guerra Fredda è ormai alle spalle, e i tedeschi dell’Ovest e dell’Est possono finalmente ufficializzare la loro Wiedervereinigung, la loro riunificazione, che poi in realtà è un’annessione, da parte della BRD, dei territori dell’ormai defunta DDR.

Le dichiarazioni dei politici sull’Unità tedesca

Il Presidente Federale Richard von Weizsäcker, coi Berliner Philarmoniker alle sue spalle, sottolinea il carattere non violento della rivoluzione appena compiuta, mentre Helmut Kohl, lo storico Cancelliere dell’Unità, parla di una Germania desiderosa di mettersi al servizio della pace e della costruzione del progetto europeo.

Le reazioni di gioia dei cittadini dell’ormai ex Germani dell’Est

In una Berlino autunnale insolitamente radiosa, centinaia di migliaia di cittadini celebrano il Giorno dell’Unità, tra concerti, spettacoli teatrali, fuochi di mezzanotte al Reichstag. Il cartello di un manifestante, stravolgendo genialmente il celebre motto del Manifesto di Marx ed Engels, recita Kapitalisten aller Länder, vereinigt euch! (Capitalisti di tutti i Paesi, unitevi!). Non c’è altro da aggiungere, per decretare il fallimento del sogno comunista nella Repubblica Democratica Tedesca.

Si festeggia ovviamente anche a Lipsia e nelle altre città dell’Est, dove il grigiore dei vestiti e i baffoni anni ’70 confermano ulteriormente come qui, il libero mercato, non sia mai arrivato. La forbice salariale coi cugini dell’Ovest è enorme, e colmare il gap di opportunità economiche e sociali tra le due Germanie sarà una delle sfide più grandi per la Repubblica Federale, ancora oggi non del tutto vinta. Ma la gioia per la suturazione di una ferita durata trent’anni e per l’abbattimento di una cortina opprimente, quella, la si respira identica ovunque.

Pensare al futuro

Sono passati molti anni da quelle immagini di giubilo. Tante cose sono cambiate in una Germania che, nel frattempo, è diventata la locomotiva d’Europa. Ma la nazione tedesca si trova sempre a fare i conti con la ruota della storia, sospesa tra un passato che, a volte, stenta ancora a elaborare e un futuro che, con la complessità dei suoi interrogativi economici, politici e morali, le richiede una leadership percepita spesso come un gravoso fardello.

Col pensiero rivolto a questi interrogativi e a queste sfide, due anni fa l’allora Presidente Federale Joachim Gauck, durante il suo discorso per il Tag der deutschen Einheit, aveva affermato che tutti, che provengano dalla Turingia o dalla Siria, dall’Assia o dalla Turchia, possono essere tedeschi, purché facciano propri i valori di democrazia, pluralismo e rifiuto dell’antisemitismo che animano la costituzione del Paese. Un messaggio di inclusione e solidarietà, che, proprio nella continuità tra passato e futuro, non traccia confini strumentali tra gli uomini e ricorda come, appena un quarto di secolo fa, non serviva andare lontano per trovare miseria, famiglie lacerate, profughi in fuga. Bastava soltanto volgere lo sguardo un po’ più in là, dall’altra parte del Muro.

Foto di copertina: Berlin, deutsche Vereinigung, vor dem Reichstag © Peer Grimm, Bundesarchiv – CC BY-SA 3.0