Introspezione e ricerca di sé: a Berlino la mostra dell’artista italiana Petra Fantozzi

A Berlino una mostra indaga il concetto di “Abseits” (in disparte). Tra gli artisti coinvolti anche l’italiana Petra Fantozzi.

Che cosa significa sentirsi “Abseits” (in disparte)? A interrogarsi su questo argomento è la mostra finale del Seminario di Grit Schwerdtfeger della Ostkreuzschule für Fotografie, una delle più rinomate scuole di fotografia di Berlino. Tra i nomi degli artisti che esporranno i loro lavori (Jaane Christensen, Sonja Deppisch, Eva Grillhösl, Ria Henning-Lohmann, Olaf Janko, Christopher Parschat, Hagen Seyring, und Stefan Weger) si legge quello di un’italiana, l’artista residente a Berlino Petra Fantozzi.

Il corso di Grit Schwerdtfeger e la mostra Abseits

«Il corso di Grit si concentra sullo sviluppo del linguaggio fotografico e raffina lo stile. Lo scopo del seminario è quello di aiutare il fotografo a presentare lavori coerenti e forti, sia dal punto di vista stilistico che fotografico» ci racconta Petra. «Nel mio caso la fotografia è stata il passo fisiologico dopo i lavori precedenti che invece esulavano dal contesto fotografico. Ho sentito il desiderio di tornare a questo mezzo per raccontare aspetti intimi e sottili della mia personalità, che difficilmente sarei riuscita ad esprimere altrimenti. Dietro al concetto di Abseits riconosco un sentimento pari all’alienazione, sentirsi estranei sia territorialmente che all’interno del proprio corpo, come una trottola che gira all’infinito, senza mai essere felice del posto che si occupa, quasi in continua ricerca di accettazione verso se stessi. Le foto di questo progetto rappresentano per me tappe di coscienza, frammenti bidimensionali che diventano specchi di se stessi. Ognuna di esse ritrae un lato inconscio della mia personalità.»

Foto © Petra Fantozzi

Foto © Petra Fantozzi

Il lavoro di Petra Fantozzi

«Da diversi anni la mia ricerca personale e artistica si rivolge verso l’interno piuttosto che verso l’esterno. Tutto ha avuto inizio con la domanda dov’è casa?, che mi assilla da quando ero bambina, essendo figlia di due culture (italiana e ungherese) e vivendo a Berlino ormai da quasi 17 anni. È un bel dilemma, quando si portano con sé i segni di un´immigrazione di prima e di seconda generazione. Per rispondere a questa domanda, nel 2011 ho iniziato a interrogarmi sull’identità e sulle radici. Attraverso un duro lavoro introspettivo, un’analisi genealogica approfondita e uno studio sugli influssi sociali del periodo storico di riferimento, si è innescato in me un processo che amo chiamare di “sfogliamento”. La prima opera testimone di questo processo è stata Létező falak. Existing walls, che parla di mura reali e fittizie presenti nella nostra vita. Nella performance mi strappo dal corpo il cocoon generazionale e sociale che mi imprigiona fino a liberarmene completamente. Il secondo lavoro Tillandsia non è altro che l´installazione del cocoon della performance con al centro una piantina di Tillandsia. Questa pianta è provvista di radici aeree che le permettono di vivere senza terra, adattandosi ad attingere il nutrimento necessario dall’ambiente che la circonda. Ho scelto questa pianta proprio perché rappresenta per me la metafora della mobilità internazionale che tanti di noi al momento vivono. Questo lavoro ha finalmente risposto alla mia domanda; casa è dove ci si sente bene con se stessi e questo luogo/non luogo è dentro di noi. La serie fotografica Quando la Luna mi chiamò Figlia, che presenterò per la prima volta nella mostra Abseits, rappresenta la riappacificazione con se stessi, l’accettazione della propria parte femminile, la consapevolezza dell’influenza delle fasi lunari sulla vita della donna e la celebrazione del ritrovato equilibrio interno fra maschile e femminile.»

Abseits

Mostra fotografica

Dal 24 marzo al 3 aprile

Presso Aff Galerie – Kochhannstrasse 14, 10249 Berlino

Orari di apertura:

25 e 26 marzo dalle 10 alle 1
30 e 31 marzo dalle 17 alle 21
1 e 2 aprile dalle 10 alle 18

Vernissage

24 marzo alle 19

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Foto © Petra Fantozzi