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La bellezza della Svizzera Sassone, un paradiso naturale a due ore da Berlino

Il fotografo italiano Fabio Nigro racconta con parole e immagini il suo weekend nella Svizzera Sassone, un «paradiso naturale per climbers ed escursionisti».

«L’idea di passare un weekend nella Svizzera Sassone è nata dalla mia passione per la natura, che condivido con la mia compagna, e dalla voglia di esplorare nuovi scenari, diversi da quelli del Brandenburgo, che non mi entusiasmano più. Se da un lato la miriade di laghi e corsi d’acqua rende la regione attorno a Berlino unica nel suo genere, dall’altro la monotonia del paesaggio alla lunga stanca…».

Fuga dalla città

Decisi ad esplorare nuovi scenari, Fabio e la sua compagna sono partiti in direzione sud a 200 km da Berlino, nei pressi di Dresda. «Da un po’ di tempo stavamo puntando la Sächsische Schweiz, l’unica zona con qualche rilievo che non fosse troppo lontana da Berlino. Qui si trovano delle incredibili guglie di arenaria (Sandstein in tedesco), una roccia sedimentaria che si forma grazie all’accumulo di detriti portati dai fiumi, che nel corso di milioni di anni si compattano. La tettonica fa il resto, sollevando questi ammassi fino a 600m di altezza. A rendere il paesaggio ancora più incredibile c’è l’Elba, che scorre tra le foreste e le pareti rocciose».

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Bastei Brucke

«Anche se è possibile raggiungere la Sächsische Schweiz in treno, decidiamo di partire con la macchina e prendiamo l’autostrada. Il viaggio dura circa due ore. Appena arrivati, intorno all’ora di pranzo, non perdiamo tempo e andiamo subito in esplorazione, diretti alla volta di Bastei. Si tratta di una formazione rocciosa alta 194 metri, a picco sul fiume Elba. Da una riva all’altra si estende il fiore all’occhiello del parco: il Bastei Brucke. Costruito a cavallo tra XVIII e XIX secolo, questa opera monumentale è il simbolo del parco, incantando negli anni migliaia di turisti e tantissimi pittori, come Caspar Friedric. Esiste un sentiero speciale, il Malerweg, che permette di vedere con i propri occhi le prospettive sul massiccio prescelte dai grandi maestri nei loro dipinti».

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«Il sito è facilmente accessibile. Ci sono molti parcheggi per l’auto, mentre chi preferisce l’autobus viene lasciato a 10 minuti a piedi dal ponte. Pagando 2€ si accede ad un’area archeologica recintata, con un percorso aereo sospeso sulle guglie da cui si ha una panoramica incredibile dell’Elba solcato dai battelli. Lì si possono ammirare i resti di una antica fortificazione medievale mentre i falchi pellegrini svolazzano sopra la testa degli esploratori».

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Königstein

«Abbiamo deciso quindi di dirigerci verso la fortezza della Königstein, che si erge su queste colline di arenaria. È arroccata in una posizione strategicamente vantaggiosa, tanto che all’epoca era considerata una delle roccaforti più imprendibili d’Europa. Quando riusciamo a raggiungere la fortezza sono le 19 passate e il sito è chiuso. Ci accontentiamo di un giro intorno alle mura. Raggiungere la rocca è possibile anche in macchina, i parcheggi non mancano, ma ci sono anche bus che fermano nelle vicinanze e addirittura la Deutsche Bahn che arriva alla piccola stazione di Königstein paese».

 

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Un ostello particolare

«Per la notte siamo alloggiati al Burg  Hohnstein, in un ostello molto particolare nella piccola cittadina di Hohnstein. È un edificio storico nato come fortezza di un signore locale, poi sede della Hitler Jugend e prigione per soldati polacchi e francesi, trasformato infine in ostello al termine della Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo prenotato una doppia per 48€, colazione inclusa. Una ragazza molto simpatica ci accoglie alla reception e ci porge le chiavi della nostra “cella”. La stanza è piccola e pulita, con la finestra che dà sul paese, in basso, oltre le mura. Quando ci svegliamo la mattina successiva il cortile è affollato da una decina di biker sulle loro moto. La colazione è tedesca, tutto salato. Ci facciamo dei panini per il pranzo e decidiamo di andare all’ufficio del parco principale che si trova a Bad Schandau – altro posto facilmente raggiungibile con i mezzi – per procurarci le cartine dei sentieri. Chi non ha la macchina può prendere uno dei tram che portano nei principali punti di partenza dei percorsi. Organizzazione teutonica!»

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Affensteine

«La nostra meta di oggi sono le Affensteine, le “Rocce delle Scimmie”». Il nome deriva da una antica leggenda. Si narra che un nobiluomo, imprigionato da un signorotto locale in un covo arroccato in cima a una di queste formazioni, fosse riuscito a fuggire grazie all’aiuto della sua scimmia ammaestrata, che gli aveva procurato la fune con cui si era calato a terra. «Il luogo è stupendo, con magnifici boschi di pini e faggi attraversati da torrenti. Purtroppo non abbiamo l’attrezzatura da scalata, quindi prendiamo il sentiero ferrato, più basso. Dopo un paio d’ore arriviamo a una strettoia senza protezioni, a picco sul burrone, che conduce alla Ida Grotte. Il tutto ha richiesto quattro ore e otto chilometri, a 400m di dislivello, ma è soltanto uno dei sentieri praticabili. Sulla cartina ne sono segnati molti altri, che si differenziano per lunghezza e difficoltà. Torniamo a Berlino felici e soddisfatti».

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Fotografie: © Fabio Nigro