campo di prigionia

La storia del campo di prigionia della Seconda guerra mondiale solo per artisti

Nel cuore della Provenza si cela uno degli edifici più lugubri e tristi della storia francese, il campo di prigionia noto come Camp des Milles, il luogo di internamento riservato agli artisti dissidenti

Camp des Milles: è questo il nome dell’ex fabbrica di tegole, divenuta campo di prigionia nella Seconda Guerra Mondiale. Era un luogo destinato agli artisti dissidenti in fuga dal Terzo Reich, speranzosi di trovare un rifugio nel sud della Francia, paese che troppo presto cadde sotto la presa militare di Hitler e che, nella zona meridionale, instaurò un governo collaborazionista, la tristemente nota Repubblica di Vichy. Fu così che in Provenza, nella cittadina di Aix-en-Provence, la fabbrica di tegole venne invece adibita a campo di prigionia, uno dei più vergognosi e terribili di tutto il territorio francese. Quando fu aperto, nel 1939, al suo interno vennero imprigionati artisti e celebri menti provenienti dalla Germania e dall’Austria. Molti degli intellettuali rinchiusi al Camp des Milles erano in cerca di una via di fuga e, nei primissimi tempi di apertura del campo di prigionia, grazie alla compiacenza dei militari francesi, i più fortunati riuscirono ad arrivare a Marsiglia e a imbarcarsi su una delle tante navi dirette verso gli Stati Uniti. Per tanti altri, invece, il destino fu ben più misero.

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I primi anni del campo di prigionia

Il campo fu aperto per ospitare i cosiddetti soggetti nemici, artisti e intellettuali tedeschi, tra i quali molti di loro in fuga verso il sud della Francia. Il pittore dadaista Max Ernst, il fotografo surrealista Hans Bellmer, i pittori Ferdinand Springer, Eric Isenburger e Robert Liebknecht, quest’ultimo figlio del rivoluzionario Karl Liebknecht, il compositore Gus Ehrlich, l’intellettuale Franz Meyer, il pittore, fotografo e grafico Wols, sono solo alcuni dei nomi delle menti eccelse dell’Europa degli anni ’30 che vennero rinchiusi nel campo di Aix-en-Provence. Grazie alla maggiore flessibilità e tolleranza dei soldati francesi rispetto ai più inflessibili tedeschi, la loro creatività ebbe diversi canali di sfogo anche all’interno di Camp des Milles. Fu nell’arte che tutti loro trovarono il modo di resistere all’orrore di vivere in condizioni disumane, senza acqua e cibo sufficienti a sopravvivere e senza un letto su cui riposare, alla mercé di insetti, roditori e altri animali infestanti. Quelle stesse mura che li tenevano imprigionati divennero la liberazione per il loro spirito costretto dall’internamento. Le pareti funsero da tele su cui imprimere numerosi iscrizioni e disegni, molti dei quali, fortunatamente, ancor oggi conservati e ben visibili. Oltre 400 opere vennero prodotte in quei luoghi angusti, come riscatto alla libertà negata ingiustamente, opere che affermavano la dignità in qualità di esseri umani. Fu una resistenza silenziosa, dettata dall’arte. Gli internati riuscirono a ricavare un teatrino in un forno per le tegole in disuso, dove le rappresentazioni venivano eseguite al lume di candela in questa improvvisata sala per spettacoli che venne chiamata Die Katakombe. Le esibizioni erano sulla falsariga dell’omonimo e famoso cabaret di Berlino, chiuso nel 1935 dai nazisti, ma molto attivo a cavallo tra gli anni 20’ e gli anni 30’, grazie anche alla diffusione della musica jazz nella Repubblica di Weimar. Queste libertà, purtroppo, durarono ben poco. Nel 1940, il sogno di raggiungere l’America dal porto di Marsiglia divenne semplicemente irrealizzabile. Con l’instaurazione della Repubblica di Vichy, nel campo di prigionia vennero deportati gli “indesiderabili”, persone invise al governo nazista, come comunisti, dissidenti politici e anche i primi ebrei catturati in Francia. Lo stesso treno destinato a portare gli artisti al campo fu invece usato per un ben più triste scopo: gli internati venivano trasportati al terribile campo di Drancy, nella periferia di Parigi, e da lì fino al campo di sterminio di Auschwitz. Col passare del tempo, il numero delle persone, ebrei soprattutto, rinchiuse a Camp des Milles aumentò esponenzialmente, rendendo le condizioni di vita sempre peggiori. Circa 10.000 donne, uomini e bambini liberi, vennero ingiustamente imprigionati in Provenza e, fra questi, oltre 2.000 di loro vennero mandati ad Auschwitz. Tutto grazie alla compiacenza dei collaborazionisti, che ebbero nel politico Pierre Laval un invidiabile esponente: senza che fosse richiesto dai nazisti, Laval decise di includere anche i bambini al di sotto dei 16 anni nelle deportazioni verso il mortale campo di sterminio della Polonia meridionale. Camp des Milles venne chiuso nel 1942, quando fu mutato in una fabbrica di munizioni.

La memoria di Camp des Milles

Nonostante il campo di prigionia di Aix-en-Provence fosse ben noto, Sébastien Grall gli dedicò un film nel 1995, Les Milles, c’è voluto tempo per riconoscere l’importanza ricoperta dall’area e dare il doveroso ricordo ai tanti che vi sono stati imprigionati. In certi casi la memoria è necessaria, ma per gli orrori provocati dall’antisemitismo e dalla persecuzione a opera dei nazisti è un obbligo, morale in primis; ebbene, per Camp des Milles questo pensiero ha infatti dovuto combattere per affermarsi. Sono stati necessari decenni di lotta da parte dei sopravvissuti al campo di prigionia della Provenza e di diversi attivisti per veder riconosciuta l’importanza storica del luogo. Solo dal 10 settembre 2010 lo stato francese ha riconosciuto la vecchia fabbrica di tegole come luogo della memoria.

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